Al sit-in a piazza Cairoli, adiacente al ministero della giustizia organizzato dalle associazioni Madri unite contro la violenza istituzionale, Verità Altre, Maison Antigone, Progetto Medusa, abbiamo chiesto alle mamme presenti, allontanate dai propri figli, quale fosse la loro situazione sul piano penale e se avevano avuto il coraggio di denunciare, così come ci viene suggerito e consigliato dal nostro Governo.
Al termine delle interviste ci siamo dati una risposta chiara ed evidente. Se muoiono ancora una donna ogni due giorni, come pure nella settimana precedente 5 donne in 7 giorni (in 24 ore 2 donne assassinate), vuol dire che tutto quello che è stato fatto da anni ad oggi, è stato completamente errato. Qual è la causa di questi aspetti devastanti? Le cause molteplici, ma per quanto riguarda gli aspetti giudiziari sia in ambito civile che penale, i provvedimenti dei magistrati e dei giudici dovrebbero tenere conto di queste drammatiche realtà applicando strettamente le norme procedurali e tutta la legislazione nazionale, sovranazionale in difesa dei minori e dei genitori.
Non servono ancora ed ulteriori risorse economiche o della formazione, come sostiene ancora qualcuno, non servono altre leggi (anche se è possibile modificarle), ma semplicemente serve il rispetto di normative e leggi vigenti, servirebbe esclusivamente applicare la legge per mettere in sicurezza e proteggere le donne soprattutto i bambini.
Emerge costantemente che la maggior parte delle donne che sono state assassinate dagli ex partner, ex mariti avevano denunciato 1, 2, 20, 30 volte. Le denunce erano state archiviate, oppure tenute impolverate sulle scrivanie dei tribunali, come pure donne rivittimizzate e condannate per calunnia e diffamazione.
Ed allora è chiaro il motivo per cui le donne ancora oggi vengono massacrate dagli ex mariti, compagni.
Abbiamo voluto domandare a tutte queste mamme vittime degli allontanamenti dei propri figli se avevano denunciato gli ex mariti violenti, mariti o conviventi.
La risposta è stata unanime, hanno avuto il coraggio di denunciare, così come ci inviata a fare il nostro Governo, ma queste mamme non solo non sono state protette e soprattutto protetti e messi al sicuro i propri figli, ma si sono trovate travolte da un ulteriore sistema infernale che è quello della violenza istituzionale. Molte mamme denunciano depositando molto materiale probante, le loro denunce a volte vengono archiviate in pochi giorni oppure dopo anni e anni, diversamente quando le stesse mamme ricevono le denunce dagli ex mariti si aprono procedimenti immediate e super condanne.
Accade spesso che molti avvocati compiacenti con questo sistema di allontanamento dei figli dalle madri, consigliano di non denunciare per non far “emergere” che le mamme sono “conflittuali”, ossia le dicono velatamente di continuare a ricevere violenza, anche perché poi sono gli ex mariti che continueranno reiteratamente a denunciarle e loro dovranno pure difendersi.
Si è assistito più volte durante le udienze in cui gli stessi magistrati abbiano redarguito le mamme che avevano denunciato gli ex mariti o proposto opposizione alla richiesta di archiviazione “lo guardi bene questo – opposizione alla archiviazione e richiesta aiuto al telefono azzurro – non lo faccia mai più”.
Bruna Rucci, psicoterapeuta, psicologa, consulente CTP.
“La stortura, l’obbrobrio di tutto questo è che una donna arriva ad un centro antiviolenza o fa delle denunce penali ad un partner maltrattante e le vengono tolti i figli con l’accusa che queste denunce siano strumentali e che lei in realtà sia una madre alienante.
Quindi questo porta che tantissime mamme hanno paura di denunciare, oppure ritirano le denunce perché hanno paura che gli vengono portati via i figli.
Infatti tantissime mamme che si sono visti strappare in maniera cruenta i propri bambini sono state donne che avevano denunciato l’ex partner per proteggere se stesse e i propri figli”.
Conclude la Rucci sostenendo che questa non una risposta corretta che la giustizia deve dare, infatti “ invece di essere tutelati madri e figli vengono allontanati e il violento magicamente assolto”.
