Il disagio psicologico è una condizione esistenziale che solo negli ultimi anni ha ottenuto la giusta considerazione dal mondo dell’informazione e, più in generale, dalla società. Frequenza e intensità dei problemi psicologici sono aumentati in maniera significativa dal 2020 con l’inizio della pandemia, in un crescendo preoccupante soprattutto nelle giovani generazioni ovvero con la società del futuro. La dottoressa Chiara Lucentini, giovane ma ben nota psicologa del territorio civitavecchiese, ci ha aiutato a tracciare un quadro dei disturbi psicologici legati alla pandemia da covid-19.
D.ssa Lucentini, cosa è cambiato nell’ultimo anno e mezzo?
In questi mesi siamo andati incontro a tanti cambiamenti che hanno inciso su svariati aspetti della vita delle persone: lavorativo, personale, relazionale. A livello personale ad esempio sono cambiati i tempi e i modi di vita e le persone spesso hanno difficoltà a crearsi delle nuove abitudini sane. Per quanto riguarda il lavoro siamo ancora più precari, con ovvie conseguenze anche sull’aspetto economico. Nelle relazioni sono venuti meno abbracci, sorrisi, momenti di convivialità e tutti quei momento dotati di carica affettiva Tuttavia nelle famiglie si ritrova spesso un senso di oppressione dato dal contatto forzato e prolungato con figli e coniuge.
Oltre ai vari disagi quale aspetto è maggiormente degno di nota a livello psicologico?
Nel momento in cui tutti noi abbiamo preso coscienza del fatto che la pandemia non sarebbe durata solo qualche settimana, si è innescato un forte logoramento psicologico. Le persone sono diventate progressivamente più ansiose e irritabili, c’è maggiore aggressività verbale, impazienza, risentimento.
Quali sono le conseguenze psicologiche della pandemia?
Le conseguenze sono molteplici. Basti pensare che già a novembre 2020 il 60% della popolazione presenta segni della “pandemic fatigue”, cioè la sindrome da stress da pandemia.
In cosa consiste la pandemic fatigue?
Si tratta di una sensazione di affaticamento e di pessimismo nei confronti del futuro. Tra le risposte più comuni alla pandemia si ritrovano: paura di ammalarsi o di morire, paura di non lavorare abbastanza o di perdere il lavoro, paura di disagio economico, paura di essere visti negativamente dagli altri se si viene messi in quarantena, noia, senso di impotenza, solitudine e sentimenti depressivi, irritabilità e aggressività nei confronti del partner o dei figli, cinismo, fatalismo e trascuratezza nel seguire le norme. È chiaro che alcune di queste paure nascono da pericoli che esistono realmente, ma in altri casi assistiamo a comportamenti ed è così che la pandemic fatigue interferisce su tutti gli aspetti della persona. Possiamo sviluppare problemi fisici come ipervigilanza o disturbi del sonno, possiamo riscontrare alterazioni dal punto di vista emotivo come incremento di ansia, rabbia, tristezza; anche l’aspetto cognitivo ne risente pesantemente in termini di problematiche a carico dell’attenzione e delle memoria e pensieri intrusivi negativi; sul piano comportamentale possiamo mettere in atto esitamenti eccessivi che rappresentano più una fonte di peggioramento delle condizioni di vita piuttosto che una protezione dal virus. Nella sindrome da affaticamento da pandemia ritroviamo anche delle alterazioni specifiche come il fastidio di ricordare quello che si è vissuto durante il lockdown, la difficoltà a collocare gli eventi a livello temporale, aspettative negative nei confronti di se stessi e degli altri o del mondo, pensiero dicotomico.
Quali consigli per affrontare il logoramento da pandemia?
