Dal lontano 2011 la pratica sportiva e l’ingresso nel circolo del figlio di Giada Giunti è stato corredato di impedimenti, minacce, denunce ad iniziare dal padre che già nel 2011 ha iniziato con azioni di ostruzionismo e controllo: “Non credere di avere solo te amici al circolo: so più cose di quanto tu immagini, non solo i tuoi orari”; “sei andata a fare i cazzi tuoi” Chiuso. Ora spengo il telefono. E allora parliamo del rinnovo della quota annuale del circolo D. P. (notoriamente uno dei 5 circoli più costosi di Roma), del televisore nuovo che hai comprato a casa, del tuo nuovo i phone e di chissà quante altre cose di cui non so e che spendi per te invece che portare in vacanza nostro figlio. Dovresti solo vergognarti di questo”. Incarica, così anche una potente agenzia investigativa per fotografare, intercettare, seguire mamma e figlio anche all’interno del circolo, dove si sono introdotti illecitamente. La copiosa documentazione di foto è stata utilizzata per denunciare mamma Giada per abbandono di minore nel circolo sportivo e chiedere il collocamento in casa famiglia per il piccolo J. al TM. La denuncia alla Procura della Repubblica è stata archiviata, mentre, depositata assieme al ricorso al TM di Roma, è stata accolta e con una ordinanza si chiede il collocamento in casa famiglia del minore e decadenza della responsabilità genitoriale della mamma.
Nel dicembre 2014 in occasione della nomina del curatore speciale del figlio di Giada Giunti, e delle nomine dei due tutori del 2015, si sono susseguiti con costanza, una sequenza di divieti imposti al piccolo J. assolutamente ingiustificati e nella totale violazione di tutte le normative.
Pagati biglietti aerei, vacanze, soggiorni nei centri estivi sportivi all’estero, ed immediate disdette a causa della decisione del tutore, un avvocato penalista. Cosa c’entra il divieto ad una partenza per una vacanza in un centro internazionale sportivo di interesse nazionale con gli incontri padre figlio?
Si legge nelle numerose email delle cosiddette figure istituzionali che il piccolo J. non può partecipare ai tornei nazionali internazionali, la pratica sportiva agonistica da 3 ore, 4 ore quotidiane è stata limitata a sole tre volte alla settimana per un’ora e 30; con il limite di non potersi neanche fare la doccia all’interno del circolo, l’impossibilità di recarsi alle gite scolastiche, di prendere lezioni di inglese, di partecipare alla festa di fine anno su decisione del tutore; ed ancora di recarsi al circolo sportivo dove il piccolo è cresciuto, un circolo che si può definire come un villaggio turistico, atteso che sono iscritti 4000 soci, di cui 800 bambini, con molteplici campi gioco, ristoranti, spa, centro benessere, sale per conferenze, eccetera eccetera; di recarsi al suo circolo per il suo compleanno dove lo attendevano i suoi amici, per le feste di Natale e quant’altro.
Si ascolta dalle registrazioni che il tutore continua a confermare ed imporre che “ 3 volte a settimana (solo per 1 ora) non è che non glielo faccio fare lo sport, non può essere il centro della sua vita, questo bambino deve fare altro, è eccessivo, come se la sua vita fosse solo quello. E’ tantissimo già. Negli ultimi 3 week end lei mi ha chiesto di tornare al club” ed ancora il tutore “la vita di prima lasciava perplessi, 5 volte a settimana al circolo non è possibile.”
La mamma ovviamente insiste con il tutore non capendo peraltro, il motivo dei divieti e privazioni, anche perché l’ingresso nel circolo avrebbe permesso, oltre allo sport, di recarsi nelle 3 piscine assieme agli amici del figlio. Il piccolo piangeva e si chiedeva il motivo dei divieti, doveva rimanere a casa da solo, mentre tutti gli amici si trovavano al circolo. Il tutore così risponde: “ è un problema di punti di vista, è innaturale che per voi è un problema che il sabato e la domenica non possa ritornare al circolo. Il club è il fulcro della vita di questo bambino non può essere, tutte le domeniche lei ha un motivo diverso di ritornare al club, vuol dire che quello è il centro ..questa decisione l’ho portata al tribunale. Il torneo internazionale no, assolutamente no..non può essere il centro della sua vita, questo bambino deve fare altro, è eccessivo…la vita di prima lasciava perplessi…è innaturale che per voi è un problema che il sabato e la domenica non potete ritornare al circolo… non ci deve stare nemmeno due, tre ore ed il sabato e la domenica deve stare a casa con i propri genitori …”
Si legge in alcune email che è stato deciso che J. “non deve svolgere tornei per il momento.
J. non deve frequentare il circolo, nè altri circoli”; “ mi è stato rappresentato che è stato visto in un circolo in compagnia di lei e non solo”.
Le risposte continuano ad essere “la prego, Giada, di attenersi, in quanto la situazione è estremamente critica e i rischi dell’allontanamento di J. sono elevatissimi”
Incalza la Ctu con email “inoltre vorrei chiedere chiarimenti in relazione alla presenza di j. giov scorso non essendo il giorno in cui il bambino deve frequentare il circolo”.
