“Da esattamente un anno non si hanno più notizie di Saman Abbas. Saman aveva 18 anni, era di origini pakistane e viveva a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, dove si era ribellata a un matrimonio forzato impostole dalla sua stessa famiglia.
Saman sognava un futuro libero e felice e fa male anche solo immaginare gli ultimi momenti della sua vita mentre cerca disperatamente di difendere quella libertà conquistata e pagata a caro prezzo.
Sacrificata dai suoi familiari all’altare del disonore, uccisa non da un singolo uomo, ma da un intero sistema patriarcale, retrogrado e sessista. Saman aveva fatto tutto quello che lo Stato chiede di fare in caso di violenza. Aveva denunciato la costrizione ed era stata accolta in una casa rifugio.
Ma a causa di un vuoto normativo, non avendo con sé i documenti, è dovuta tornare a casa per riprenderli. L’epilogo è quello che conosciamo.
Il rilascio immediato del permesso di soggiorno a chi denuncia il reato di matrimonio forzato è condizione necessaria perché la vittima possa svincolarsi dalla famiglia di origine ed essere autonoma e indipendente.
Questo è ciò che prevede la proposta di legge, cosiddetta Saman, a mia prima firma, approvata alla Camera e ora in esame al Senato.
Una proposta che si inserisce nel solco già tracciato dal Codice Rosso, fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle, che punisce chi con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile.
Mettiamo in campo ogni strumento per contrastare una tradizione arcaica e violenta.
Non abbiamo potuto salvare Saman, ma stiamo costruendo una rete di salvataggio per le altre vittime figlie della medesima cultura. Un anno dopo, siamo tutte Saman Abbas”, così in una nota la deputata Stefania Ascari (M5S), commissione giustizia ed antimafia, capogruppo Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.
Di Giada Giunti