Laura R. ci racconta che “ho denunciato il mio ex varie volte, l’ho denunciato sia per maltrattamenti in famiglia, per violenza domestica, per stalking e per mancato mantenimento, per violazione di domicilio, ma è stato sempre tutto archiviato”
Invece, continua il racconto Laura “quando è stato lui a denunciare me per sottrazione di minore “la sua denuncia sta andando avanti perché, ovviamente, il tribunale ascolta il padre e non certo me che l’avevo denunciato per stalking”.
Roda, zia dei suoi nipotini. Sua cugina ha denunciato l’ex marito per violenze
“Mia cugina denunciato 14 volte e ancora non si sa niente di quelle denunce”. La cugina di Roda, Deqa ha denunciato 3 anni fa.
Giada G., mamma di un ragazzo di 15 anni e mezzo, allontanato da lei 6 anni fa “ io ho avuto il coraggio di denunciare, ma non immediatamente ho preso tante botte, tante di quelle botte davanti a mio figlio e non avevo denunciato ancora, perché non volevo entrare in questo sistema, poi l’ho fatto ascoltato le istituzioni che ci hanno detto donne denunciate.
Sottolinea Giada che le sue denunce aveva avuto come effetto la sospensione della sua responsabilità genitoriale “perché il PM del pool antiviolenza ha mandato la sua richiesta di archiviazione al giudice minorile dicendo che le mie denunce erano strumentali e di pregiudizio per il minore, quindi doveva prendere un provvedimento nei miei confronti. E, quindi, il provvedimento è stato la sospensione della responsabilità genitoriale.
Tutte le altre denunce in codice rosso che sono iniziate appunto da agosto 2019 sono ferme da tre anni nei fascicoli del pool antiviolenza che ha solo archiviato o comunque tiene ancora queste denunce e non si sa nulla”
denunciato anche quando sono stata aggredita davanti a mio figlio quando mio marito ha messo le mani al collo mi ha sputato in faccia, mi ha messo lo sportello addosso, con tanto di certificato e pronto soccorso con tanto di testimoni , con tanto di richiesta di allontanamento da parte del maresciallo dei carabinieri, con tanto di richiesta di un altro PM che ha riscontrato elementi di reità in questa aggressione, e la Questura di Roma che ha riscontrato maltrattamenti in famiglia e molto altro ancora, non è stato fatto niente.
E poi Giada evidenzia che dopo essere stata aggredita addirittura ricevuto una denuncia di simulazione di reato da parte del suo ex marito facendo presente che lo stesso PM che ha formulato la richiesta di archiviazione, diventata effettiva dopo quattro anni e quattro mesi peraltro senza chiamare mai un testimone e svolgere le dovute indagini, “ha tramutato la denuncia di simulazione di reato in calunnia e mi ha rinviato a giudizio”.
Ma Giada sottolinea un fatto, ossia che sia nella richiesta del PM che nel decreto di rinvio a giudizio del Gip emerge che gli stessi hanno dichiarato di “ aver ascoltato due testimoni indicati dal mio ex marito addirittura due mesi 11 giorni prima che il mio ex marito depositasse la denuncia, cosa ovviamente impossibile”. E precisa Giada che successivamente, 6 anni dopo “ si è scoperto che quella dichiarazione testimoniale è stata falsificata dal mio ex marito, quindi dopo avermi picchiato, sputato in faccia, minacciato di morte, mi ha denunciato, ha scritto questa dichiarazione testimoniale, l’ha battuta a macchina, ha messo il nome di due signore, ha messo il timbro alla posta, l’ha depositata con la denuncia dichiarando” che gli era stata consegnata dalle due signore, due sorelle che avrebbero assistito alla aggressione.
Mamma Giada, ancora si sofferma su un’altra denuncia che ha ricevuto dal suo ex marito ritenendola calunniosa. Infatti, la denuncia per maltrattamenti è stata sporta dall’ex marito in data 16 febbraio 2017 con l’accusa di avergli impedito di vedere il proprio figlio, ma il piccolo J. era già collocato da più di due mesi in casa famiglia.
