“Neppure la rassegnazione sopravvive alla profanazione del coraggio di mamma Giada Giunti, icona confermata delle madri private per abuso di potere dei figli, che oggi è stata di nuovo colpita dalle inesauribili forze demolitrici dell’ordine giudiziario. L’oscurantismo della decisione anche della giudice della sezione esecuzioni mobiliari del Tribunale civile di Roma ha inflitto l’ennesima ferita alla ferrea resistenza di una madre che un destino che l’ha fatta precipitare nell’inferno dei tribunali dove si assiste alla transizione verso l’esperienza dell’abbandono della fiducia verso la “Giustizia”, così in una nota l’avvocato Priolo, legale di mamma Giada.
“L’elemento quantitativo offre la migliore architettura di una violenza istituzionalizza che comprende l’intera circonferenza dei vari elementi delle plurime azioni violente che Giada subisce da oltre dieci anni ed ancora il figlio adorato è lontano dalla casa dove ha avuto i natali da oltre cinque anni quando è stato rapito in un giorno di scuola. La giudice del procedimento esecutivo ha ignorato i complessi scritti difensivi, sostiene il legale della Giunti avv. Carlo Priolo, e neppure ha tenuto conto di quella somma (il triplo della pensione sociale) che la norma rende impignorabili. Cosi mamma coraggio, oltre ad essere stata condannata ad ulteriori spese di lite che sanno incassate dall’ex marito, viene sottoposta alla decurtazione mensile dal magro stipendio di circa 400 euro già dal due anni”.
“Vorremmo capire, continua l’avvocato Priolo, come si possa rigettare una opposizione nella quale si chiede di annullare il pignoramento di 1/5 dello stipendio della signora Giunti, non considerando che l’importo del triplo della pensione sociale che ammonta a circa 1400 euro risulta per legge impignorabile. Tra l’altro è stupefacente che il pignorante ha inserito tardivamente altri debiti che si era indicato di indicare.
Infatti, solo per il suo appartamento la Giunti paga circa 1.000 € al mese (la casa coniugale assegnata a mamma Giada è andata persa a te so che l’ex marito non ha pagato né le rate del mutuo, nel mantenimento e le spese straordinarie per il proprio figlio e il processo per ex articolo 570 c.p. è stato abilmente mandato in prescrizione, nonostante le integrazioni per art. 572 c.p. e la Giunti era stata chiamata come testimone) e 726 € di finanziamenti che ha dovuto chiedere al fine di ottemperare a tutte le spese a cui è stata costretta, avendo uno stipendio inferiore alla cifra sopra riportata. Alle spese sopraccitate vanno aggiunte tutte quelle spese che ogni mese qualsiasi persona deve affrontare come pure benzina, tutte le utenze, spese e visite mediche, gli alimenti ed altro. E’ oggettivo che a Giada Giunti le viene impedito anche di mangiare atteso le ulteriori spese a cui è stata condannata.
“Allontanata da mio figlio per “accuse” di essere “simbiotica”, condannata al pagamento di 147 mila euro di spese processuali, persi più di 280 mila euro, pignorati conti correnti e stipendio, rigettata anche l’opposizione, vuol dire che da oggi, mi metterò a dieta, ossia alla fame, visto che mi impediscono anche di mangiare oltre ad avermi fatto perdere tutto ciò che avevo, in primis mio figlio. Dormirò sotto i ponti”, dichiara Giada Giunti.
E’ ancora più pregnante che la frese pronunciata dal Primo Presidente di Corte d Cassazione Curzio “l’onore dei giudici consiste, come quello degli altri uomini, nel riparare i propri errori”, sembra non essere stata recepita”, conclude l’avvocato Priolo.