di Giuseppe Rigotti
“Conte e Grillo” in un solo sacco per partorire un nuovo statuto: tolti i primi difetti (entrambi) si sono cercati sulla riscossa di volere portare in -auge-
il movimento. “Grillo” spettinato istrione si accorge di avere bisogno dell’ avvocato
in pectore e di non consumare lo stesso (Conte) a semplice “affabulatore funzionario”,
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anime oblique. Evidente che sia avvenuto un ricalcolo ponderabile.
Non dimentichiamoci dell’ articolo (12 del movimento) già palpabile ed inserito nero su bianco nell’ atto costitutivo: “Il garante è custode dell’ imparzialità e dell’ azione politica”; ciò per dire che -Grillo può ragionarci su- (prendendo un po’ di qua e un po’ di là) senza affogare la sua creatura. Intanto gli avvoltoi piddini non ci stanno al nuovo mondo e così si industriano volendo contemplare i fatti.
L’ origine del consenso è fondamentale per vincere, confermatosi leader l’ ex premier utilizza la sua arma migliore (la dialettica moderata) portandosi avanti nell’ incontro col Presidente Draghi per definire il ddl penale: l’ obiettivo è quindi dimostrare che ha le redini per “soccombere”, una sua iniziativa personale e di impulso.
Dunque “dei due capi” il complice terzo può godere “Di Battista”, scagliato come un sasso può finalmente prende
Sappiamo che “il meglio è nemico del bene” perfino per un movimento politico in cui a contare maggiormente sono gli iscritti monopolizzati dalla rete; ma siccome (abbordate distanti) abbiate ragionevolezza nell’ apprendere sussulto per il cantiere: “E allora che fare di questa vittoria?”
Redazione