Ogni bambino ha diritto a vivere nella sua famiglia amato dalla mamma e dal papà, salvo che non esista violenza in ambito familiare. Purtroppo oggi questo non avviene per circa 60 mila bambini sui quali si continua a lucrare, il cosiddetto sistema degli allontanamenti illeciti, il dramma del secolo.
Questo è un PAPA’, UN AMORE INFINITO (tu da piccolino)
C’è papà e papà. C’è il papà che ti cresce facendoti sentire tutto l’amore possibile, quel papà che si toglie il cibo dalla bocca pur di darti da mangiare, quel papà che si leva la giacca da dosso per riscaldarti a causa del freddo, quel papà che quando ti guarda ha già capito se sei felice o sei infelice. Il mio papà era questo e molto più di questo. Non averlo più al mio fianco è uno dei dolori più intensi, per gli abbracci che non posso più dargli, per l’amore che non posso più donargli e ricevere, per tutte quelle parole che avrei voluto ripetergli ancora ed ancora, per le sue parole che non posso più sentire. Ma lui lo sa, lo sente, da là su, dal paradiso mi ascolta, mi dà la forza, mi aiuta, mi ama. Me l’hanno portato via all’improvviso, mi hanno impedito di vivere con lui anche gli ultimi anni della sua vita, gli hanno impedito di veder crescere il suo primo ed amato nipote, gli è stato vietato di passare il tempo che desiderava trascorrere con lui. Aveva problemi al cuore, ma non diceva nulla a nessuno per non farci preoccupare, era così mio padre. Si emozionava per una sola parola detta, per un solo sguardo, per un solo abbraccio, questo è il ricordo che porterò per sempre nella mia vita.
E poi al mondo c’è un altro tipo di padre, quello violento con il proprio figlio, con i propri figli, un uomo violento con la moglie, compagna, colui che per punire la propria donna che si è permessa di lasciarlo chiede addirittura il collocamento in casa famiglia per il proprio figlio pur di annientare la propria ex moglie. E’ un femminicidio in vita, atteso che per una madre non servono le armi per ammazzarla, basta allontanarla dal proprio amato figlio per darle una non vita.
14 settembre 2016, esce la sentenza di allontanamento di mio figlio dalla sottoscritta, su decisione del giudice del tribunale per i minorenni, sono sprofondata nell’inferno, 11 giorni dopo il mio papà è morto per infarto cardiaco fulminante.
Quel 25 settembre del 2016 lo ricorderò come uno dei giorni più dolorosi della mia vita, alla notizia ferale che mio papà avevo avuto un infarto fulminante cedetti per la prima volta in vita mia, le gambe cedettero, finii a terra, non potevo immaginare che il mio uomo forte, quel uomo muscoloso, quell’uomo che mi aveva sempre protetto da tutti e tutto, sempre difeso, che mi aveva amato più della sua vita, non ci sarebbe più stato affianco a me, perché era morto. Perché accade agli uomini migliori, perché accade alle persone che danno amore e che si distinguono nella vita per la bontà, per l’amore, per l’altruismo? Non ho risposte, a volte sono proprio le persone migliori che “vanno via”.
Ancora 9 giorni dopo mio figlio, dopo la perdita di suo nonno, viene convocato dal tutore per comunicargli che doveva essere allontanato dalla propria mamma. Non serve alcun commento, bastano i fatti, i crimini commessi soprattutto su mio figlio per capire. Mio figlio fu minacciato dal tutore più volte, nonostante le dichiarazioni di violenza assistita.
Il 20 ottobre mio figlio viene ricoverato in ospedale per un mese a seguito delle torture, dei crimini commessi nei suoi confronti e delle violenze perpetrate da un uomo che non si può definire padre.
Il 21 ottobre il tutore mi denuncia per sequestro di persona, nonostante avesse ricevuto il giorno prima una pec dall’avvocato con la comunicazione del ricovero di mio figlio.
