Pietro Vanessi, di origini venete ma romano di adozione è un artista irrequieto e nel contempo anche positivo ed aperto. La sua satira è diversa rispetto ad altri autori, che si occupa di Zen, della Morte, delle Coppie, del Sesso, di Dio e da altri argomenti considerati tabù.
L’artista, ci concede una breve intervista, dalla quale potremo capire la sua personalità e l’essenza della sua arte.
Ha avuto un breve periodo da pittore, che cosa le ha fatto decidere di passare alle vignette? Viceversa! Ho avuto un lungo periodo come vignettista e ho deciso di entrare in punta di piedi nella pittura. Perché l’Arte mi ha sempre appassionato e perché l’Arte comunica in maniera meno razionale e più spirituale ed emotiva, quasi sempre senza l’ausilio di parole. Perché parla alle emozioni e a componenti di noi, a cui difficilmente si ha accesso.
Si dice che è “più difficile far ridere che far piangere”, gli spunti per le sue vignette da dove nascono? In un momento storico come questo, far ridere è difficilissimo. Io prediligo quel campo “border-line” dove non sai proprio se ridere o se piangere. Le mie vignette sono in gran parte su quel filone.
Chi sono gli artisti a cui si ispira, se ce ne sono? Ho sempre amato artisti come Altan, Ellekappa, Mordillo, Jacovitti, Reiser, Wolinsky, Quino e altri. La mia è formazione passata come onnivoro lettore dei loro lavori. Se ora sono quel che sono lo devo principalmente a loro…
Preferisce lavorare ad un progetto da solo o le piace fare gruppo con altri artisti? Da solo è più soddisfacente, l’Ego gode di più, ma il lavoro di squadra è quello che preferisco. Specie se i collaboratori sono di un certo calibro. Mi piace tessere relazioni, fare nuove amicizie e scambiare pareri e favori coi colleghi. Sono un orso sì, ma amo molto il lavoro di squadra.
Ha pubblicato molti libri di vignette, precisamente nove al momento, quale personaggio preferisce e perché? Amo tutti i miei personaggi, direi indistintamente. In quest’epoca di pandemia e orrore, direi che oggi come oggi i miei preferiti sono due: la Morte Nasona (per il suo bieco cinismo) e l’Idiota Zen (per il suo culto della bellezza e di un mondo ideale di abbondanza e amore). Ovviamente, sono due lati del mio carattere, senz’ombra di dubbio.
Ha avuto momenti che non aveva ispirazione e non sapeva cosa disegnare? Quasi mai. Anzi. Ho sempre un sacco di idee che non riesco a realizzare o che butto giù “a matita” nella speranza di realizzarle in seguito. Ma poi vengo preso da altre idee che superano le prime che passano “in panchina” in attesa di “nascere”. Sono il partoriente e al tempo stesso l’osterico delle mie creature. Buona questa…!
Immagini di essere una terza persona, cosa penserebbe della satira di Pietro Vanessi? Penserei che questo autore è abbastanza profondo e fragile, ma al tempo stesso intelligente e sagace. E non credo che mi sbaglierei troppo…
Quali sono i suoi progetti per il futuro? Ora promuovo il nuovo libro collettivo “BohVax, la satira ai tempi della Pandemia” appena uscito e nel frattempo mi accingo a preparare un nuovo libricino tutto mio che uscirà tra qualche mese. No, direi che “non mi annoio no”, come diceva il Jova qualche annetto fa.
Eleonora Francescucci