Era il 26 luglio scorso quando i poliziotti hanno fatto irruzione nella casa di campagna dove mamma Chiara (nome di fantasia della madre) e suo figlio si trovavano insieme ai nonni per trascorre le vacanze estive. Solo dopo aver prelevato forzatamente il minore senza la presenza di assistenti sociali, tutore, curatore e di neuropsichiatra infantile (il bambino soffre di epilessia dall’età di 3 anni) è stato notificato alla mamma il decreto del Tribunale per i minorenni di Roma che disponeva ‘con urgenza’ il suo ‘collocamento presso adeguata casa famiglia, a cura del servizio sociale competente’, che ‘potrà avvalersi della forza pubblica, in caso di necessità’. E così è stato. Le foto di quella ‘irruzione’, delle porte e serrature forzate, hanno fatto il giro del web.
Si tratta di un atto abnorme, la mamma non è donna maltrattante e non c’è stata inoltre nessuna valutazione sul rischio all’integrità pisicofisica sul bambino che questo allontanamento coattivo, deciso in nome della bigenitorialità, ha comportato e nessun giudice ha mai visto il bambino né sentito il bambino. Così come mai questo bambino è stato conosciuto dall’assistente sociale incaricata del Municiio VII di Roma né dal Tutore delegato dal Sindaco di Roma.
Il piccolo “Luca” (nome di fantasia con cui nelle cronache è noto il bambino), collocato dunque in una struttura comunitaria (impropriamente denominata casa-famiglia) per effetto di un decreto provvisorio del Tribunale dei Minori di Roma su cui pende ricorso per Cassazione, ha patito, poche settimane dopo l’internamento, dapprima l’ingiusta interruzione degli incontri con la madre, stabilita -senza che sussistesse alcun provvedimento giurisdizionale- dal tutore, dall’assistente sociale e dai collocatari, con l’avallo del curatore speciale. Poi, sulla scorta di istanza del medesimo curatore speciale, in cui si asseriva tra l’altro in modo mendace il rifiuto del bambino di incontrare la madre, l’interruzione degli incontri da svolgersi presso la struttura collocataria è stata confermata dal Tribunale intestato. Infine, gli ausiliari predetti hanno disposto, nuovamente in maniera arbitraria, l’interruzione persino dei contatti videotelefonici tra madre e figlio.
Nei giorni scorsi, la Senatrice Cinzia Leone e la Consigliera regionale Francesca De Vito hanno svolto accesso ispettivo presso la struttura collocataria (Struttura Chiara e Francesco di Torvaianica), rinvenendovi il solo bambino in orario scolastico in quanto nuovamente affetto da uno stato di malessere. Soprattutto, il bambino ha chiesto loro di poter parlare con la madre, di poterla incontrare e di poter tornare a vivere presso di lei.
E’ rimasto così ineluttabilmente dimostrato e confermato il carattere mendace delle già inverosimili e generiche informazioni rese in pregresso al giudice, secondo le quali, come si ripete, il bambino avrebbe ex abrupto manifestato il rifiuto di incontrare la madre –rifiuto che i collocatari (cioè l’assistente sociale e gli educatori della struttura Chiara e Francesco di Torvaianica) hanno sempre impedito alla madre medesima e persino alle forze dell’ordine e agli operatori sanitari di constatare personalmente.
E’ evidente dunque che il bambino si trova affidato alle cure e alla custodia di persone che ne comprimono il diritto primario di avere contatti con la madre non solo a prescindere dai provvedimenti del Tribunale minorile, ma addirittura fornendo al Tribunale medesimo informazioni false.
La Senatrice Cinzia Leone ha riferito di “una struttura (e mi assumo le responsabilità di quello che dico) in cui ci sono tantissime opacità, al di là dell’apparenza”. In un comunicato sul tema la Consigliera De Vito così si è espressa: ”Assieme alla senatrice M5S Cinzia Leone, ho effettuato una visita ispettiva in una casa famiglia al cui interno è ospitato un minore al centro di un caso controverso che merita tutta la nostra attenzione. Potremmo infatti trovarci davanti ad una madre cui hanno tolto il figlio semplicemente perché rimasta vittima delle Istituzioni. Abbiamo ritenuto pertanto di doverci sincerare principalmente delle condizioni di salute del minore e successivamente capire l’iter seguito per tutelare il suo benessere, a partire da un prelievo coatto per arrivare al divieto, per la madre, di ogni possibile contatto anche telefonico. Sappiamo che il fenomeno degli affidi movimenta una quantità incredibile di denaro pubblico.”
Il collocamento extrafamiliare e l’ingiustificata limitazione dei contatti madre-figlio sono i punti chiave sui quali il collegio difensivo di mamma C. continua ad invocare un intervento urgente del Tribunale per i minorenni di Roma chiedendo il ritorno del minore a casa come in volontà dello stesso bambino. E’stato chiesto inoltre l’intervento del Garante delle persone private della libertà personale così come del Garante per l’Infanzia del Lazio ma ad oggi nessuno è intervenuto.
Ma soprattutto ora l’assistente sociale P.P. del VII Municipio di Roma, il tutore delegato del Sindaco F.C., il curatore M.C.F.dovranno adempiere all’obbligo di riferire immediatamente ai giudici (tribunale dei Minori di Roma e Corte d’appello di Roma) la verità sul desiderio del bambino di tornare a convivere con la madre, di frequentarla e di contattarla assiduamente, nonché di illustrare le ragioni per cui siano state anteriormente rese informazioni mendaci.
Ma intanto numerosissime associazioni, movimenti e comitati si sono uniti per liberare Luca e riportarlo a casa dalla sua mamma. Di notevole spicco l’intervento della Presidente di Maison Antigone di Roma che ha chiesto che “venga prontamente sospeso/revocato /annullato o perlomeno ritirato a norma dell’ art.1 L. 219/2017 il provvedimento di allontanamento del bambino di cui si racconta nell’articolo, stante il grave stato di salute in cui egli verserebbe da quando e’ stato allontanato dalla madre ai fini del riallineamento paterno”, richiesta sottoscritta anche da Comitato Madri Unite contro la violenza istituzionale, Verità Altre di Giada Giunti, Progetto Medusa e Il Coraggio delle Donne.
A ciò si aggiunge la petizione IO STO CON IL PICCOLO LUCA promossa da ANFIDU in cui si chiede che “sia rivista urgentemente la situazione di Luca […], che si proceda a sospendere immediatamente i professionisti coinvolti a qualsiasi titolo nella sottrazione autoritativa e che le strutture che praticano il reset siano soggette a intensivi controlli e ispezioni a sorpresa” e per la cui raccolta firme sta collaborando attivamente anche il MIS-Sez. Roma con banchetti dislocati in tutta Roma e anche a Torvajanica (località ove si trova la struttura comunitaria Chiara e Francesco) come accaduto ieri 18 dicembre.
Francesca Romana Cristicini