A suo “supporto” interviene anche il Ctp del padre “mi sembra che non sia arrivata alcuna risposta alla email della ctu che chiedeva spiegazioni sulla presunta presenza del bambino giovedi’ scorso al circolo, senza nemmeno l’autorizzazione”, come lo stesso padre “per non parlare di quante volte J. sarà andato al circolo senza che nessuno di noi ne sia stato reso edotto” che ha chiesto la casa famiglia per il proprio figlio.
Quando Giada Giunti chiede l’autorizzazione per far entrare il proprio figlio all’interno del circolo, farlo partecipare al centro estivo così come è accaduto nei primi 7 anni della sua vita, la risposta è stata” ma sarebbe opportuno attendere l’imminente decisione del TM (collocamento in casa famiglia).
Quando il piccolo incontrava il tutore con incontri videoregistrati e si domandava, chiedevo al tutore per quale motivo non poteva entrare nel circolo e praticare sport, il CTU rispondeva che “ puoi tornare al circolo, ma non tutto il weekend, un solo giorno del weekend, o il sabato o la domenica, l’altro giorno è dedicato al papà e la frequentazione del circolo e la frequentazione con il papà sono molto collegate perché questo è il progetto”. Il piccolo ribadisce che ” il circolo ad un bambino non si dovrebbe togliere, ok!”. “Il circolo te lo stiamo restituendo” risponde la CTU, il piccolo si chiede per quale motivo non può ritornare al circolo tutti i giorni, “chi lo decide” si chiede e puntualizza che prima dicono che lo ha deciso il giudice poi il tutore, alla fine non si riesce a capire chi decide questi divieti.
Conclude il CTU alle domande del piccolo a cui non dà risposte concrete ( e che risposte ci possono essere a tali divieti!?) se non ” vuoi andare un giorno più a settimana al circolo, vuoi andare o no, se no rimani così non c’è problema, , accontentiamoci di questo che mi sembra un’ottima cosa”. Il piccolo J. comincia a piangere. Il CTU si innervosisce e dice molto alterata ” non voglio sentire polemiche”.
Continua il piccolo:” ho paura di lui, l’ha sputata in faccia, l’ha soffocata, l’ha picchiata davanti a me, davanti a tutta la scuola, è un pazzo, un mostro, mi faceva mangiare il glutine a forza, io sono celiaco”.
E’ stata annullata anche da parte delle figure istituzionali e del padre la predisposizione e la passione del piccolo J. per il suo sport per il quale ha dedicato i suoi primi anni di vita sportiva dall’età di 4 anni, oggi ne ha 15.
Puntualizza il tutore a mezzo email alla preside della scuola del piccolo “vi rappresento in qualità di tutore che l’alunno J. il giorno 27 maggio c.a. non verrà a scuola per sottoporsi ad accertamenti non differibili (test presso la CTU per la perizia) e quindi non si tratterrà neppure il pomeriggio. J. non potrà essere presente il pomeriggio del 31 maggio c.a per l’evento teatrale (festa di fine anno scolastico, in quanto l’impegno già preso a tutela del medesimo e facente parte di un programma per lui predisposto non deve essere modificato” (l’incontro con il padre).
Il curatore in accordo con la Ctu ed il Ctp impedisce anche l’ingresso a J. nel giorno del suo compleanno, giorno in cui, peraltro, ha dovuto attendere fino al pomeriggio inoltrato (neppure è potuto recarsi al mare con la mamma) la decisione dell’incontro con il padre, poi non confermata.
La risposta alla richiesta di ingresso nel circolo “ francamente mi sembra che la richiesta sia quanto meno tardiva, visto che il pomeriggio è quasi già trascorso”, nonostante la richiesta era pervenuta con largo anticipo nei giorni precedenti.
Ed arriva anche per email la minaccia dell’allontanamento di J. dalla mamma, oltre le minacce verbali durante tutti gli incontri: “per la mia parte qndo gli ho parlato da sola ho iniziato a prospettargli i rischi che sta correndo nel tenere qsto atteggiamento, ho cominciato a fargli capire che potrebbe non continuare la sua vita come la sta vivendo attualmente anche rispetto al suo collocamento”. E le urla della CTU durante gli incontri con le parti ed i propri CTP “cosi io rimetto il mandato al giudice e il prossimo passo .. lei lo sa cosa ha chiesto il padre (casa famiglia) ..lo ha capito?”
Il padre è stato diagnosticato dalla CTU nominata dal giudice minorile del Tm di Roma: “questo suo funzionamento aggressivo anche nei confronti del figlio, per cui egli nel cercare di colpire la madre rischiava di ferire gravemente il bambino…. un atteggiamento aggressivo nei confronti della madre, il C. presenta un disturbo del pensiero”, ma, nonostante ciò, a seguito della false relazioni del servizio sociale il piccolo è stato affidato in via esclusiva al padre e la mamma non lo vede da anni. Se questa è giustizia, se questo è l’interesse del minore!
Una storia lunga 11 anni irraccontabile, ferita da un dominio giudiziario non commendevole, un vuoto mortale di pronunce in assenza di logica, in palese violazione delle norme nazionali e sovranazionali sui minori, come pure degli orientamenti prevalenti delle decisioni della Suprema Corte di Cassazione sulla materia.
La legge tutela donne e bambini vittime di violenze, ma non sempre vengono rispettate.
Francesca Romana Cristicini