Ci eravamo già occupati del caso di Laura, in occasione della manifestazione del 2 agosto a Montecitorio, dove l’avevamo intervistata assieme a nonna Sofia e altre mamme.
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Continua il suo dramma la mamma coraggio Laura, molto determinata a riprendersi suo figlio.
“Il giorno dell’incubo, 26 luglio, i poliziotti della squadra mobile della Questura di Viterbo, dieci operanti, si presentano alla nostra porta con un decreto di perquisizione e sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della procura ordinaria di Roma”.
Tutto nasce dalla denuncia di sottrazione di minore sporta dal tutore. Il minore si trovava nella casa con la sua mamma ed i nonni, il tutore prima di sporgere denuncia, ha chiamato la signora Laura, ha cercato di contattarla? No, ci risponde Laura. Un caso come tanti, non si fa neppure una semplice telefonata per sapere dove si trova il minore, parte, così, una denuncia e subito la perquisizione ed il prelievo coatto.
Urla del piccolo che chiedeva di restare con la sua mamma, una nonna di quasi ottanta anni tenuta dagli operatori, mentre cercava di difendere il nipote per non farlo portare via da quell’ambiente che gli ha dato tanto amore e sicurezze, prosegue il racconto di Laura.
Il bambino è stato prelevato con la violenza, il decreto del Tribunale per i minorenni di Roma è stato notificato alla mamma dopo il prelievo coatto, così ci racconta mamma Laura durante l’intervista, aggiungendo che “nell’irruzione sono state scardinate porte e forzato serrature”.
Ma si tratta di un mafioso da assicurare alla giustizia, un componente della ‘ndrangheta? No, un piccolo bambino di appena 7 anni e mezzo che voleva restare con la sua mamma, con i suoi nonni, un figlio terrorizzato esclusivamente dal padre.
Prelevato il minore, con tutte le sue piccole forze ha provato ad opporsi a così tanta violenza, poi sedato, portato via in una casa famiglia alle porte di Roma.
Il bambino, che a causa della sua patologia ha un’invalidità al 100%, è stato strappato a sua mamma e portato via a bordo di un’ambulanza.
Il piccolo soffre di crisi epilettiche, una mamma ed una famiglia che lo hanno ottimamente curato e seguito. Ma ciò contrastava con quanto ha dichiarato il tutore in udienza, – prosegue il racconto mamma Laura – secondo il quale il rapporto madre-figlio non è positivo perché il legame è troppo forte”. Motivo per cui, secondo una legge inesistente doveva essere allontanato da lei, dalla sua vita, dai suoi affetti, da coloro che si sono sempre presi cura di lui.
Stessa richiesta veniva formulata dal curatore speciale che mai aveva incontrato il piccolo, nulla sapeva di lui, della sua famiglia, dei suoi amici, di come era cresciuto.
Un’altra “sconosciuta” che piomba da un giorno all’altro in una famiglia serena e felice e stravolge la vita dei suoi componenti, ma soprattutto devasta la vita ed il futuro del piccolo innocente bambino.
Le crisi epilettiche di Luca ( nome di fantasia) sono sempre state tenute sotto controllo dalla mamma con una terapia farmacologica e uno stile di vita adeguato.
Dopo aver visto suo figlio in un’ultima videochiamata qualche giorno fa, ci racconta “mio figlio non sta bene, vuole tornare da me, chiede di vedermi, parla male, parla poco, come se fosse bloccato e ora sta assumendo un antibiotico, è in pericolo. Lo trovo sempre molto stanco, sonnolento, molto provato, mostra un evidente problema motorio alla lingua mentre parla, un disturbo che non ha mai avuto prima. Parla, ma a volte le parole non sono comprensibili, ha ritardi di memoria, qualcosa che non è mai accaduto prima, sono terrorizzata, devastata, distrutta per ciò che stanno facendo a mio figlio”.
Continua il racconto mamma Laura con grandissimo dolore, ma con tanta forza e determinazione a lottare per lui.
“Mi racconta che non mangia, non ha più fame, infatti lo trovo dimagrito, non dorme perché ha paura; si annoia, soffre, sta malissimo ed io non so come poterlo far uscire immediatamente da quella struttura. Io non ho mai fatto nulla di male, è assurdo che debbano accadere cose così atroci ai nostri figli, alla nostra famiglia. Mi ha chiesto la sua bicicletta, i suoi biscotti, l’acqua minerale, ma non mi autorizzano a portare nulla dall’esterno, per cui non posso soddisfare i suoi desideri”. Il dolore infinito di questo bambino e della sua mamma si commenta da solo.
“Il mese di agosto è passato tra continue richieste di informazioni sulla salute di mio figlio, indirizzate al curatore, agli assistenti sociali, al tutore e al Tribunale per i minorenni di Roma”.
La mamma è una donna maltrattante, ha commesso qualche reato? No, ma l’allontanamento violento e gravemente lesivo della integrità del minore è stato deciso in nome della bigenitorialità (un buon padre non chiederebbe mai che il proprio figlio sia collocato in casa famiglia o comunque allontanato dalla propria madre). Nessun giudice (come previsto dalla normativa) ha mai visto o sentito il bambino, ci conferma Laura. Quindi, per la Cassazione le sentenze sono nulle, ma vengono attuate lo stesso.
“Si tratta di un ennesimo provvedimento che si fonda sulla base di una valutazione di Ctu del 2016 (sulla base della Pas, che comunque ha concluso con il collocamento del minore presso la madre) che mi ha valutato super protettiva e ostativa al rapporto padre-figlio, ma ovviamente non è vero. Solo dopo 48 ore dall’ingresso in casa famiglia, la tutrice chiedeva informazioni sui dosaggi dei farmaci che mio figlio prende per l’epilessia. La richiesta di chiarimenti sul personale che somministra i farmaci è rimasta ad oggi priva di riscontro, nonostante la legge preveda l’obbligatorietà di personale infermieristico per la somministrazione dei farmaci in struttura”, chiarisce Laura ed aggiunge “ per una settimana non sono state somministrate le adeguate terapie di cura per la cheratite interstiziale di cui è affetto mio figlio, una patologia che se non trattata adeguatamente conduce alla perdita permanente della vista.
A causa di questa patologia non curata, mio figlio è anche caduto su uno scalino della struttura, proprio perché non ci vedeva. Mio figlio non ha potuto nemmeno svolgere la terapia con l’aerosol per combattere il sopraggiunto stato di raffreddamento in quanto la struttura ha dichiarato di non possedere aerosol”.
Posso vederlo solo una volta alla settimana per una sola ora”, conclude mamma Laura devastata dal dolore, ma consapevole che andrà avanti fino a quando suo figlio non ritorna a casa.
Un pensiero va anche alla nonna Sofia ed a suo marito ai quali è stato strappato l’amato nipote.
Sono state violante tutte le normative di riferimento anche in questa drammatica storia in cui ancora una volta l’esistenza di un bambino viene annientata violentemente.
Sottolinea Laura “la struttura non ha personale sanitario, mi limitano nei contatti ed incontri con mio figlio, abbiamo chiesto l’accesso del nostro pediatra di fiducia, ma ci è stata negato”.
“Mio figlio- ha concluso Laura – è in pericolo, vuole tornare a casa, alla sua vita, vuole riabbracciare i suoi nonni con cui è cresciuto da quando è nato e vuole rivedere i suoi amici”.
Basterebbe solo questa richiesta del piccolo per farlo tornare a casa, invece ci troviamo di fronte ad un ennesimo, violento, crudele dramma e violentazione dei diritti umani, quello che nei tribunali chiamano il “supremo interesse del minore”.