“Ebbene dopo che è riuscito nel suo intento ovviamente per ammazzare me, torturando su suo figlio che cosa ha fatto? Un mese dopo ha chiesto il divorzio, ma non ha chiesto ovviamente il figlio per lui o l’affido a lui perché era ben consapevole, ben contento che era in casa famiglia”.
Ma Giada ancora precisa che quando il suo ex marito l’ha denunciata in data 16 febbraio 2017 sostenendo che gli aveva impedito di vedere suo figlio, nonostante il piccolo già si trovava in casa famiglia da due mesi, non era lei a decidere gli incontri protetti padre figlio fin dal 2013.
“Perché dal 2013 era la CTU che decideva gli incontri gli incontri padre figlio, nel 2014 gli è stato comminato il regime di incontri protetti, nel 2015 erano i servizi a decidere, nel 2016 la CTU ha svolto gli incontri per mesi e mesi poi li ha sospesi ritenendo che erano violenti inumani e deteriorati e ha scritto nella relazione che mio marito era violento pericoloso il disturbo il pensiero violento anche con il proprio figlio e il 15 dicembre del 2016 la tortura ulteriore” quando il piccolo è stato prelevato da scuola da ben “ 8 persone di cui 5 agenti dell’anticrimine nella sua scuola dove doveva essere protetto”.
Nel capo di imputazione si parla di “simbiosi, Pas” e che “ cerca di far passare il padre per violento al figlio, ma se l’hanno dichiarato loro che violento e pericoloso.
Quindi questo è quello che noi ci troviamo di fronte molte volte nei tribunali, noi non veniamo credute, non veniamo aiutate, non veniamo difese, ma veniamo massacrati ancora di più.
Conclude mamma Giada “ noi chiediamo protezione, continuiamo a chiedere protezione al ministro competente, a tutte le istituzioni ed anche politici tutti quelli che ci possono aiutare.
Ci sono le donne che muoiono in continuazione, bambini massacrati, violentati e torturati per anni, questa è la realtà di alcuni tribunali”.
Le ultime parole della Giunti sono di ringraziamenti a tutti coloro che potranno aiutare le mamme, facendo presente che “se ancora muoiono una donna ogni tre giorni e 5 donne in questa settimana vuol dire che non si sta facendo quello che si dovrebbe fare”.
Maria Assunta “ non veniamo credute, vengono archiviate e addirittura durante le udienze chiedono al giudice clemenza per quello che hanno fatto e questa cosa è terribile. Ancora una volta vogliono salvare solo ed esclusivamente loro stessi, gettando i nostri figli all’interno delle case famiglie e vengono allontanati con ogni mezzo da noi mamme”.
Mamma Giada sottolinea che non è vero quanto viene dichiarato, ossia che il tribunale penale ed il tribunale civile non dialogano perché dialogano “benissimo”.
“Quando noi denunciamo le violenze non solo non veniamo protette, ma le nostre denunce vengono archiviate, quando sono i nostri ex mariti a denunciati, noi vediamo rinviate a giudizio falsamente con prove false.
Al civile portano tutte le archiviazioni, mentre al penale invece usano tutte le vergognose sentenze che emettono nel civile per dire eh ma le hanno tolto il figlio. Quindi si passano continuamente le sentenze e decreti da tribunale penale al tribunale ordinario.
Noi non abbiamo difesa anche per questo chiediamo protezione”, conclude mamma Giada
Simonetta N., mamma di Laura “ in sede penale praticamente non so non state fatte neanche le indagini, cioè non è stato fatto nulla e specialmente sulle sugli abusi su sul bambino che mia figlia ha denunciato il giudice. Non ha neppure ascoltato il bambino.
E ci tiene a sottolineare che “le denunce archiviate e non è che rendono la persona innocente”.
E precisa che molto fanno passare la archiviazione come innocenza della persona, ma “non sono state fatte le indagini e lo ribadiamo da anni non sono state fatte le indagini”.
Donne senza difesa.
Perché muoiono le donne? Perché dopo anni ed anni di “interventi” ancora muore una donna ogni 2 giorni?
Ecco perché!