Si intitola “Zero” (Be NEXT Music/Sony Music Italy), il nuovo disco del cantautore veneto Francesco Dal Poz e rappresenta una sorta di ripartenza, appunto, da zero per il cantautore. I 12 brani che ne fanno parte vedono la stretta collaborazione con Roberto Visentin, produttore artistico, e con tre ospiti: Reinaldo Anastacio, cantautore e compositore brasiliano presente nel brano “Rio” Riccardo Rossi, batterista dei The Sun che ritroviamo nel singolo “Adesso è qui” e Luca Donazzan, bassista dei Lost che ha eseguito una parte nel brano “Tisana”. L’uscita dell’album è stata anticipata dal singolo “Estate spaziale” terzo estratto dal disco. Abbiamo raggiunto il cantautore per farci raccontare qualcosa di più. Buona lettura!
Recentemente hai pubblicato “Zero” il tuo nuovo album, una raccolta di dodici brani. Cosa hai voluto metterci dentro?
«Nel nuovo album ho voluto metterci dentro la mia vita, le mie esperienze e soprattutto la mia quotidianità. A tutto questo si aggiungono anche le mie insicurezze, le mie paure e anche tutte quelle cose che semplicemente mi fanno stare bene. Insomma, ho voluto metterci dentro me stesso».
“Estate Spaziale” è il terzo estratto dall’album “Zero”: colpiscono le tue intense parole “la vita è oggi, l’adesso è tutto quello che ho”, che fanno emergere il tuo essere cantautore. Francesco cosa puoi raccontarci di te, del tuo mondo musicale ed in particolare di questo pezzo?
«Credo molto in quel verso e mi fa piacere che quelle parole abbiano colpito. Di me potrei raccontarti che sono un ragazzo tranquillo, un po’ maldestro, ma molto preciso su certe cose, spesso timido ed impacciato, ma comunque desideroso di conoscere più persone possibili. Quando riascolto il nuovo album, tutte queste mie caratteristiche le ritrovo, le sento presenti sia nel testo che nella musica. La creazione di questo album è stata prima di tutto una grande occasione per riscoprire me stesso, per mettermi in gioco, per fare ordine tra le mie idee, per fare uscire attraverso la musica tutto il mio mondo interiore. Ed è proprio in questo sguardo interiore che è nata “Estate spaziale”, canzone che ho scritto con grande nostalgia quando mi sono reso conto di essere cresciuto, mentre scrivevo sotto forma di rime e versi i miei ricordi».
Al singolo si accompagna un videoclip di cui Luca e Marco Donazzan ne hanno curato la realizzazione. Cosa avete voluto rappresentare?
«Durante l’ideazione e la realizzazione del videoclip ci siamo divertiti molto. Ci sono due storie parallele: quella di due ragazzi che vivono esperienze simili a quelle raccontate nella canzone e poi quella che vivo io, dove vengo rapito da una signora e messo nel baule di una vecchia Panda. Tra le varie sfumature, nel significato quella signora rappresenta molte cose, ma abbiamo voluto lasciare aperta l’interpretazione a chi sta guardando ed ascoltando».
Quali sono stati finora i momenti più emozionanti del tuo percorso musicale?
«Ce ne sono diversi Patrizia come la prima volta in studio di registrazione a 12 anni, l’aver condiviso il palco con diversi artisti di fama nazionale e internazionale come Zero Assoluto e Iva Zanicchi, sentire per la prima volta una mia canzone che girava per radio e moltissimi concerti che ancora oggi porto dentro. Forse, tra questi, quelli che più mi hanno segnato sono tre: il primo concerto, la serata a Castelnuovo della Daunia in Puglia, ricordando mia nonna appena mancata e la presentazione ufficiale del nuovo album, qualche settimana fa, dove al secondo brano non sono riuscito a trattenere le lacrime».
Quali sono le tue passioni ed i tuoi hobby, oltre alla musica?
«L’evoluzione umana, tra neanderthal e australopitechi, la storia in senso molto generale, soprattutto grazie ai podcast di Alessandro Barbero e infine camminare in montagna».
Cosa consiglieresti ai giovani cantautori che come te vorrebbero vivere di musica?
«Mi è difficile dare dei consigli pratici perché la situazione musicale, come del resto quella del mondo in generale, è talmente complessa e frastagliata che non esistono regole fisse o modi sicuri per poter arrivare a vivere di musica. Ecco, forse proprio per questo, l’unico consiglio vero e proprio che sento di dare è di ascoltarsi dentro per bene. Nel corso del tempo ho scoperto che questa pratica è stata estremamente utile sia per prendere le decisioni migliori, sia per scrivere canzoni in cui io e chi ascolta ci ritroviamo di più».
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
«Tra le esperienze più forti, c’è l’aver frequentato la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale a Saluzzo (CN), che mi ha dato davvero tanto sia sotto l’aspetto tecnico che umano. Oltre a questo, ci sono sicuramente tutti i concerti che ho avuto l’opportunità di fare, insieme a tutte le giornate passate in studio di registrazione».
Come vedi il futuro della musica?
«Mi chiedo spesso come sarà la musica in futuro e sinceramente mi è davvero difficile trovare una risposta. Penso che in questi anni ci sia un gran fermento musicale e che siano molti gli artisti che stanno portando novità in modi diversi e questo, da musicista, mi incuriosisce e stuzzica molto. Ogni tanto provo ad andare oltre e se è vero, che tutto ciò che inizia prima o poi finisce, allora mi chiedo come sarà la musica quando finirà la modalità “canzone” e se sarò ancora qui per vedere cosa succederà».
Progetti futuri?
«Sono quelli di continuare a fare concerti e di creare musica, sia per il mio progetto di cantautore, sia collaborando con altri artisti. Ho già iniziato a lavorare sul nuovo album e non vedo l’ora di condividere questo nuovo pezzo di me con più persone possibili».
Crediti foto Marco Danazzan
Di Patrizia Faiello