Era il 3 novembre 2016 quando si sono presentati due assistenti sociali nel reparto di pediatria, uno si è spacciato per assistente sociale diversamente era un operatore di una cooperativa che si appoggiava al municipio di appartenenza. Arrivano con la loro supponenza e mi dicono “ le diamo mezz’ora di tempo per preparare la borsa e portare suo figlio in casa famiglia”. La mia risposta è stata “ dovete passare sul mio cadavere per portarmi via mio figlio”. Ho chiamato subito i miei legali, polizia e carabinieri che sono intervenuti, hanno capito quanto stava succedendo, hanno parlato con mio figlio ed i servizi sociali hanno desistito dal sequestro, dalla rapina. Il curatore “speciale” si presenta in ospedale, mi sbatte fuori dalla stanza, fa uscire tutti i medici e cerca di “convincere mio figlio” ad andare in casa famiglia. Si sentivano le urla fin fuori dai corridoi, ma nessuno interveniva! Mio figlio si è sentito male e gli hanno dovuto mettere di nuovo la flebo.
Il giorno dopo arriva una relazione del tutore, colei che dovrebbe tutelare il minore, colei che non ha avuto il coraggio di presentarsi in ospedale per commettere il reato di sequestro di minore. Nella sua relazione inviata al giudice scrive quanto segue: “ era terrorizzato rifiutava di allontanarsi anche solo dal suo letto… piangeva in modo convulso, spaventato e tremante, si copriva sotto le coperte del letto non volendosi allontanare in alcun modo dalla madre……non si sarebbe allontanato spontaneamente ma solo se sollevato di peso e con l’utilizzo della forza.. non riusciva a smettere di piangere chiedendo di voler parlare con il giudice, poiché non vuole assolutamente allontanarsi dalla madre e non vuole vedere “quello” (il padre)…”Ma questa non è questa una dichiarazione di violenza? Mi pare di sì.
E così conclude: “ si chiede a codesto TM di emettere un nuovo provvedimento, ad integrazione del presente, che definisca in maniera dirimente la possibilità che si utilizza la forza pubblica per l’esecuzione dello stesso e farlo dimettere dall’ospedale per essere collocato in casa famiglia”. Questi sono i tutori che dovrebbero fare gli interessi dei minori, peccato che è stata trovata anche in conflitto di interessi con i responsabili della casa famiglia!
15 dicembre 2016 il giorno dell’incubo, del sequestro a scuola, quello che quando accade senti di vivere in un film dell’orrore, del terrore e non sai se si tratta di un incubo mentre dormi o è realtà. Poi ti accorgi che sei già sveglia e sei sprofondata nell’inferno, quello terreno.
Si sono presentati in 8 di cui 5 agenti dell’anticrimine nella scuola di mio figlio, con un espediente (un tradimento) l’hanno fatto uscire dalla classe, lo hanno portato in una stanza, hanno cercato di convincerlo a seguirli per portarlo in una casa famiglia. Dopo tre ore di pianti in cui mio figlio faceva presente che non potevano utilizzare violenza contro un bambino, che mi dovevano chiamare, due lo hanno preso per le braccia, uno per le gambe e mentre piangeva disperato, lo hanno trascinato per i corridoi della scuola, sbattuto in una macchina di servizio e collocato in una fatiscente casa famiglia. Non mi parlate di supremo interesse del minore! Diamogli un nome, queste si chiamano maltrattamenti e torture!
Il tutore, un assistente sociale nominata dal sindaco di Roma, mi chiamò per comunicarmi che mio figlio era stato rapito, ma prima di comunicarmi l’indirizzo di dove era stato portato, “mi minaccia” ben bene, ossia o collabori con gli operatori della casa famiglia o non ti facciamo vedere tuo figlio e se non accetterai le nostre regole (torture) e fare silenzio, allora ti buttiamo fuori casa e non ti facciamo vedere più tuo figlio, cosa poi effettivamente accaduta.
