“Cosa vogliamo? I soldi del Pnrr devono essere investiti nell`edilizia, negli spazi, nell`aumento dell`organico, nella stabilizzazione delle cattedre, nella digitalizzazione ed in un nuovo modello educativo, moderno e civico; una scuola aperta anche il pomeriggio, che metta a disposizione spazi per la socialità, lo studio, i corsi extracurriculari, lo sport e la musica, in modo che diventi un punto di riferimento sul territorio e che si combatta la dispersione scolastica con un`arma in più; la lotta alle discriminazioni e alle violenze, tramite una scuola femminista, antisessista, antirazzista e non eteronormata, dove ci insegnino a relazionionarci prenderci cura l`uni dell`altri; la rivoluzione del sistema delle valutazioni e della bocciatura, che perlopiù svaluta lo studente e lo lega ad un numero, non tenendo in considerazione il percorso, le difficoltà e i punti di partenza differenti tra studente e studente, rendendo di fatto la scuola luogo di riproduzione delle disuguaglianze sociali; il superamento della didattica frontale e verticale, dell`insegnamento nozionistico di saperi tradizionali che spesso andrebbero messi in discussione; l`istituzione di sportelli di ascolto gratuiti e supporto psicologico e una collaborazione con i centri antiviolenza del nostro territorio; la valorizzazione del sapere come forma di crescita personale non in funzione solamente delle logiche di mercato e della domanda di lavoro, cui rischia di essere soggetto anche il Pcto. Ci siamo ripresi i nostri spazi e cercheremo di costruire e mettere in atto in modo autorganizzato un`alternativa alla scuola che conosciamo, viviamo e attraversiamo ogni giorno. In queste giornate le scuole sono veramente nostre e di tutti. Continueremo a stare nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nelle università, non ci fermeremo finché non ci ascolterete”, concludono (dire)