“Un no forte e chiaro all’eutanasia e al suicidio assistito. Un sì alla vita e all’accoglienza e alla cura di tutte le persone malate anche in fase terminale”. Così il Vicepresidente di ‘Pro Vvita e Famiglia’, Jacopo Coghe durante il convegno organizzato dall’associazione, ‘Eutanasia: vite da scartare?’, a cui hanno preso parte vari esponenti delle Istituzioni e della Chiesa. Tra questi, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, il cardinale e decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re il magistrato Alfredo Mantovano. Durante l’evento è stato anche presentato il comitato ‘No eutanasia legale’, con l’obiettivo di contrastare il referendum sull’eutanasia promosso dai Radicali italiani. Il primo atto del Comitato, fanno sapere gli ideatori, sarà quello di depositare presso la Consulta una memoria contro l’ammissibilità del quesito.
Il referendum dei Radicali- prosegue ancora Coghe- nasconde una grande operazione comunicativa. Non si tratta di un referendum sull’eutanasia bensì sull’omicidio del consenziente. Per quanto riguarda il testo unico del suicidio assisitito sappiamo che tutte le volte che sono stati messi dei paletti, questi paletti sono saltati. Oggi abbiamo avuto parole di conforto dal Santo Padre e dalla Chiesa e da tante personalità Illustri che hanno sposato la nostra causa”. Mi sembra fuori luogo che in un momento in cui il Paese si trova in difficoltà enormi il provvedimento sul fine vita debba immediatamente entrare alla Camera come se fosse una questione di emergenza nazionale a cui dare una risposta” ha detto il presidente del Family Day, Massimo Gandolfini,” sottolineando “la nostra opposizione nettissima al referendum radicale sull’omicidio del consenziente e un’opposizioe netta al disegno di legge che introdurrebbe la fattispecie della morte volontaria medicalmente assistita, dicesi eutanasia attiva, nel nosto ordinamento. Siamo contrari fondamentalmente perché la nostra Costituzione è nata per tutelare la salute come bene fondamentale dell’individuo, quindi è la salute, la vita da difendere, e non certo la deriva di determinare la morte di un soggetto che molte volte si trova in
condizioni talmente gravi da essere disperato. Alla legge 38 del 2010 sulle cure palliative non è stata data di fatto alcuna applicazione, mettiamo finanziamenti e forze culturali e fisiche per sostenere questa legge piuttosto che derive di questo tipo”.
L’organizzazione internazionale per la prevenzione del suicidio, ha detto il presidente dell’associazione Pro Vita e Famiglia, Toni Brandi, ha comunicato che vi sono circa 820mila suicidi l’anno, purtroppo in crescita esponenziale. Esiste la libertà di suicidio, c’è stata per duemila anni e ci sono anche modi innocui per suicidarsi. Ma può uno Stato facilitare il suicidio? Il problema è semplicemente che la causa principale per cui le persone sono in questa situazione è la depressione.. anche io- sono stato in depressione e confesso che, sia a Roma sia a Praga, dopo il cancro desideravo la fine di tutto. Ma queste persone hanno bisogno di amore e sostegno, devono essere curate perché ci sono le cure palliative che non sono ancora state applicate”.