Dopo ore ed ore dal rapimento riesco a parlare con mio figlio e una volta saputo dove si trovasse corro da lui. Mentre ero al telefono mi diceva “ti prego fai più in fretta che puoi, io non ce la faccio più”. E cosa ci sta di superiore interesse per il minore quando si perpetrano violenze sui bambini, torture efferate commesse proprio da quelle istituzioni che dovrebbero impedire che vengano perpetrate violenza sui minori? Appena vedo mio figlio dopo essere stata rinchiusa in una stanza e cercato di “addestrami” mi racconta che lo avevano prelevato con la forza… “mi hanno buttato nella macchina ….. poi dopo mi hanno preso in 3 … alla fine mi hanno preso con la forza .. siamo stati 1 ora a parlare (erano 3 ore), io dicevo che non volevo andare, alla fine mi hanno preso in 3 con la forza e mi hanno messo in macchina …io dicevo voglio chiamare mamma, voglio mamma, voglio mamma. Poi mi hanno detto quando usciamo fuori te la faccio chiamare e non mi ha fatto chiamare, mi hanno fatto chiamare all’ultimo solo quando sono venuto qua..”
Io ero lì, distrutta, devastata cercavo di dare forza a mio figlio, ma era lui che dava forza a me, dicendomi che ormai era accaduto quanto di più atroce concepibile, qualcosa che mai ci saremmo aspettati, ma dovevamo risolvere “ la questione”. Era lui che mi dava la forza, io non ne avevo più. Sono dovuta andare via per imposizione dei responsabili di quella casa famiglia, lasciando lì mio figlio, dentro a quell’inferno tra persone senza cuore, senza dignità, in un posto malfamato, maleodorante, con la muffa alle pareti, tra persone indegne, uno schifo, una vergogna. Perché mio figlio doveva vivere in quell’inferno, in quello schifo, ci chiedevamo? E lui si chiedeva “ io non ho mai fatto nulla di male, guarda che bella vita che avevo con te ( e mi mostrava le nostre foto) perché devo vivere tutto questo, è “quello” che dovrebbe pagare per ciò che ha fatto, non io che non ho mai fatto nulla di male in vita mia”. Aveva perfettamente ragione, con il “quello” si riferiva ad un “padre” che ha chiesto ed ottenuto il collocamento in casa famiglia per il proprio figlio, per quei loschi traffici di bambini.
E’ bastato poco, un articolo di giornale, una intervista in tv, una sulla Rai e la signora Giunti che “ butta fango sulla casa” è stata allontanata da quella casa che di “famiglia” non ha proprio nulla. E’ bastata una falsa relazione per allontanarmi da mio figlio, dopo averci rinchiuso in una stanza senza farci uscire neppure nel giardino, nonostante gli abbia fatto presente che si trattava anche di sequestro di persona. Una volta sbattuta fuori per questa falsa relazione degli operatori della casa famiglia che percepivano 167 euro al giorno per mio figlio, non l’ho più visto per circa 4 mesi. Peraltro, la loro relazione era stata totalmente smentita dalla relazione del capo dei PM del Tribunale dei Minorenni (che ringrazio) che ha mandato un sostituto procuratore, uno psicologo esperto a parlare con mio figlio. Mio figlio ha dichiarato che soffriva tantissimo, che voleva tornare a casa dalla mamma, che veniva maltrattato, che non riusciva a dormire, che “ … con tono molto rabbioso afferma che se lui si trova in casa famiglia la colpa è di “quello”. Alla richiesta di precisare chi sia “quello”, spiega che si tratta del padre di cui non riesce neppure a pronunciare il nome e di cui non vuole assolutamente parlare; si lascia soltanto sfuggire che quando era piccolo “quello” gli faceva mangiare il glutine e che maltrattava la mamma anche in sua presenza. La notte a volte non riesce a dormire si mette a piangere.
