Wabisabiculture, il centro di Arte Zen e Cultura Giapponese inaugura il primo paesaggio roccioso giapponese in Italia, un unicum anche a livello europeo. Un progetto che conclude un percorso iniziato già 20 anni fa e che rappresenta un importante arricchimento nell’esperienza culturale Giapponese. All’inaugurazione del Karesansui hanno partecipato il Sindaco Giuliano Ciabocco del Comune di San Ginesio, Mirco Carloni, Vicepresidente della Regione Marche, Leo Achilli dell’Ambasciata del Giappone di San Marino, l’artista e filosofo americano Leonard Koren e Kaoru Kobayashi (Sensei) che ha chiuso l’evento con una performance live proprio sull’arte della cerimonia del Tè.
Leonard Koren, artista americano e scrittore noto per il suo libro sull’estetica Wabi Sabi e sui giardini giapponesi, che ha ispirato con i suoi lavori la progettazione del centro Wabisabiculture ha raccontato: “Ho visitato numerosi giardini giapponesi e nel vedere questo Karensansui ho riconosciuto subito un tratto originale e distintivo, specialmente nel modo in cui la natura non controllata si intreccia ai monoliti e all’astrazione del giardino. Tutto il Centro ha diversi aspetti Wabi Sabi, specie nel modo in cui si incontrano la tradizione italiana e quella giapponese”.
Giuliano Ciabocco, Sindaco di San Ginesio, entusiasta del progetto ha detto: “Abbiamo accompagnato Wabisabi in tutte le fasi dalla sua nascita e crescita, una sfida nel voler realizzare un angolo di Giappone nelle Marche. L’unicità ed eccezionalità del luogo rappresenta un valore aggiunto non solo per San Ginesio. E’ qualcosa di eccezionale, un’eccellenza a livello italiano ed europeo. L’integrazione tra territorio e cultura giapponese la si può vedere anche dall’evento che facciamo tutti gli anni con la Festa della Pace, che è arrivata alla sua dodicesima edizione. Un esempio di continuità e dialogo con le attività che si svolgono da Wabisabi e si spostano nel centro di San Ginesio e al pubblico”.
“Tenevo molto ad essere presente per dare supporto a questo progetto così innovativo. C’è davvero bisogno di spiritualità in questa società così effimera”, afferma Mirco Carloni, Vicepresidente della Regione Marche. “Questo progetto è una bellissima iniziativa, che corona molti anni di lavoro, passione e competenza. Iniziative come queste sono molto importanti per far conoscere ancora di più tanti aspetti della cultura giapponese, che è la nostra missione, ma danno anche un valore aggiunto alla comunità di San Ginesio tramite questa struttura che rappresenta un volano per tutta l’economia della zona”, aggiunge Leo Achilli rappresentante dell’Ambasciata del Giappone in San Marino
Ricky A. Swaczy e Serenella Giorgetti, fondatori di Wabisabiculture e progettisti del Karesansui hanno commentano: “Questo progetto esprime anche il ponte interculturale e la connessione tra Giappone e Tibet, un concetto relativo alla meditazione e alla pace perché Kalachakra esprime la ruota del tempo legata alla pace. Questo giardino ha ben tre livelli di lettura. Il primo è il paesaggio roccioso giapponese meditativo, il secondo si riferisce al tantra di Kalachakra e al suo universo e infine rappresenta anche il mandala della sua mente. Anche la scelta dei materiali è frutto di lunghi studi e viaggi. Abbiamo visto che i giardini giapponesi erano fatti di granito e quindi abbiamo selezionato il granito di Montorfano, bianco e nero che rappresenta lo yin e yang. E invece i monoliti scelti sono di serpentino, una pietra che allontana le negatività, avvicina le energie positive e aiuta la concentrazione meditativa e la cura. Quindi l’esperienza di meditazione davanti al giardino significa entrare in una fase di meditazione, concentrazione e cura profonda”.
Il processo creativo nella realizzazione del primo karesansui in Italia con la rappresentazione simbolica del Cosmo di Kalachakra (Ruota del Tempo) complesso sistema meditativo del Buddhismo Vajrayana che rappresenta il Monte Meru con Kalagni, Luna, Sole, Rahu quale asse centrale dell’Universo e i quattro continenti: Videha a Est, Jambudvipa a Sud, Godanya a Ovest e Kuru a Nord e il Mandala di Kalachakra [giapponese: Jirinkongou Uchū]. Jirinkongou Uchū nasce da un lungo percorso di studio del Vajrayana e della cultura Giapponese, del Sakuteiki lo storico manuale dei giardini rocciosi e da una attenta e approfondita osservazione degli storici giardini Zen come il Daitoku-ji di Kyoto luogo prediletto dal Grande Maestro della Cerimonia del Tè Sen no Rikyū. La storia dei Karesansui Giapponesi narra di varie evoluzioni nella struttura simbolica del “Giardino roccioso nel Recinto” anticamente erano i monaci che progettavano le complesse simbologie insite nella disposizione delle Pietre. Il “Mandala emergente” Jirinkongou Uchū presenta profonde connotazioni filosofiche, cosmologiche e spirituali esoteriche ed è stato consacrato secondo i riti del Vajrayana predisponendo la terra ad accogliere il “manto” di ghiaia, l’elemento spazio oceano cosmico che è rappresentato dalla graniglia di granito bianco di Montorfano con puntini neri simbolo dello Yin e Yang. Gli imponenti monoliti, che emergono dal cosmo, sono in preziositi dalla pietra Serpentino della dorsale Alpina dalle sfumature grigio-verde e dalle proprietà olistiche di armonia e pacificazione.
Concepito seguendo la filosofia estetica e armonica del Wabi-Sabi, combinato tra la bio architettura rurale Italiana Marchigiana in pietra e mattoni con quella Giapponese lignea con ampie travature e materiali naturali come i tatami di Kyoto. Wabisabiculture è stato inagurato nel 2010 dopo circa dieci anni di restauro conservativo per creare una struttura a impatto zero e rispettosa dell’ambiente. Oggi attira e ospita circa 1200 visitatori all’anno, tra cui molti architetti, designer, artisti, musicisti, poeti, filosofi e giornalisti nonché amanti del Giappone tradizionale e delle Arti Meditative favorendo e promuovendo la Cultura e il Turismo Giapponese con un ponte ideale Italia-Giappone, il Centro è stato recensito anche da importanti network Giapponesi come TokyoTv e Asahi Tv che hanno inviato le loro troupe direttamente a Wabisabiculture.
di Marcello Strano