Si è tenuto ieri 26 marzo a Milano all’Auditorium Giorgio Gaber un incontro sul delicatissimo tema degli allontanamenti dei figli dalla propria famiglia.
“Per me questo è un momento di prevenzione, un momento di confronto su una tema così atroce e feroce che riguarda i più piccoli, che riguarda i bambini” così inizia il suo intervento la senatrice Cinzia Leone (m5s) vicepresidente della commissione d’inchiesta femminicidio nonché ogni forma di violenza di genere al Senato. Ed è proprio per la sua carica istituzionale e per il suo costate e determinato lavoro che ci fornisce dei dati che sono arrivati in Commissione, ossia che la maggior parte dei casi in Commissione riguardano “statisticamente in modo particolare della donne, non voglio discriminare o fare un discorso femminista – sottolinea la senatrice – purtroppo riguarda più donne che uomini”. Infatti cita dei dati ossia che quando le donne denunciano il partner maltrattante “ si va ad insinuare una spirale così perversa nei confronti della donna che denuncia,” con l’allontanamento dei figli dalle mamme. “Si insinua un procedimento civile e penale” nei tribunali specialmente dei minorenni e successivamente nei tribunali ordinari e nelle Corti d’Appello. “Quindi tutto questo purtroppo grava sul minore” e sulle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare e, quindi afferma la Leone che la donna “non denuncerà” per paura, attesa che non solo non viene protetta, ma cade nel profondo inferno della violenza istituzionale.
Da una indagine conoscitiva della Commissione d’inchiesta è emersa una percentuale “preoccupante”, il 60% di donne vivono in solitudine la violenza, “ ed una percentuale del 15% delle donne che denunciano”.
La vicepresidente cita il codice rosso e ritiene sia stato un ottimo strumento di tutela, “ sono aumentate le denunce, ma c’è ancora tanto da fare”.
La denuncia è importante nel momento in cui ci sono episodi di “violenza domestica e violenza assistita, per cui io da legislatrice consiglio a quelle donne vittime di violenze di denunciare, perché in realtà si è fatto, non si è fatto poco”.
A settembre del 2021 la commissione d’inchiesta ha approvato un emendamento – sottolinea la Leone “voluto dalla commissione” – in cui il giudice deve ascoltare il minore, atteso proprio che nella maggior parte delle decisioni emesse dei tribunali i bambini non sono mai stati ascoltati e, quindi, tali decisioni, secondo anche la Cassazione, sarebbero tutte nulle, oltre che devastanti per gli stessi minori. Danni incalcolabili.
La Leone si sofferma su dati che ormai si riscontrano da anni sia nella Commissione femminicidio al Senato e sia da dati che emergono dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, ossia che “ mi dispiace dirlo, ma è una magistratura per nulla etica, una Convenzione di Istanbul – l’Italia è stata una dei primi Paesi a ratificarla – per niente attuata e rappresentata a qualsiasi livello, compreso il Parlamento, lo dico con molto imbarazzo e mi scuso di questo”.
La senatrice precisa che il lavoro da fare è tanto, tantissimo, ma lo “dobbiamo fare tutti e lavorare in sinergia, fare squadra”, senza guardare al colore politico, perché “il tema non lo merita, il tema merita buon senso, lealtà ed onestà per queste persone che vivono la violenza, per i bambini che l’hanno vissuta in casa e per le torture continuano poi in queste terribili strutture che davvero meritano la chiusura”. Non poteva essere più chiara di così la vicepresidente della Commissione d’inchiesta al Senato.
La senatrice al termine del suo intervento, ci tiene a raccontare due vicende.
La prima riguarda un episodio avvenuto assieme alla collega, la consigliera regionale del Lazio (misto Lazio) Francesca De Vito con la quale si è recata in una casa famiglia, atteso che alla mamma L. R. (Paeseroma si è occupata più volte del caso della mamma in questione) a cui è stato sottratto il minore, non veniva concesso neppure una telefonata.
“Mi corre l’obbligo di dirlo, perché quando io parlo di magistratura non etica, lo dico con cognizione di causa, in base ai provvedimenti che abbiamo in Commissione sul femminicidio”, ma anche per quanto è successo a livello personale
“Io e Francesca ci siamo recati per portare la voce di una mamma che chiedeva di poter fare un video chiamata in prossimità delle feste di Natale. Ebbene siamo stati in questa struttura chiedendo questa cosa, quindi nel rispetto l’uno dell’altro (diversamente da quanto hanno cercato di fare credere) con toni pacati, con toni rispettosi “perché per noi l’interesse preminente era per quel bambino, farlo parlare con la mamma che non aveva notizie da mesi”.
La consigliera e la senatrice sono riuscite ad avere notizie del bimbo e di farlo parlare con la mamma, ma cosa è successo dopo? “Che i carissimi magistrati questo atteggiamento da parte nostra non l’hanno gradito” (la consigliera De Vito precisa che si stava andando contro il “sistema”) non era intenzione della senatrice unitamente alla consigliera “interferire nel lavoro dei magistrati”. La Leone precisa di aver più volte chiesto alla Ministra Cartabia di provvedere alle ispezioni nei tribunali per i minorenni soprattutto di Roma e Venezia “ perché quello che avviene in questi tribunali è vergognoso, la cara ministra Cartabia a tutt’ora l’ispezione non l’ho fatta e sono convinta che non la farà”.