Ripete con insistenza che il suo unico desiderio è quello di uscire dalla casa-famiglia per tornare dalla madre”. Delle dichiarazioni forti che sarebbero dovute essere prese in considerazione, invece!
Mio figlio ha scritto numerose lettere di cui una anche al Papa Francesco chiedendo di aiutarlo a farlo tornare dalla sua mamma. Nessuna risposta da alcuno..! Ha scritto un tema in classe sul sequestro a scuola, un tema sul “rispetto” quel rispetto che a lui è stato negato ed ha concluso che ” Secondo me, questa esperienza che ho vissuto, non deve insegnare niente a me, piuttosto a quelle tre persone che mi hanno PRESO CON LA FORZA e tutte le altre cose che mi hanno fatto… DOVREBBERO ESSERE LORO A CAPIRE QUALCOSA. Io penso di essere abbastanza rispettoso nei confronti degli altri perché ho capito come ci si sente a non essere rispettati. Voto 10!
Perché ho dovuto subire il regime di incontri protetti? Ho per caso commesso qualche reato? No, solo perché mi ero ribellata alle torture che venivano perpetrate su mio figlio.
Ma, conoscendo a fondo il sistema, non sarebbe cambiato niente, perché il modus operandi di questa gente, è sempre lo stesso o parli, o non parli, o denunci, o non denunci, o dici nero, o dici bianco, il loro “ interesse” è quello di buttarti fuori la fatiscente casa famiglia e vivere “ felici e sereni” con i loro guadagni illeciti senza scocciature di qualsiasi genere. Le mamme danno “fastidio” e noi continueremo a dare “fastidio”.
I servizi sociali hanno risposto che non avevano luoghi per gli incontri protetti.
Tra l’altro vedevo mio figlio era visibilmente gonfio, gli occhi gonfi, le mani spaccate a sangue, tutto intontito, gli veniva somministrato anche il glutine atteso che lui è celiaco, intollerante al glutine, accertato anche dalla esenzione ASL per malattia celiaca, come pure dal decreto della Corte d’Appello del 2014 che stabiliva una dieta priva di glutine. Neppure il decreto della Corte d’Appello è stato rispettato, come non lo ha rispettato lo stesso magistrato del Tribunale dei minorenni che nella motivazione ha anche scritto “è impressionante che la madre consideri il figlio celiaco quando poi non lo è..”.
Nei giorni dopo il sequestro non sono riuscita a dormire a casa mia senza mio figlio, senza poterlo abbracciare, guardarlo, rimboccarsi le lenzuola, svegliarlo la mattina, preparargli la colazione, prepararli quella stufetta calda per fargli trovare un ambiente sempre caldo pieno di amore. Ho avuto una persona in particolare vicino a me, senza del quale non ce l’avrei mai fatta, senza del quale anche oggi non ce la farei. A te dico grazie, immensamente grazie per quello che fai per me, per come lo fai e per come e quanto mi sei vicino.
Le mie giornate sono un’attesa che mio figlio ritorni a casa, le mie giornate sono un lavoro costante per riportare il mio figlio a casa, le mie giornate sono una lotta continua contro le ingiustizie.
La mia è una non vita, riprenderò a vivere solo quando mio figlio ritornerà a casa ed allora rinascerò per la seconda volta.
Oggi è la festa del papà ma solo per il figlio che ha la fortuna di avere quel padre amorevole come il mio, pensate a tutti quei bambini che devono passare giorni e giorni, mesi e mesi, anni ed anni ed anche il giorno della festa del papà con l’uomo che infligge violenza e torture quotidiane, il suo carnefice. Cosa c’è da festeggiare?
La terribile sequenza raccontata in un giorno di dolore per essere senza mio padre e senza il mio amato figlio, festeggiando nessuno. Mi avete strappato il cuore….
Di Giada Giunti