“Sono stata accerchiata da una trentina di persone per portarmi via il mio nipotino”, così inizia il commovente e drammatico racconto della nonna, con accanto la figlia a cui è stato strappato il figlio. Lacrime che scendono, urla dei bimbi allontanati che non commuovono e smuovono la coscienza di chi dovrebbe intervenire con la massima urgenza.
Accade in provincia di Viterbo (su decisione del TM di Roma e confermato dalla Corte d’Appello) che una nonna di quasi 80 anni, così come ci racconta, assieme al marito, viene accerchiata e tenuta da 20 persone; lei cercava solo di impedire con tutte le forze che le portassero via il nipotino, per impedire l’ennesimo sequestro dei bambini.
Una casa interamente a soqquadro, un esercito intero, un plotone di esecuzione contro un innocente bambino epilettico, una dolce nonna, soprannominata la “nonna d’Italia”, il nonno. Una vera e propria esecuzione.
Ad ascoltare tali drammi, tali efferate violenze, si potrebbe non credere, ma basta guardare anche i video dei sequestri dei bambini ormai presenti i rete, per sentirsi male, per avere un colpo al cuore anche per chi non lo subisce.
Ed ancora si leggono nei decreti e sentenze che tutta questa violenza si esercita per il “supremo interesse del minore”, ma noi ci chiediamo con quale coraggio si possano dichiarare certe aberrazioni simili.
Stesse storie drammatiche, stesse dinamiche, stessi crimini contro i bambini.
Un appello alle Istituzioni per impedire tali sequestri che partono da sentenze e decreti in cui non viene rispettata la normativa vigente, sia nazionale che sovranazionale, come pure le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, le convenzioni europee e la nostra Costituzione.
Le mamme presenti al racconto della “nonna d’Italia” hanno pianto insieme a lei, l’hanno abbracciata, una commozione che invadeva ognuno mentre le lacrime scendevano lungo un viso dolce, sensibile, carico di amore e con il cuore devastato.
Non è possibile consolarla, il dolore è troppo forte e devastante, solo l’abbraccio del nipote ed il suo ritorno a casa potrà consolarla e darle pace.
Al fianco della nonna, la mamma L. R. che si è vista strappare suo figlio, suo figlio, si ripete, dalle sue braccia, dalla sua casa, in un luogo “sicuro” che non dovrebbe essere oltrepassato per utilizzare violenza. I genitori, i parenti si chiedono dov’è il “supremo interesse del minore”, non sono queste violenze nei confronti di bambini che non hanno ricevuto neppure uno schiaffo?
Le mamme a cui sono stati strappati i figli auspicano un intervento immediato da parte delle Istituzioni per l’immediata interruzione dei sequestri dei bambini ed il ritorno.
La nonna che ha commosso nel raccontare il dolore mentre bloccata assisteva impotente all’allontanamento del nipote
Laura, la mamma del piccolo prelevato, una insegnante di musica (anche nei conservatori) e sostegno nella scuola secondaria di primo grado, chiarisce con perfetta lucidità e determinazione quando accaduto in quel drammatico giorno di due settimane fa quando suo figlio le viene strappato dalle braccia “con una irruzione contro la sua volontà”
Una mamma, una donna che oggi combatte tenacemente per amore del figlio che, peraltro, soffre di epilessia. Era ben curato ed accaduto dalla mamma e dai nonni, oggi si trova solo, tra estranei, senza quell’amore che solo una famiglia può dargli.
Chiede un intervento da parte delle Istituzioni “perché mio figlio non può stare in casa famiglia un giorno in più”. Alcune mamme si sono riunite a Montecitorio e tra il dolore emergono anche stessi tribunali, stessi Collegi, stessi nomi.
L’onorevole Maria Teresa Bellucci, parlamentare di Fratelli d’Italia (in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alla comunità di tipo familiare che accolgono minori) ha presentato una interrogazione parlamentare sul caso.
Di Giada Giunti