AGI – L’Italia è uno dei Paesi che “crede in una possibile soluzione diplomatica” alla guerra in Ucraina, e anche se “siamo ancora nel pieno del conflitto, potrebbero aprirsi finestre di opportunità e noi potremmo cercare di dare un nostro contributo per cercare di riavviare il percorso negoziale”. Lo ha spiegato all’AGI, in un colloquio dal suo ufficio all’ambasciata italiana a Kiev, l’ambasciatore Pierfrancesco Zazo, uno dei primi rappresentanti diplomatici a fare ritorno nella capitale dopo il ritiro dei russi e dopo che, all’inizio del conflitto, era stato fra gli ultimi a lasciarla.
Il primo passo, ha osservato, “dovrebbe essere il cessate il fuoco, e poi un possibile accordo di pace, come più volte evidenziato dal ministro Di Maio”. L’Italia – ha ricordato – è uno dei Paesi, con Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Polonia e Turchia, che ha dato la sua disponibilità a fungere da garante se ci dovesse essere l’accordo”.
Grazie alle buone relazioni bilaterali che Roma aveva prima della guerra sia con Kiev che con Mosca, l’Italia è stata da subito candidata a un ruolo diplomatico nella crisi: “E’ stato riconosciuto all’Italia di avere la predisposizione di capire i diversi punti di vista e la capacità di trovare un punto di contatto. Quando è iniziata la guerra, il ministro era appena stato a Kiev e Mosca. Ci chiesero di farci portavoce con il Cremlino delle conseguenze catastrofiche che avrebbe avuto una escalation”, ha spiegato l’ambasciatore.
L’apertura del presidente Zelensky, che ha ipotizzato un ritiro russo alle posizioni precedenti il 24 febbraio, secondo Zazo “è importante e indicativa del suo desiderio di fermare la guerra” anche se “è difficile per gli ucraini cedere sul Donbass”.
Sul tema della neutralità rispetto all’Alleanza atlantica, dovrà andare di pari passo con una prospettiva concreta di ingresso nell’Unione europea, ma la questione delle garanzie si è invece fatta “particolarmente complessa” e, ha spiegato Zazo, “gli ucraini vorrebbero che fra i Paesi garanti ci fosse anche la Cina”, che invece per ora ha mantenuto toni prudenti.
Il primo obiettivo è il cessate il fuoco
“E’ una sfida molto importante in questo contesto, ma noi crediamo veramente in una soluzione negoziale, nonostante le obiettive condizioni di difficoltà e il fatto che più si va avanti e più la situazione si incancrenisce. Per ora prevale una componente emotiva, e molto dipenderà da che cosa succederà nei prossimi giorni in Russia”.
“Dobbiamo evitare l’escalation, e il primo obiettivo è il cessate il fuoco”. L’Onu, che ieri ha adottato all’unanimità dei Paesi del Consiglio di sicurezza il primo documento in cui auspica una soluzione pacifica alla crisi, “ha incontrato qui difficoltà enormi per riuscire a realizzare i corridoi umanitari. Ho incontrato l’inviato speciale per la crisi, Amin Awad, che ha avuto lo stesso ruolo in Siria e ha detto che i problemi nel riuscire a organizzare i corridoi sono gli stessi, al di là degli aspetti politici”.
Si attende il 9 maggio
Ora però gli occhi sono tutti puntati sul 9 maggio e su quello che la Russia sta preparando in vista del Den’Pobedy o giorno della vittoria (sul nazismo alla fine della Seconda guerra mondiale ndr): “E’ difficile fare previsioni – ha spiegato Zazo – al momento siamo nel pieno dell’intensificazione del conflitto, i russi cercano di impadronirsi dell’intero Donbass e della fascia costiera sul Mar Nero. Ma vediamo una forte resistenza ucraina, e alla vigilia del 9 maggio possiamo dire che quegli obiettivi minimi che Mosca puntava a raggiungere probabilmente non verranno conseguiti”. Ora “gli Ucraini parlano solo di resistenza armata, perché, pensano ‘più resistiamo e più siamo in posizione di forza’”.
Ma il Paese è in attesa “della prossima mossa di Putin: per il 9, gli scenari sono vari, una mobilitazione generale o il proseguimento delle attività militari in modo meno intenso”. I negoziatori ucraini, ha spiegato ancora Zazo, “hanno riferito della sensazione che le controparti russe non avessero mandati precisi dal presidente. L’unico progresso può venire da un colloquio diretto fra i presidenti, come ha proposto Zelensky in diverse occasioni”.
Una iniezione di fiducia all’Ucraina è derivata dal “fatto di essere riusciti a salvare Kiev” oltre che “dal grande sostegno dei Paesi occidentali”.
Kiev e l’appoggio dell’Italia
Dell’Italia, l’Ucraina apprezza particolarmente “non solo il fatto che sosteniamo le sua aspirazioni europee, ma anche gli sforzi del governo italiano per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e la grande generosità nell’accoglienza dei rifugiati”.
Zazo, che a Kiev aveva già lavorato come primo consigliere, 20 anni fa, ed è sposato con una signora ucraina (russofona), fin dal suo arrivo come ambasciatore all’inizio del 2021 ha notato un cambiamento profondo nella società del Paese.
“Una delle cose che più mi ha colpito – ha spiegato – è che ora i giovani guardano a occidente, parlano inglese: il processo di desovietizzazione è stato molto rapido. Vent’anni fa l’Ucraina era divisa a metà: nella parte russofona, a Est, i partiti filorussi erano ancora molto forti. Ora si continua a parlare russo, non è vero che ci sia una discriminazione, ma anche i russofoni si sentono ucraini. Con la guerra nel Donbass, e, prima ancora, con le rivoluzioni arancione e Maidan, e grazie a 30 anni di indipendenza, la Russia ha perso il cuore degli ucraini.
La riapertura dell’ambasciata
All’ambasciata italiana, l’attività non si è mai interrotta: fra gli ultimi a lasciare Kiev dopo l’inizio dell’attacco russo e fra i primi a tornarci dopo il ritiro delle forze di Mosca dal Nord del Paese, l’ambasciatore Pierfrancesco Zazo ha lavorato per un mese e mezzo da Leopoli.
“Riposizionarsi a Leopoli è stata una scelta giusta – ha detto – Assieme al collega francese abbiamo avuto una posizione privilegiata per il mantenimento dei contatti con gli esponenti del governo e del parlamento ucraini, che viaggiavano spesso da Kiev. Ora che siamo tornati, dando immediatamente seguito a una nota verbale con cui invitavano i diplomatici a fare ritorno nella capitale, abbiamo rafforzato i già ottimi rapporti con il governo e le forze politiche, sottolineando la nostra solidarietà e vicinanza”.
Ma un altro punto importante, ha sottolineato l’ambasciatore, è che “riaprire l’ambasciata significa credere nell’azione diplomatica”; e, ancora, “rafforzare i rapporti economici”.
L’Italia, ha spiegato Zazo, “è la terza economia europea, la seconda industria manifatturiera con un sistema economico per certi versi complementare a quello ucraino e potrà svolgere un ruolo importantissimo negli sforzi di ricostruzione del Paese”.
Roma “sostiene le aspirazioni europee dell’Ucraina e una crescente integrazione economica ucraina nell’Unione europea potrebbe avere aspetti positivi per l’Italia: è un Paese che dispone di risorse umane qualificate, di un’ampia disponibilità di materie prime e minerali rari, non solo nel Donbass, e di grandi potenzialità nel settore agroindustriale”.
Piero Santarelli