Draghi, Cartabia, eccellenze, nobiltà laica, aristocrazia di stili, di eccelsi comportamenti, di grammatiche enunciate con bon ton, ascoltate le parole dei bambini che hanno dovuto disertare l’innato impegno alla grazia, alla grande bellezza, alla gioia di essere bambini.
Non il rude e antipatico Priolo, ma Carlo Pisacane e segnatamente Giuseppe Ferrari, appartenenti ad un gruppo di democratici del partito di Mazzini, hanno detto nel 1848: la libertà, la sovranità, l’indipendenza, non sono che menzogne là dove il ricco schiaccia il povero.
Draghi, Cartabia, non noi servi della gleba, ma i figli d’Italia, le madri coraggio, alcune donne parlamentari (Cinzia Leone, Stefania Ascani, Veronica Giannone) chiedono l’indipendenza dalla morsa di un imperante burocratismo amministrativo-giudiziario che limita le libertà costituzionalmente garantite, degrada l’unione di donna e uomo a vivere in un territorio dove si pratica la predazione degli affetti e dei sentimenti, dove organi della Pubblica Amministrazione tradiscono il giuramento rivolto allo Stato per esercitare la funzione con imparzialità e competenza professionale; dove figure istituzionali e private galvanizzate dal salvacondotto del giudicante si sentono autorizzate al saccheggio di esistenze e risorse familiari, prendendo in ostaggio i figli degli altri, abusando di un potere che dovrebbe essere esercitato per la difesa e il sostegno e comunque abusivo e violativo della legge di natura che vincola il nato, il figlio alla Madre, la Grande Madre Natura. La Legge della conservazione della specie umana, dell’energia vitale.
La sospensione, pur se dichiarata necessaria, del principio democratico della votazione, l’unica forma di espressione di volontà del popolo, ha generato nel popolo sovrano sfiducia e distacco dagli organi pubblici, frantumando la compattezza della comunità di appartenenza, degradando la cultura collettiva della etnia del luogo al dissennato concerto di analfabeti che occupano le tribune pubbliche, con la compiacenza degli editori dell’informazione, per proclamarsi maestri di teorie e teoremi di odio e di menzogna, autoproclamandosi docenti di saperi che non conoscono per impartire ai discenti dottrine di guerra e di divisione.
Dopo una lunga gestazione è cominciata la campagna di liberalizzazione dei bambini abusati, torturati, maltrattati, assassinati dalle bombe dell’aggressore straniero, dal coltello del padre violento. Bambini dimenticati dalla comunità di appartenenza, dal potere degli oligarchi di tutti i Paesi, dalle istituzioni, dallo Stato sia nella forma della Repubblica che in quella della Autocrazia.
Ora devono essere liberati dall’oppressione secolare di tutti coloro che si intestano abusivamente l’interesse dei minori, ignorando i loro bisogni, il loro essere persone, la loro necessità genetica di vivere con la madre che ha dato loro i natali. Tali soggetti, che assumono denominazioni che hanno più vicinanza con la criminalità organizzata, sono i primari aggressori della esistenza di piccole creature che devono essere amati e tutelati da tutti i componenti della società e da tutti gli adulti che abitano in altri territori, perché un bambino non figura in alcun registro che indica la condizione di straniero ed ha bisogno del visto di entrata.
Durante l’emergenza pandemica maggioranza ed opposizione con netti distinguo si sono mescolati al Governo che ha esercitato poteri eccezionali dovuti all’emergenza.
Ora è scoppiata la guerra, il mondo sarà diviso per altri 100 anni più della guerra fredda. Si ritorna alla regole della Repubblica parlamentare, salvo modifiche future, e delle divergenze su come affrontare il nuovo olocausto di figli e genitori che subiscono da millenni la tirannia del potenti di turno.
La guerra riporta a zero il cammino intrapreso e determina nuove gerarchie per governare e amministrare la ricostruzione.
La guerra non si conosce sui libri di scuola, al cinema, nelle lezioni degli esperti, nei racconti dei pochi sopravvissuti di quelle di ieri. La guerra deve essere vissuta per comprendere che il nemico è la guerra stessa. I vincitori e i vinti si alternano; i vinti di ieri saranno i vincitori di domani e le guerre segnaleranno il futuro dell’intera umanità tra distruzione e ricostruzione. La fine di una guerra giunge quando la conta dei morti da una parte e dall’altra raggiunge il livello della sopportabilità.
Poi, finita una guerra, inizierà la liturgia dei trattati che saranno decisi dai vincitori; ai vinti è concesso solo di firmare le carte dove sono scritte alcune verità e altrettante menzogne. Ma è l’inizio della guerra che verrà e sovente i vinti saranno i nuovi vincitori.
Oggi, in questo momento quale che siano i provvedimenti assunti o da assumere, il Governo italiano non possiede la legittimazione attiva a rappresentare il popolo sovrano. Prima di dimettersi per sanare in parte i danni causati può liberare 60.000 figli d’Italia sequestrati dallo Stato tiranno ed infoibati nei lager di Stato (case famiglia) o affidati da giudici conniventi con i corrotti a quei padri violenti che non hanno cittadinanza nel mondo soave dei bambini.
Così l’unico modello culturale da adottare è “amatevi gli uni con gli altri non c’è altra possibilità”
Lev Tolstoj condanna la guerra d’Abissinia
E’ accaduto un fatto terribile, che ha sconvolto non solo l’Italia ma tutta l’Europa. Che cosa è successo? E’ successo che in Abissinia sono state uccise e ferite alcune migliaia di giovani e sono stati sperperati diversi milioni, spremuti ad un popolo affamato e ridotto in miseria. E’ successo anche che il governo italiano ha subito una sconfitta e una umiliazione. Ma tutto ciò non è altro che quello a cui l’Italia si era venuta preparando nel corso nel corso di decenni e a cui si stanno preparando da venti anni l’America e l’Europa. Se si approntano gli eserciti è solo per combattere e mettersi in condizioni di essere uccisi; vincere o essere vinti è lo stesso: ancora non ci sono state guerre talmente vittoriose che non ci fossero morti anche fra i vincitori.
E’ possibile che si debba ancora aspettare che un Crispi o un Baratieri qualsiasi, per qualche suo meschino calcolo o interesse, derubi di nuovo il popolo dei suoi denari, lo irreggimenti nelle caserme, corrompendo il fiore della gioventù, e lo mandi, per un suo oscuro disegno, a morire in qualche parte dell’Abissinia o, cosa ancora più orribile, lo porti ad una guerra fratricida contro i francesi, i tedeschi, gli inglesi, i russi? E possibile che i popoli non si sveglino mai da quell’orribile inganno nel quale sono mantenuti per gli interessi del governo e delle classi dirigenti? E’ possibile che siano ancora necessarie quelle orrende guerre fratricide, alle quali adesso i governi e le classi dirigenti preparano tutti i popoli europei e americani?