“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano i giocare”. La storica frase di John Belushi in “Animal house” film cult di fine anni ’70, descrive perfettamente le intenzioni di Lorenzo Zurino, presidente e fondatore dello IEF- Forum Italiano dell’Export, think-thank che oggi riunisce 940 tra aziende, associazioni, istituzioni interessate a vario titolo all’export e al Made in Italy.
Il giovane ma già affermato imprenditore sorrentino, in un momento estremamente complicato per l’economia italiana e internazionale ha aumentato i propri sforzi per sostenere, con le parole ed i progetti concreti, i settori dell’economia nazionale maggiormente legati alle esportazioni, in grave sofferenza tra aumento della bolletta energetica, costi dei container saliti a livelli insostenibili, sanzioni che bloccano l’accesso a mercati tradizionalmente molto profittevoli per l’Italia.
E’ stata proprio la volontà di aiutare concretamente le aziende italiane a proiettarsi nel modo più efficace possibile sui mercati internazionali, una delle mission fondamentali del Forum Italiano dell’Export, che ha spinto Zurino a dare vita ad un tour nelle principali piazze economiche mondiali. Dopo New York nel gennaio 2020, il Forum è sbarcato il 21 marzo scorso a Dubai nella splendida cornice del V-Hotel nell’Al Abtoor Complex. Una delegazione di aziende italiane appartenenti ai settori dell’agroalimentare, del farmaceutico, dell’automazione e dell’innovazione ha incontrato importanti imprenditori e rappresentanti istituzionali degli Emirati Arabi Uniti, tra i quali Fahad Al Gergawi, amministratore delegato della Dubai Investment Development Agency – Dubai FDI; e Rashid Al Habtoor proprietario dello splendido complesso che ha ospitato l’evento. All’incontro hanno partecipato anche l’ambasciatore italiano negli EAU Nicola Lener e il direttore dell’ICE di Dubai Andrea Scarpa.
Presidente Zurino cosa caratterizza il Forum Italiano dell’Export dalle altre realtà che si occupano di questo tema?
Il Forum è ormai il primo think thank italiano che parla di Made in Italy, nato secondo un modello di network anglosassone che non è mai fine a se stesso. Chi partecipa alle nostre iniziative porta sempre a casa un’esperienza, incontri di alto profilo e indicazioni molto pratiche su come aumentare il proprio presidio su quel mercato di riferimento. Il tutto a titolo completamente gratuito in quanto non ci sono quote d’iscrizione al Forum e alle sue iniziative.
Qual è stato il valore aggiunto dell’evento di Dubai?
L’evento si è caratterizzato per un approccio estremamente pratico, mirato a trasmettere alle aziende italiane informazioni utili a sfruttare le grandissime opportunità presenti sul mercato degli Emirati Arabi Uniti. La nostra delegazione ha avuto modo, inoltre, di raccontare i propri talenti e le proprie capacità ad una platea estremamente autorevole e interessata al Made in Italy. Le aziende italiane intervenute all’evento sono state infatti accolte dal responsabile della Dubai Investment Development Agency che si occupa degli investimenti esteri negli Emirati e hanno avuto modo di conoscere il terzo uomo più facoltoso del paese, Rashid Al Abtoor che ci ha messo a disposizione una struttura meravigliosa dove si respirava tanta italianità pur in contesto molto internazionale con 940 dipendenti di 17 nazionalità diverse.
Che è impressione ha avuto degli Emirati?
Ho visto un paese particolarmente attento alle individualità rappresentate dalle altre culture e in cui l’integrazione nel rispetto delle differenze è di casa. Ho riscontrato inoltre una grande propensione al commercio internazionale e sono rimasto particolarmente colpito dal padiglione italiano all’Expo che costituisce un ottimo biglietto da visita per il nostro paese. Il Made in Italy ha ottime potenzialità di crescita non solo negli Emirati ma in tutto il mondo. Purtroppo c’è un problema.
Quale?
C’è una grande fame di Made in Italy nel Mondo, di italianità organizzata e di competenza ma purtroppo molto spesso manca la capacità di intercettare queste esigenze. Dobbiamo uscire dall’ossimoro “piccolo è bello” che negli Emirati e in tanti altri paesi è assolutamente velleitario e non competitivo a certi livelli. Dobbiamo farci carico del nanismo imprenditoriale italiano e conquistare i tantissimi mercati nel mondo ancora non adeguatamente sfruttati nelle loro potenzialità.
Il Forum è nato con l’obiettivo di porre la promozione dell’export all’attenzione del Sistema Paese. Che messaggio arriva dall’incontro di Dubai?
In questo momento molto difficile credo sia importante ricordare che la diplomazia commerciale può aiutare nella risoluzione delle controversie internazionali e sostenere la diplomazia vera e propria. Più gli scambi tra due paesi sono fitti e più è probabile che quei due paesi siano in pace tra loro.
Qual è il bilancio dell’evento emiratino?
Assolutamente positivo tanto che, a pochi giorni dalla conclusione, posso dire che un’azienda della delegazione ha nuovi clienti sul mercato locale. La tappa di Dubai conferma che L’Italia ha un’eccellente immagine nel mondo ma purtroppo non è ancora capace di sfruttare pienamente questo patrimonio.
Dopo gli Emirati Arabi Uniti quale sarà la prossima tappa del tour IEF?
Stiamo già preparando il prossimo appuntamento che vedrà il Forum a Nashville e Seattle. Il mercato americano è grande e presenta sempre ottime opportunità.
Tra pandemia non ancora sconfitta e conflitto in Ucraina quali altre minacce vede per l’export italiano?
Sono particolarmente preoccupato per l’aumento indiscriminato e ingiustificato del costo del container, una situazione che rischia di mettere le aziende esportatrici italiane assolutamente fuori mercato. È necessario intervenire subito perché ho paura che sia in atto una forte speculazione a causa della quale stiamo già perdendo molti clienti. Basti pensare che il costo di un container sulla tratta Napoli – USA prima della pandemia era di circa 1750 euro mentre oggi lo stesso container costa 8400 euro. Altro esempio: un container da Napoli all’Australia costava meno di 10.000 euro mentre adesso costa praticamente il doppio. Una situazione insostenibile.