La sopraffazione delle madri e dei bambini è un vero e proprio atto di guerra di uomini che, ancora oggi, anzi oggi più di ieri, non riconoscono alla donna il diritto di decidere liberamente della sua vita. Inadeguati nella relazione e assolutamente incapaci, nei momenti di crisi, di affrontare il cambiamento e l’inevitabile conflitto. Conflitto, ho detto, non guerra. Il conflitto è doloroso, ma presuppone sempre due soggetti che si riconoscono e che hanno l’obiettivo comune di risolverlo al meglio. Soprattutto quando ci sono dei figli di mezzo. In certi casi, se necessario, può essere opportuno l’intervento di una parte terza: una legge, un servizio sociale, una figura competente o autorevole.
Invece, in questo tempo di belle parole e buoni propositi, di ostentate dichiarazioni sulla parità, sembrano moltiplicarsi in modo esponenziale gli uomini incapaci di un rapporto alla pari, come di un conflitto con pari dignità, ma capacissimi di rivoltarsi e dichiarare guerra; le donne diventano nemiche da annientare e non importa se per vincere massacrano anche i figli.
Vigliacchi, vogliono vincere facile, perché lo sanno anche i sassi che una madre soffre di più se si agisce contro o attraverso i figli.
Da sempre le donne sono ricattabili in quanto madri, ma i tempi sono cambiati, il femminismo ha attraversato la Storia e donne che il femminismo non l’hanno neppure conosciuto combattono, si autorganizzano e non si lasciano cucire addosso il vestito della vittima.
Lottano per affermare il valore della relazione materna.
Una consapevolezza nuova, forse resa più lucida dalla sofferenza, dà loro il coraggio di contrastare una legge dello Stato – la 54- che mariti/padri, in nome della bigenitorialità, usano per vendicarsi o sottrarsi, paradossalmente, alle proprie responsabilità di genitori.
Una lotta impari, si direbbe.
Ma le madri minacciate o private dei figli, non si fermano: tessono relazioni tra loro e con chi si mette in ascolto, organizzano sit-in davanti ai tribunali e nelle piazze, non si stancano di raccontare le loro storie così diverse, così uguali.
Non basta, questa lotta mi riguarda, ci riguarda tutte.
Spezzare il legame materno risponde a un bisogno dell’UOMO, che si rinnova nei millenni, di cancellare LA MADRE pur di sottrarsi alla gratitudine dovuta al corpo che lo mette al mondo; restio, da sempre, a costruire una civiltà fondata sulla gratitudine. Questa lotta mi riguarda, ci riguarda perché sotto i nostri occhi si delinea, da anni ormai, un progetto che mira alla demolizione della DONNA non più soggetto, ma corpo sezionato e confezionato per diversi target. Con il supporto della scienza, della medicina, della filosofia e della politica molto sensibile alle pressioni delle varie lobby.
Le donne che non assecondano questo progetto devono essere cancellate perché minano il nuovo ordine voluto dai fratelli e dai figli venuti dopo il femminismo, dove hanno un ruolo determinante anche sorelle e figlie, ma non è una novità; tante donne sono state guardiane efficienti del patriarcato.
Le donne che lo ostacolano dall’interno della famiglia, come le madri minacciate o private dei figli, sono ancora più pericolose, perché destabilizzano quell’istituzione necessaria per mantenere il controllo sociale e funzionale alla moderna moltiplicazione delle famiglie. Pina Nuzzo
(immagine in copertina di Pina Nuzzo)