di Alberto Zei
Gli interessi estesi – Dopo anni di interminabili polemiche sull’acquedotto dell’Isola, fonte di sospetti di pretesti e di espedienti finanziari senza costrutto, ecco che nell’interesse generale compreso quello della crescente presenza turistica nazionale e internazionale, non soltanto lo Stato ma anche l’ Unione Europea esige chiarezza sull’intera questione.
È stato trasmesso in questi giorni un esposto-denuncia alla Corte dei Conti Regionale Toscana con richiesta di intervento sulle possibili irregolarità amministrative e finanziarie degli Enti di gestione e di controllo dell’acquedotto dell’Isola d’Elba. L’atto alla Corte è stato inoltrato dalla Senatrice Margherita Corrado, dalla Senatrice Luisa Angrisani, dalla Senatrice Bianca Laura Granato e dal Senatore Elio Lannutti unitamente al Presidente dell’Associazione “Italia Nostra Onlus” – sezione “Arcipelago Toscano”.
Si tratta di un primo atto che prelude alla successiva informativa alla Unione Europea, e che attualmente si propone la trasmissione del contenuto di due interrogazioni parlamentari sull’argomento inviate ai Ministri competenti nell’estate scorsa. I Senatori chiedono di verificare se vi siano delle sottostanti ragioni al fatto che a fronte di sovvenzioni non indifferenti di pubblico denaro gli stessi progetti iniziati vengono poi abbandonati, in luogo di altri destinati al medesimo esito.
L’interesse europeo – Anche a tutela della numerosa presenza di cittadini della UE all’Isola, soprattutto durante i mesi della stagione estiva, non può essare ignorata la condizione di incertezze e di contraddizioni sulla qualità dell’acqua potabile. Infatti l’Assessore all’Ambiente del Comune di Ventotene Francesco Carta, in occasione di un incontro all’ Elba sulla potabilità dell’acqua, ha riferito che nella sua isola l’utilizzo di un dissalatore ha comportato per anni la corrosione dei tubi con diffusione del particolato ferroso proveniente dalle tubazioni.
Senza entrare in dettagli tecnici che comunque vi sono e anche rilevanti, gran parte delle condotte dell’acquedotto elbano è ancora di materiale ferroso che reagirebbe alla stessa aggressione chimica dell’acqua del dissalatore con effetti non dissimili da quanto già avvenuto a Ventotene. Se poi all’Isola d’Elba viene usata l’acqua minerale anche per fare un caffè o cuocere gli spaghetti, questo è tutto da vedere ma certo la prospettiva di un dissalatore il luogo delle risorse locali, non favorisce né o sviluppo turistico né l’opportunità di finanziamenti europei, quando il pubblico denaro all’Isola d’Elba viene utilizzato per certi impieghi.
Incertezza delle decisioni – Altrettanto incerto è il continuo impegno del Comune di Capoliveri, su cui dovrebbe essere instalalto l’impianto industriale di dissalazione, nel cercare di impedire la realizzazione di quest’opera nel proprio territorio, incardinando istanze amministrative a compartimenti stagni, ossia, che non tengono nel giusto conto gli esiti di quelle precedenti.
Il fatto stesso che Capoliveri ha ottenuto per effetto di un’ordinanza del TAR nel 2017 con riconferma nel 2019 del Consiglio di Stato, la possibilità di bloccare i lavori semplicemente per mancato consenso al loro proseguimento tra il Comune di Capoliveri e Enti di gestione, non può essere sostituita pretestuosamente con un presunto accordo avvenuto sulla parola. È vero che tra gentiluomini una stretta di mano vale più di un contratto, ma quando si tratta di Pubblica Amministrazione in uno Stato di diritto come appunto è l’Italia, gli accordi si fanno in modo ufficiale per iscritto su carta intestata con clausole chiare e precise e con tanto di numeri di protocollo, timbri, firme, date e riporto sugli appositi registri pubblici dell’atto deliberato e approvato a quella stessa data.
Alla domanda che molti si porranno se Capoliveri abbia ottemperato a quanto previsto per rendere valida e efficace un’ ipotetica intesa, fino a prova contraria la risposta è negativa. Ecco che allora l’accordo non sussiste e se lo stesso Comune intende avvalersi dalla circostanza, non c’è bisogno di incardinare ulteriori cause contro l’installazione del dissalatore.
Quale risultato – A questo punto sembrerebbe inutile, il condizionale è d’obbligo, riprendere in considerazione le prevaricazioni alle normative di legge che sono state evidenziate nel corso degli anni anche sulla stampa, compiute nei vari settori coinvolti nella costruzione di questo impianto industriale in una zona molto ecologicamente sensibile dell’Isola d’Elba. Per impedire il proseguimento della installazione non è quindi necessario dimostrare quali altri settori tecnici, ingegneristici, amministrativi, finanziari, contabili, ecologici, igienico-sanitari e forse anche urbanistici afferenti al piano di zona, siano stati violati. In questo periodo di ripresa economica voluta e sostenuta dall’Unione Europea, i fondi per un’opera completa e autonoma potrebbero essere disponibili per avere alla fine all’Isola d’Elba un moderno acquedotto di acqua potabile pura, gradevole, a volontà e a basso costo per tutte le esigenze, invernali, estive, locali e turistiche.