È il piatto tipico della cucina hawaiana, il suo nome significa ”a pezzetti” e ha ormai spopolato a livello mondiale.
Ma perché piace così tanto e a quanto ammonta attualmente il mercato delle pokerie in Italia?
A fare il punto sulla pokè-mania è il report “Il mercato del pokè in Italia” realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor leader in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e PMI.
Partito dall’America -con il raggiungimento di 1811 punti ristoro negli USA nel 2018- anche in Italia il successo del piatto hawaiano è evidente: arrivato nell’ottobre del 2017, quando I love Pokè ha aperto il suo primo store a Milano, si è espanso nel 2018 con Ami Pokè, first mover a Roma e primo Hawaiian Bar in Italia.
In termini di valore di mercato, nel 2020 il settore dei pokè bar ha raggiunto un volume d’affari di $1,74 miliardi e si stima che possa arrivare a $2,9 miliardi nel 2024, crescendo ad un CAGR del 14%.
“Il successo del pokè nel mondo può essere spiegato da diversi fattori…
sottolinea Andrea Casati, Vice President di Cross Border Growth Capital. A partire da una maggiore attenzione alla provenienza e al valore nutrizionale degli ingredienti da parte dei consumatori: nel 2020/2021 oltre il 50% dei consumatori a livello globale ha dichiarato di essere più consapevole delle proprie scelte alimentari rispetto al 2010 e questo si è riflesso anche nella scelta di piatti e ingredienti salutari, come il pokè, a scapito del junk food”.
Nel 2021 sono più che triplicati nel mondo gli ordini contenenti opzioni salutari (dati Deliveroo), mentre nel 2020 la European Food Agency ha dichiarato che il pokè occupa la nona posizione sui top 30 cibi ordinati.
A questo si aggiunge il carattere fortemente personalizzabile del pokè e il suo essere un prodotto esteticamente piacevole, “instagrammabile” e quindi ampiamente presente nelle foto degli user sui social media.
“Soprattutto, essendo un piatto pratico, consumabile da freddo, componibile e compatibile con il trasporto, è perfettamente funzionale al delivery, trend in forte aumento negli ultimi anni e, in particolare, durante la pandemia da Covid-19: solo la piattaforma Deliveroo ha registrato un aumento di transazione gestite del 130% anno su anno, raddoppiando il numero di clienti attivi a 7,1 milioni nell’aprile del 2021”, conclude Andrea Casati.
Il caso romano
A Roma, Ami Pokè – una delle catene più presenti nella capitale –detiene il 18% del market share ed è presente con 6 store posizionati in zone strategiche ad alto flusso pedonale. La catena prevede di espandersi in zone limitrofe e su tutto il territorio nazionale nei prossimi anni per aumentare la propria presenza nel mercato.
La restante parte del mercato vede le pokerie indipendenti contare per più del 70% del mercato mentre Poke House e pokeria by Nima detengono rispettivamente il 9% e il 3%.
Il report completo “Il mercato del pokè in Italia” di Cross Border Growth Capital, con indicate tutte le fonti e le analisi nel dettaglio, è disponibile a questo link.
Francesca Ruggiero