di Giuseppe Rigotti
a rincorrere le suppletive nel collegio della Toscana dipoi imbullonare poltrona in Parlamento; -la notizia- è da cacciavite, ha logica mirata per correggere biograficamente una stortura inevitabile: sbandare
dal ruolo di “segretario azzeccagarbugli” e incidere nell’ elettorato dimostrando come prova del nove (di esserci), e di avere ancora controllo tanto da ritrovarcelo come “doppio iceberg” in termini di strategia politica e credibilità Istituzionale. Una menzione speciale per il Pd che cerca il suo gladiatore di turno
a Siena.
Questa volta il segretario piddino avrà occasione di smarcarsi dal ruolo di prestanome nazionale per rafforzare il brand di una sinistra chiamata a stagnare in riserva per bassi sondaggi. Così l’ accademico parigino non perde polso nè occasione per cercare un piccolo altarino di visibilità, e con una lizza vuota di nomi avanza indisturbato (ma con quale autentico carisma?)
Esplode la questione con l’ annuncite, con la tattica
di mettere in piedi un cavallo di Troia per potere indirizzare
gli elettori. Dunque il Pd mette l’ uomo in scena e lo costringe a fare da sponda affidando la sola presentabilità per grandezza di curriculum. Intanto anche il M5s potrebbe intervenire nell’ appoggio per raggiungere il fortino in aula: non esiste una genetica sfavillante tra le due forze, per cui è probabile che continueranno a tenersi “le stampelle” a vicenda.
Il segretario finto manovratore si descrive come “mina vagante”, ma per (tutti) è un -comodato d’ uso- dimostrando di infischiarsene della base, disciplinando se stesso a scranno inamovibile con gli stessi occhi di Ieri.
Dubito che gli elettori di Siena si lascino sedurre dalla trappola poiché come il bello addormentato
-egli- giace indisturbatamente nelle braccia dei dem liquidatori: vietato avere (rancori) se a farla da padrone sui candidati sono le elitarie nomenclature delle correnti.
Redazione