Nel lontano 1968, in piena contestazione sociale e politica a livello mondiale contro gli apparati di potere dominanti e le loro ideologie, a Lione un gruppo di studenti universitari italiani arrivati in Francia per dar manforte ai colleghi d’Oltralpe, ebbe la fortuna di incontrare Jacques-Yves Cousteau, il primo difensore della vita degli oceani. In quella fortunata occasione Cousteau invitò i giovani “contestatori” italiani ad aggiungere alle loro proteste contro gli allora governi ritenuti troppo autoritari, la difesa del Mar Mediterraneo che, secondo lo studioso, correva il rischio di trasformarsi in un mare morto a causa degli scarichi inquinanti e dell’eccessiva pesca.
Il nostro auspicio è che quest’oggi in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano il tutto non si riduca alla solita ”passerella mediatica” di personalità della politica, della cultura e del cinema internazionale che intervistate dai vari network diranno le solite cose: che il mare va difeso, che non si può più inquinare, che la plastica non va gettata nei fiumi che poi finisce per creare isole galleggianti. Ma oltre ai buoni propositi e alle belle parole di concreto cosa si sta facendo?
Il quadro che ne esce è decisamente desolante! Per limitarci ad entrare nella questione basti constatare come ancora si chiudono gli occhi davanti a criminali dell’umanità che rilasciano in mare reti lunghe fino a 70 Km, tali da uccidere ogni forma di vita e non solo! Dobbiamo accettare che ancora in molte aree del pianeta si consente l’uso di reti a strascico che estirpano dai fondali marini alghe e piante acquatiche, le stesse che poi ci forniscono l’ossigeno per respirare. Si potrebbe continuare nel descrivere i crimini che l’uomo commette nei confronti dell’ambiente e in questo caso degli oceani, ma ci fermiamo a denunciare una nazione definita super civile come il Giappone che ha ripreso la caccia alle balene
Nel 1978, Jacques Cousteau e la sua èquipe proposero per la prima volta a livello internazionale la Carta dei diritti delle generazioni future: un documento che precorreva i tempi e che l’UNESCO lo approvò solo più tardi nel 1991, raccogliendo adesioni in più di 100 Paesi.
Vorremmo che in questa Giornata Mondiale dell’Oceano 2021 venga ricordato il documento di Cousteau che, purtroppo molti paladini dell’ecologismo globale neppure conoscono e che invece potrebbe essere ancora attuale e messo in pratica . Per questo una copia della CARTA DEI DIRITTI DELLE GENERAZIONI FUTURE di Cousteau è stato simbolicamente donato ad un gruppo di studenti questa mattina dal Friuli Venezia Giulia, a Roma sino a Pantelleria dalle nostre associazioni, Accademia Kronos ed Ecoitaliasolidale che tanto si stanno battendo per difendere la “Casa comune”, il pianeta e quindi gli Oceani ed il mare.
E’ quanto dichiara in una nota il Prof. Ennio La Malfa, fondatore dell’Accademia Kronos e Piergiorgio Benvenuti, Presidente del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale.
CARTA DEI DIRITTI DELLE GENERAZIONI FUTURE
Le generazioni future hanno diritto ad una Terra indenne e incontaminata; esse hanno il diritto di godere della Terra che è il supporto della Storia dell’Umanità, della cultura e dei legami sociali che assicurano l’appartenenza alla grande famiglia umana di ogni generazione e di ogni individuo.
Ogni generazione, nel condividere in parte l’eredità della Terra, ha il dovere di amministrarla per le generazioni future, di impedire danni irreversibili alla vita sulla Terra nonché alla libertà ed alla dignità umana.
E’ pertanto responsabilità essenziale di ogni generazione, allo scopo di proteggere i diritti delle generazioni future, attuare una sorveglianza costante ed attenta sulle conseguenze del processo tecnico che potrebbe nuocere alla vita sulla Terra, agli equilibri naturali e all’evoluzione dell’umanità.
Tutte le misure adeguate, ivi compresa l’educazione, la ricerca e la legislazione, saranno prese in tutti i settori per garantire tali diritti ed accertare che essi non vengano sacrificati ad imperativi di vantaggi o convenienze immediate.
I governi, le organizzazioni non governative ed i singoli abitanti della terra sono chiamati a mettere in opera detti principi, dando prova in immaginazione come se fossero presenti quelle generazioni future i cui diritti vogliamo definire e difendere.