Roma, 2 marzo 2022 – “Mi rende felice leggere che è finalmente stato siglato un accordo per stabilizzare il personale sanitario precario ed esternalizzato, anche quello che ha passato gli ultimi due anni a contrastare gli effetti della pandemia senza sapere quale futuro lavorativo gli sarebbe stato riservato. Sono contenta che in Regione si sia giunti a questo risultato ma vorrei ricordare, a chi oggi suona squilli di tromba, che tutto questo si sarebbe dovuto realizzare da anni anche grazie all’arrivo di finanziamenti statali. Tutte le parole di giubilo, oggi, quando si poteva fare molto di più prima, sanno tanto di propaganda, casualmente anche in vista delle prossime elezioni delle rappresentanze sindacali e regionali”.
“Già nel 2018, l’Assessore D’Amato si era dichiarato disponibile ad avviare un processo di re-internalizzazione dei servizi sanitari. A questa disponibilità però hanno poi fatto seguito solo annunci di accordi con le sigle sindacali, come quello del giugno 2019, in cui si è parlato di internalizzazione progressiva e salvaguardia del personale che svolge servizio di emergenza, per metà affidato al privato, mirato a valorizzare le competenze, l’esperienza e la professionalità dei lavoratori che abbiano già svolto il servizio. Un percorso graduale da completarsi entro 36 mesi che invece due anni dopo, a giugno del 2021 si concentra parzialmente sul personale dei mezzi di soccorso Ares 118 e nulla più.
Non dobbiamo dimenticare, tra l’altro, che stiamo parlando di tutte quelle donne e quegli uomini che chiamavamo ‘Angeli’ o ‘Eroi’ durante la pandemia, senza i quali, francamente, non so come sarebbe andato il corso della storia”.
“Per loro però, dalla Regione, solo parole che, a distanza di 3 anni e, ripeto, con soldi già arrivati dallo Stato e altri stanziati con la legge di stabilità 2022, non sono ad oggi convertiti in fatti reali. Non è certo difficile poter verificare come l’Assessore D’Amato e la direzione di Ares118 abbiano, negli anni, fatto ricorso a consulenze, proroghe e soprattutto esternalizzazioni di appalti a cooperative per il personale medico e sanitario all’interno degli ospedali e sui mezzi di soccorso, con costi estremamente onerosi per le casse regionali, privatizzando interi servizi e creando forti discriminazioni tra i lavoratori interni da una parte e quelli esterni dall’altra, che molto spesso vengono assunti a tempo determinato e sottoposti al ricatto del rinnovo del contratto.
“Del tanto sventolato piano triennale sembra ancora non essere stato pianificato un cronoprogramma in base al quale sapere cosa, come e soprattutto quando ciò che è stato promesso venga portato a termine. Tra questi lavoratori ci sono madri e padri di famiglia che dedicano la loro vita ad aiutare il prossimo ma non ricevono alcun sostegno concreto per pianificare il loro futuro. Mi auguro di ricevere risposte, nel minor tempo possibile dai diretti interessati, ad una mia interrogazione per conoscere le azioni intraprese o quelle da intraprendere, per razionalizzare e internalizzare i servizi sanitari del Lazio, affinché nessuno debba assistere ancora per lungo tempo ad annunci propagandistici a cui, come sempre, segue il nulla”
Cosi Francesca De Vito, consigliera al gruppo misto della Regione Lazio