Occorre lavorare per promuovere la nostra flessibilità personale, essere più razionali, focalizzarsi sulle proprie possibilità per poterle sfruttare al meglio, sviluppare le giuste abitudini e impegnarsi nella propria comunità. Questi sono solo alcuni atteggiamenti positivi interiori che possono aiutarci a recuperare un senso di padronanza della nostra vita e ad affrontare al meglio questo momento così difficile.
Cosa fare davanti a queste difficoltà?
Quando ci si rende conto che i sintomi sono numerosi o comunque pervasivi, può essere necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale che aiuterà la persona a recuperare la serenità lavorando sul ripristino dei meccanismi adattivi, facilitando il ritorno ad una vita migliore.
Quali consigli possiamo mettere in pratica noi tutti invece quando ci troviamo a far fronte alle difficoltà della pandemia?
Innanzitutto occorre porsi con un atteggiamento di responsabilità e di accettazione nei confronti della situazioni in cui ci troviamo. È importante evitare di provare vergogna o giudicarci per il nostro stato di stress e di essere compassionevoli verso la nostra sofferenza senza negarla o esagerarla.
Dopodiché possiamo iniziare a mettere in atto azioni positive volte a fronteggiare delle difficoltà di questo periodo come: ritrovare una routine, adottare un dialogo interno positivo, ascoltare la musica per distrarci dai pensieri negativi, coltivare i propri interessi, assumere una visione più ampia dove oltre alla pandemia includiamo tante altre cose significative della nostra vita, imparare qualcosa di nuovo così da spostare il focus sulla novità piuttosto che sulle paure, fare esercizi di autoregolazione come la mindfulness.
In cosa consiste la mindfulness?
È una meditazione laica dimostratasi particolarmente efficace per affrontare lo stress. Con la mindfulness impariamo innanzitutto a sospendere il giudizio, spesso fonte di emozioni quali la colpa e la vergogna. Tramite questa pratica ci focalizziamo sul momento presente, imparando ad accettare le cose così come sono. Con la mindfulness non ci poniamo l’obiettivo di far scomparire le emozioni negative, però abbiamo la possibilità di essere più presenti a noi stessi, più consapevoli e quindi più padroni della nostra vita. Possiamo avvicinarci a tutto questo tramite semplici esercizi che vanno dai 3 minuti ai 25 minuti. Possiamo fare conoscenza di questa tecnica di autoregolazione tramite tracce youtube o specifiche app da scaricare nel nostro smartphone.
Ci sono stati anche degli elementi positivi portati dalla pandemia?
Oltre alla rabbia e a varie reazioni conflittuali suscitate dalle diverse misure governative, abbiamo anche avuto la possibilità di sviluppare una maggiore solidarietà e cooperazione. Un esempio che riguarda tanti di noi è che dopo il dmcp che ha previsto la chiusura di bar e ristoranti alle 18, molte persone si sono impegnate ad ordinare cibo da asporto con una maggiore frequenza. Fare qualcosa per gli altri ci fa stare meglio. Altre emozioni positive riscontrate durante questo periodo possono essere l’orgoglio di aver messo in pratica azioni proficue per fronteggiare la situazione o la gioia per aver acquisito una maggiore consapevolezza di sé e dei propri valori.
Quali conseguenze della pandemia su adolescenti e bambini?
La chiusura di scuole e palestre così come il non poter andare al parco con i propri amici ha negativamente inciso sul processo di socializzazione. È stato visto che il 70% dei bambini ha presentato problematiche comportamentali o sintomi di regressione. Gli effetti più diffusi in bambini e adolescenti sono stati ansia e disturbi del sonno. Negli adolescenti è stata riscontrata una significativa alterazione dei ritmi circadiani con un conseguente incremento dell’instabilità emotiva. Durante il lockdown È stata rilavata inoltre un’associazione tra comportamenti disfunzionali dei ragazzi e dei bambini e livello di stress e malessere dei genitori. Un altro dato interessante è che l’incremento di comportamenti disadattivi tra bambini e ragazzi è indipendente dalla presenza di pregressi disturbi psichici.