Stefano Fassina (liberi e uguali) oggi, 12 luglio, ha raggiunto le mamme che si sono riunite sotto la Prefettura di Roma. Un politico che interviene sempre quando c’è un fenomeno rilevante, spesso lo abbiamo visto essere al fianco di coloro che chiedono il rispetto dei diritti umani e civili durante le manifestazioni.
Anche oggi l’onorevole Stefano Fassina è intervenuto trattandosi di un incontro che “Madri in rivolta” hanno chiesto al Prefetto.
Le sue dichiarazioni prima dell’incontro con il Viceprefetto
“Sono qua per dare innanzitutto solidarietà a un gruppo di madri coraggiose che si sta battendo innanzitutto per il benessere dei propri figli e delle proprie figlie, che sono stati a loro strappati via in base a una teoria che è sempre più discutibile e addirittura sconfessata da sentenze della Corte di Cassazione.
Sono molto preoccupato perché i casi di bambini e bambine che vengono portate nelle case famiglia e sottratte alle mamme di fronte a padri violenti, sono sempre più numerosi e, quindi, c’è qualcosa che non va.
Forse anche noi come legislatori dobbiamo capire se è necessario migliorare la legge, se c’è bisogno di una sensibilizzazione della parte della magistratura che si occupa direttamente di queste vicende perché i casi sono davvero troppo numerosi e la sofferenza che infliggono innanzitutto ai bambini è inaccettabile.
Anche le modalità del prelievo coatto dei bambini è devastante per l’impatto che hanno sui ragazzi, ragazze, sulle bambine, sui bambini. E la soluzione della casa-famiglia ahimé, non è una soluzione.
Quindi voglio sostenere con tutta la determinazione che posso il movimento delle madri e poi come legislatore e capire i margini di intervento che abbiamo”.
Una quindicina di mamme con storie che hanno sempre lo stesso copione, mamme che hanno detto basta a subire violenze e soprusi, soprattutto nei confronti dei loro figli.
Il comunicato di madri in rivolta in occasione dell’incontro di oggi 12 luglio
Incontro presso la Prefettura di Roma – 12 luglio 2021 Madriinrivolta
La rete di “Madriinrivolta” creatasi spontaneamente in tutta Italia negli ultimi due anni, ha indetto dal 5 al 17 luglio presidi in tutta Italia davanti alle prefetture di diverse città, per prendere parola sulla violenza istituzionale contro madri e bambine/i.
Nella giornata di oggi, 12 luglio, il presidio di madri e attiviste riunitosi in rappresentanza di collettivi ed associazioni che hanno aderito all’iniziativa lanciata dal comitato organizzatore Maternamente, Comitato Madri Unite, Collettivo Donne In-Curanti, MovimentiAMOci Vicenza, Collettivo femminista radicale Luna Rossa, ha incontrato il viceprefetto per esporre la grande preoccupazione in merito ai gravi episodi di vessazione di madri e bambini, con casi estremi di collocamento in casa famiglia, a cui si sta assistendo in tutta Italia.
Le motivazioni di tali episodi, di cui sono state raccolte centinaia di testimonianze e di cui 1500 fascicoli giudiziari sono al vaglio della “Commissione Femminicidio”, sono da ricondursi alla applicazione “tout-court” della legge n. 54 del 2006, la cosiddetta “legge sulla bigenitorialità”.
Nell’incontro con il viceprefetto si è evidenziato che tale legge, corretta nella sostanza ma non nella sua applicazione, viene sempre prioritariamente applicata anche in presenza di gravi episodi di violenza domestica e violenza assistita, in spregio alla coerenza e all’applicazione di altre due importantissime leggi: la legge che ratifica l’applicazione della Convenzione di Istanbul (77/2013) e la legge che ratifica la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (176/1991).
