È bagarre a 20 chilometri da Roma. La costruzione del tableau, proprio come un gran cerimoniale, è stata impresa ardua. Le prime albe si sono viste 5 mesi fa circa con la Lega, in quota Petrocchi, farsi avanti con la propria idea Federici. Il nodo spinoso è stato il resurgo di Forza Italia, post gestione Plebani. Con una spinta verticale all’interno della galassia berlusconiana, da Roma, il ritorno sulla breccia di Moscatelli, lo chiameremo il sergente di ferro. In due mesi, con prove e riprove, la scelta è stata dapprima su Di Natale e poi all’odierna investitura di Lodi. Non è mai stata una passeggiata in terra Garibaldina, la costruzione di un cerchio, affinché si potesse arrivare ad un risultato timbrato dal segretario comunale. O scelte autoctone a centrosinistra, con la mano marcata socialista democratica, o la nomina di una tradizione, che vuole si indichi una famiglia ben radicata nel territorio, come in questa tornata. Dall’altra parte Benedetti e i suoi fedelissimi. In questo caso in cerca di conferma, ma sotto l’occhio attento di una cittadinanza, fresca di nomina amministrativa come città, e desiderosa di evolversi come comunità nel mondo contemporaneo.
La battaglia è ardua. Ma il solco è tracciato. Le sorprese sono dietro l’angolo, si parla di ballottaggio. Ma la vittoria sarà al fulmicotone.