Dopo Venezia, Firenze, Pisa, Reggio Emilia, Roma, Napoli e Parma è la volta di Bologna (oggi 15 luglio) e Palermo (20 luglio)
Qui il nostro appello al/la Prefetto/a, al Presidente del Consiglio dei Ministri on. Draghi, alle Onorevoli Ministre Lamorgese, Cartabia e Bonetti, agli Onorevoli Ministri Speranza e Orlando
Come donne e cittadine di questo Stato prendiamo parola sul dibattito in corso sulla cosiddetta violenza istituzionale contro madri e bambine/i, avendo in diversi anni di osservazione e riflessione analizzato tutti i risvolti e le dinamiche di questo grave fenomeno, tornato al centro delle cronache con, tra gli altri, il caso Laura Massaro e quello dei fratellini di Cuneo e nell’ultima settimana con ben due sottrazioni violente dei bambini di Pisa ed Assisi.
Attualmente la politica individua nella Sindrome di alienazione parentale (Pas) e nella disapplicazione della Convenzione di Istanbul le principali cause dei gravissimi provvedimenti contro il legame tra i bambini e le loro madri considerando, quindi, che questo fenomeno sia limitato ai casi in cui bambini e donne siano vittime di violenza domestica, abusi o maltrattamenti come specificato nel documento in 7 punti in occasione della scorsa manifestazione del 17 giugno scorso a Roma a Montecitorio “Sui bambini non si PASsa”.
Consideriamo questa lettura inefficace, incapace di rendere ragione di tutto un fenomeno che non si riduce solo all’ambito giuridico dei tribunali civili e per i minorenni e tantomeno alle situazioni di violenza e maltrattamenti familiari conclamati.
La legge 54 del 2006 crea situazioni di vera e propria vessazione anche nelle separazioni cosiddette consensuali laddove i padri interpretano il “diritto” potestativo come una feroce arma di controllo e minaccia, con omissione di atti dovuti, controllando le più semplici libertà di movimento di madri e figli con relativa minaccia di fare ricorso ai servizi e/o al tribunale.
Noi individuiamo infatti nella legge 54 del 2006, in particolare nel primo comma del primo articolo, riguardante la bigenitorialità e l’affido condiviso, la causa della reintroduzione e legittimazione del principio patriarcale della Patria Potestà, cioè del potere potestativo genitoriale, rendendo un diritto (o maggiore interesse astratto e a priori) l’accesso a quelle che sono le relazioni naturali dei bambini con i genitori e le famiglie di origine e per antonomasia libere, ma che paradossalmente viene perseguito anche contro la loro volontà attraverso l’uso della forza pubblica.
In tutta Europa e in tutti i paesi più sviluppati si è diffuso in questi anni lo stesso fenomeno della sottrazione violenta dei bambini alle loro madri accusate di ostacolare appunto la “bigenitorialità”, frutto di una mal interpretata parità che cancella la specificità della differenza femminile e del legame materno, presumendo la spartizione di un “onere” genitoriale e rendendo equivalenti le figure materna e paterna.
Citiamo qui solo gli aspetti più critici della legge 54 articolo primo, primo comma:
– Ipotizza la trasferibilità dell’idea della parità tra i sessi alla responsabilità genitoriale senza chiarire quali sono gli elementi che identificano la genitorialità in contesti segnati da differenze;
– Stabilisce in astratto e a priori che la bigenitorialità rappresenti “il maggior interesse del minore” offrendo un appiglio per la squalifica di qualunque parola e volontà resa dai minori in sede di ascolto;
– Introduce il principio di “condivisione” della prole che in concreto si traduce in diritto potestativo “sui” bambini;
– Cancella i diritti soggettivi dei bambini in ordine ai loro bisogni di crescita, alla continuità dei legami e dei contesti di vita, alla specificità del legame materno;
– Ipotizza che l’affido condiviso si possa attuare con una spartizione materiale e prestazionale della responsabilità genitoriale.
Lungi dall’aver raggiunto il suo scopo, l’idea di richiamare il maschile ad una astratta responsabilità paritaria ha quindi mostrato piuttosto la misura dell’arretratezza culturale di questo nostro paese e rivelato i reali obiettivi del potere maschile. La legge 54, insomma, non ha rappresentato la natura del conflitto patriarcale tra uomo e donna, ha utilizzato il paradigma della parità per imporre responsabilità condivise partendo dalla sola ipotesi teorica della possibilità della condivisione dei carichi in un contesto di relazioni e condizioni differenti, ha decostruito di ogni fondamento la reale struttura dei rapporti uomo donna. Ne consegue la totale indefinizione dello stesso concetto di bigenitorialità per cui la legge si rivela uno strumento inefficace per i bisogni di sicurezza dei bambini. La persecuzione istituzionale che mira a “conciliare” genitori secondo un astratto modello ideale di “famiglia separata” è diventata una gravissima e inaccettabile ingerenza nella vita privata delle cittadine e dei bambini, una manipolazione e, questa sì, alienazione di vissuti, volontà e libertà fondamentali, arrivando perfino a multare le donne che cercano di difendersi.
Prendiamo quindi le distanze da chi intende sorvolare su queste considerazioni individuando solo nella Pas e nella disapplicazione della Convenzione di Istanbul i motivi dei gravi provvedimenti presi dai tribunali del nostro paese contro i bambini e le loro madri. La Pas è lo strumento con il quale la giustizia trasferisce nell’ambito della sfera psichica la valutazione di quei comportamenti che andrebbero valutati per le oggettive vessazioni a cui madri e figli sono stati sottoposti.
CHIEDIAMO
- Che cessino immediatamente i prelevamenti forzati dei bambini e le deportazioni presso case famiglia o presso persone (perlopiù padri) verso cui i bambini esprimono paura, disprezzo o semplicemente desiderano frequentare con altre modalità. Queste azioni sono degne solo di una dittatura sudamericana e vanno contro qualunque principio costituzionale di diritto alla salute e alla dignità personale, contro ogni convenzione e legge internazionale per la tutela e protezione dell’infanzia.
In particolare alla Ministra dell’Interno, responsabile della sicurezza dei cittadini e del rispetto dei diritti umani come competenza specifica del suo Dicastero, chiediamo di attivarsi con urgenza per verificare la legittimità delle procedure dei prelevamenti che quasi quotidianamente vengono messi in atto, senza neppure verificare quali rischi sussistano per la salute dei minori, in evidente conflitto con la loro manifesta volontà ed il loro diritto ad un ambiente sicuro, salubre ed affettivamente ricco, senza neppure in molti casi il conforto minimo del parere e dell’assistenza di figure mediche specializzate. Le chiediamo che intervenga a chiarire quali sono i limiti costituzionali e di mandato professionale dell’operato delle FF.OO. in prelevamenti forzati che implicano anche l’abbattimento delle porte di ingresso di proprietà private, in assenza di accertati rischi per la vita e la salute dei minori prelevati ma anzi mettendo attivamente a rischio quella sicurezza e quella salute.
- Che rientrino presso le madri tutti i bambini che sono stati sottratti contro la loro volontà ed in nome di una non riscontrabile sindrome o comportamento “alienante” e tutti i suoi derivati, per i motivi ben definiti dall’ultima, ma non unica, sentenza della Corte di Cassazione n. 13217/2021.
- Che venga abrogato il primo comma dell’art. 1 della legge 54 del 2006.
#Madriinrivolta
Su iniziativa di:
Collettivo Donne InCuranti, MaternaMente, MovimentiAMOci Vicenzaa, Comitato Madri Unite, con il supporto di Chegender