Nella moltitudine dei casi su Roma, dove si stima che le separazioni giudiziali siano ogni anno oltre 20.000, l’iter giudiziario prevede quasi in maniera standard la disposizione di una CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) da parte del giudice che nomina il perito: le CTU costano dai 3.000 ai 4.000 euro e in assenza di un meccanismo che determini uno scorrimento automatico della lista dei periti, le nomine sono fatte a discrezione del giudice.
I nominativi degli incarichi affidati non sono dati pubblici e non si hanno informazioni su quante CTU vengono assegnate allo stesso perito in un anno. Inoltre, chi svolge il ruolo di CTU può viceversa anche ricoprire il ruolo di CTP (Consulente Tecnico di Parte), con compensi che vanno dai 3.000 ai 10.000 euro per singolo caso.
Con il viceprefetto abbiamo discusso di come, in molte delle perizie, il CTU “diagnostica” la fantomatica sindrome della “PAS” o “Alienazione Parentale” o madre malevola, o madre ostativa, decretando così le motivazioni che nel peggiore dei casi potranno anche portare il bambino ad essere collocato in casa famiglia e nel migliore dei casi collocarlo dal padre in via esclusiva o prevalente.
Abbiamo ricordato come questa “sindrome” in tutte le forme in cui la si voglia chiamare, altro non è che una teoria ascientifica inventata da un apologeta della pedofilia morto suicida, Richard Gardner. Abbiamo raccontato al viceprefetto di come la legge sulla bigenitorialità e la alienazione parentale vengono utilizzate da uomini abusanti come arma di vendetta su donne e bambini, che non vengono aiutati dalle istituzioni che anzi rivittimizzano le donne già vittime di violenza domestica.
Il macigno della bigenitorialità “deviata” si abbatte come una mannaia sulla autodeterminazione di donne e bambini, come dimostrano le tante storie raccolte: un caso simbolo è quello di Laura Massaro e di suo figlio, condannati da oltre otto anni a procedimenti giudiziari infiniti che, malgrado le relazioni positive dei servizi sociali territoriali nei confronti della madre, hanno decretato l’allontanamento del bambino undicenne dalla sua famiglia di origine per collocarlo in una casa famiglia. Sotto richiesta del padre.
Come cittadine italiane abbiamo fermamente chiesto che il Prefetto di Roma, in presenza di seri problemi di salute del bambino, in presenza di una sentenza di Corte d’Appello che rigetta l’allontanamento, e in presenza di sentenze di Cassazione che definiscono l’alienazione parentale una teoria nazista, intervenga a favore del supremo interesse del minore e quindi con la sospensione dell’esecuzione di un decreto (il terzo in un mese!) che metterebbe in serio pericolo di vita e di incolumità un bambino undicenne che ha dichiarato di voler vivere con la madre.
Il viceprefetto ha raccolto, con grande disponibilità e comprensione, tutte le nostre istanze e ci ha promesso che avrebbe relazionato urgentemente al Prefetto quanto discusso nell’incontro, mostrando peraltro l’intenzione di aprire un tavolo di lavoro territoriale con la rete di collettivi e associazioni di madri, per poter accogliere e discutere ulteriori istanze e problematiche.
Vogliamo che la legge sulla bigenitorialità venga modificata subito, vogliamo il rispetto e la reale applicazione della Convenzione di Istanbul, vogliamo il rispetto della Convenzione sui diritti del fanciullo, vogliamo criteri oggettivi nel ricorso alle CTU, vogliamo trasparenza nei procedimenti giudiziari e nell’assegnazione delle CTU, vogliamo il rispetto della nostra libertà ed autodeterminazione di donne, cittadine e madri, vogliamo reale protezione nei casi di abuso domestico.
Collettivo Madriinrivolta Roma, Maternamente, Comitato Madri Unite, Collettivo Donne In-Curanti, MovimentiAMOci Vicenza, Collettivo femminista radicale Luna Rossa.”
Annamaria Carrese di “Madri in rivolta” ci racconta il motivo per cui hanno deciso di riunirsi, le loro iniziative e dell’incontro avvenuto con il Viceprefetto
di Giada Giunti