“Sarebbe bene fare un pò di ispezioni” sottolinea la consigliera regionale De Vito, peraltro richieste ispettive che ormai vengono fatte sistematicamente anche da tantissime mamme proprio alla Cartabia.
“ Per ritornare a quella visita che noi abbiamo voluto fare lì, dal senso materno, dal senso politico, è arrivata una lettera dal Tribunale per i Minorenni (Roma) che ci accusava di dover stare nei limiti delle nostre competenze” e precisa giustamente la Leone che facendo parte della Commissione d’inchiesta ha anche un potere di sindacato ispettivo”. In sostanza “io quella cosa lì non dovevo farla”! “Mi devo aspettare un avviso di garanzia, mi devo cercare un avvocato, ma lo farò” ha tuonato con tanta determinazione la Leone, certa che la maggior parte degli allontanamenti sono stati decisi nella totale violazione delle normative e “ con una coscienza politica a posto” . La vicepresidente continua nel suo intervento deciso ed aggiunge “ serenità e tranquillità che quello che manca a livello delle istituzioni soprattutto nella magistratura. Se c’è un legislatore dotato di buon senso, che vuole fare politica con la P maiuscola, in modo neutro, che si può fare, ma purtroppo c’è dall’altra parte il potere giudiziario che non ci fa vedere bene, dobbiamo stare al nostro posto”. La Leone si distingue anche in questa affermazione che ormai da anni si riscontrano soprattutto nei casi di violenze sulle donne e di allontanamento dei minori delle famiglie.
La senatrice in chiusura del suo intervento porta la testimonianza di un caso che sta seguendo, un caso sul quale è stata depositata anche un’interrogazione parlamentare di una donna di 25 anni, Raffaelina Lambardi (Paeseroma ha seguito la drammatica storia di questa mamma alla quale sono stati allontanati i tre figli con vari articoli).
Raffaella era incinta, viveva assieme al compagno tunisino, hanno avuto una semplice discussione, i vicini di casa li hanno sentiti ed è scattata una segnalazione ai servizi sociali. Raffaelina non ha mai ricevuto dal compagno maltrattamenti o un abuso, ma nonostante ciò a seguito di quella segnalazione le sono stati allontanati i figli. Precedentemente era stata collocata insieme alla figlia in casa famiglia e poi con le solite “scuse” che gli operatori delle stesse case famiglia attuano in tutta Italia la mamma è stata “buttata fuori dalla casa famiglia”. Ormai è una dato certo, un modus operandi ben strutturato in tutta Italia, nel momento in cui il figlio o una figlia è stato collocato in una casa famiglia, prima iniziano gli incontri con la madre e successivamente a seguito delle false relazioni dei responsabili delle cause famiglie che percepiscono dai 100 ai 400 euro al giorno a bambino, queste mamme non vedranno più i loro figli. E’ “ovvio” che l’interesse dei responsabili della casa famiglia non è il superiore interesse del minore, perché l’interesse del minore non è mai sottrarlo violentemente alla famiglia, quanto più ricevere quelle salate rette per ogni minore. Casi del genere sono stati riscontrati in tutta Italia, è proprio il modus operandi ben strutturato e preciso ad opera a livello nazionale di tutta quella pletora che vive nei tribunali, compresi i consulenti ed i responsabili delle case famiglia.
Raffaelina, come tante altre mamme in tutta Italia, si trova senza i suoi figli.
E dovere precisare che non sono stati ancora forniti dati ufficiali ( risalgono al 2013-2015) su quanti minori sono stati allontanati dalle proprie famiglie, ma si stima dai 40 ai 60 mila bambini. Però un dato certo allarmante lo abbiamo, sono 23 bambini al giorno che vengono allontanati dai propri genitori, dati forniti dall’ex Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e da quanto emerso da uno studio dell’università di Padova.
La Leone conclude l’intervento auspicando risposte della Ministra della Giustizia Cartabia e dal Ministero della Salute.
La consigliera De Vito precisa che a seguito di quella visita nella casa famiglia per la mamma L. R. (Paeseroma ha più volte pubblicato articoli sul suo caso) e delle relazioni degli assistenti sociali, del tutore e dei responsabili della casa famiglia, ha ricevuto ulteriori limitazioni nei confronti delle visite e telefonate con il figlio. “Dopo la nostra visita la mamma non è stata autorizzata neppure a fare una telefonata sulla base di una relazione che presenta grandissime, gravissime inesattezze, che mi ha portato a presentare un esposto depositato alla Procura della Repubblica di Roma. Cerchiamo di capire pure che conseguenze avrà il mio esposto rispetto a “chi si permette di chiudere le porte all’amore di una madre”, conclude la De Vito.
Si ringraziano gli organizzatori che hanno tanto voluto questo incontro