Luca Arnau’ noto giornalista, Direttore responsabile, di alcuni dei più noti settimanali di gossip e attualità nazionali è recentemente uscito in libreria con il nuovo romanzo “Le Dieci Chiavi di Leonardo” edito da NewtonCompton. Un thriller storico che mette in scena due protagonisti d’eccezione: Leonardo da Vinci, all’opera per arrestare una spirale di efferati delitti, e Dante Alighieri, ispiratore di macabri rituali…
Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitarlo. Grazie Luca per averci dedicato un po’ del tuo tempo.
Parlando del tuo libro, “Le dieci chiavi di Leonardo” come è arrivata l’ispirazione per scriverlo?
«Dico sempre che io vivo per scrivere e scrivo per vivere… nel senso che scrivere è la mia professione da oltre trent’anni. Ho iniziato a fare il giornalista a 18 anni e non mi sono mai fermato. Ho sempre pensato che prima o poi, quando i giornali mi avessero lasciato un po’ di spazio, avrei scritto un libro. E così ho fatto… Sono sempre stato un appassionato di gialli, ho lavorato a lungo come cronista di nera per alcuni quotidiani nazionali. Ovvio che finissi a scrivere un thriller! Se poi ci aggiungi il fatto che in passato, per lavoro, ho intervistato in carcere dei veri serial killer come Maurizio Minghella e Donato Bilancia, il gioco è fatto. L’ispirazione viene sicuramente dalla mia vita professionale. Ho cercato di creare il serial killer più cattivo di ogni tempo!».
Cosa durante la stesura ti ha coinvolto particolarmente?
«Soprattutto la costruzione del personaggio di Leonardo. Sapevo che questo avrebbe interessato il pubblico dei lettori, ma avrebbe anche richiamato le critiche preventive dei tanti che amano parlare prima di leggere. Che sono tantissimi. Molti pensano che ridare vita a un personaggio storico sia una cosa fatta per semplificare la stesura del romanzo. Non è così: le aspettative, su un personaggio come questo, sono tantissime. Ed esiste un’iconografia già ben nota e codificata di Leonardo: anziano, curvo, col barbone e i capelli lunghi. La sua grandezza rende la sua storia quasi un agiografia e lo rende difficile da toccare, manipolare, far rivivere. Io ho raccontato un mio Leonardo da Vinci, giovane, non ancora ben definito come artista e inventore. Un momento particolare della sua vita, dove lui non sapeva ancora bene come indirizzare il suo genio. Ne veniva da un processo per sodomia da cui era uscito con la reputazione azzerata, Lorenzo il Magnifico non lo considerava molto come artista e lo usava solo per riprodurre i cadaveri degli impiccati della congiura dei Pazzi. Questa è storia, ma pochi la conoscono. Nel 1481 quando si svolgono i fatti de Le dieci chiavi di Leonardo, lui era un giovane maestro di campagna, irrisolto, in formazione…».
Quanto è importante leggere per chi vuole scrivere?
«Fondamentale. Se non leggi non formi la tua capacità di scrivere. In ogni autore c’è qualche traccia di tutti i suoi scrittori preferiti… nel mio caso da Salgari a Verne, da Lansdale a Jennings, poi King, Reichs, Deaver… Per quanto riguarda l’Italia contemporanea Matteo Strukul, Camilleri, Manzini…».
Geniale la tua idea di unire le menti di due personaggi storici come Leonardo da Vinci e Dante Alighieri. Immagino che siano state necessarie tante ricerche. Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del libro?
«In realtà molti anni, in pratica pochi mesi. Nel senso che, lavorando come direttore di giornali, arrivavo a casa la sera che non avevo troppa voglia di accendere il computer. Così tra l’incipit e i primi capitoli sono passati quasi sette anni. poi quando ho deciso di finirlo, l’ho fatto in poco più di sei mesi. Riguardo la ricerca storica, devo dire che il Rinascimento mi ha sempre affascinato. Conoscevo già molte delle cose che ho scritto, quindi sono stato facilitato poi nella realizzazione del romanzo».
Sei già tornato a lavoro su nuovi progetti? Ci puoi dare qualche anticipazione?
«Sto finendo di scrivere il seguito de ‘Le dieci chiavi di Leonardo’. Ho intenzione di consegnarlo a Newton Compton entro fine anno. Ho poi ripreso un vecchio libro che avevo scritto e che si svolge in Palestina durante i primi trent’anni di Gesù, un periodo in cui non si sa praticamente nulla visto che i Vangeli raccontano solo i tre anni finali della sua vita. Insomma, ho parecchio da lavorare nei prossimi mesi».
Patrizia Faiello