Crisi nella logistica: merci bloccate e traffico intasato nel Pacifico.
Mancano sessanta giorni al Natale e la festa più amata, ma soprattutto redditizia dell’anno si vede minacciata da una grave crisi della logistica che sta bloccando centinaia di navi in tutto il mondo. Fuori dal porto di Los Angeles sono ancorate 100 navi in attesa, altre 109 ad Hong Kong. Ebbene sì gli effetti della ‘Covid Economy’ sono tutta altro che superati, e la crisi del settore logistico inglese, provato ancor di più dagli effetti della Brexit, sembra espandersi anche a quella americana e asiatica. Il trasporto marittimo conta l’80 percento del traffico merci globale, e in alcune regioni come il Nord America e l’Africa fino al quaranta percento delle navi container è bloccato e non può entrare in porto, in Europa il tasso si aggira intorno al venti percento (questi i dati aggiornati al 24 settembre rilasciati da eeSea). Il ritardo delle merci, proveniente principalmente dalla Cina, è imputabile anche ai nuovi protocolli di prevenzione contro la variante Delta Plus di coronavirus che ha costretto molte navi e fabbriche cinesi alla quarantena. Inoltre gli acquisti online durante il periodo pandemico sono aumentati del 25 percento, moltiplicando così la mole di merci da trasportare, arrivando addirittura a superare i container disponibili. Per poter sopperire quindi a questa mancanza di mezzi e di capitale umano che svolga il lavoro, sono aumentati i costi di spedizione, cresciuti di più di dieci volte nell’ultimo anno e spesso anche in maniere sregolare. Basta pensare a come spedire un pacco da Los Angeles a Shangai costi fino a sette volte di più che a spedirlo nella direzione opposta. Negli States la crisi però è anche sociale, dieci giorni fa Biden, già in declino nei sondaggi, ha incontrato prima grandi distributori commerciali privati come Walmart e Target, compagnie di navigazione, autorità portuali di Los Angeles e Long Beach, e infine i sindacati dei lavoratori portuari, con i quali ha siglato un accordo che li impegna a tenere i porti aperti e produttivi 24 ore su 24, sette giorni su sette, per arginare il problema. Negli Usa, però, si possono già trovare i primi scaffali vuoti e le merci provenienti dall’Asia che non si trovano già sulle navi merce difficilmente riusciranno a raggiungere i porti del mondo in tempo per convertirsi in regali di Natale da trovare sotto l’albero.
Aurora Mocci