Alle ore 11.30 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la II Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. La Giornata si celebra la quarta domenica di luglio – quest’anno il 24 luglio – sul tema: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Sal 92,15). Sono intervenuti l’Em.mo Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; il Dott. Vittorio Scelzo, Incaricato per la pastorale degli anziani del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; la Sig.ra Maria Francis, Communio – Conference of Catholic Bishops of India, Bangalore – India; la Sig.ra Giancarla Panizza, Auser Associazione per l’invecchiamento attivo, Sartirana (PV) – Italia.
Intervento dell’Em.mo Card. Kevin Farrell:
“La celebrazione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è un segnale di quanto gli anziani siano importanti nel Magistero di Papa Francesco. Dall’inizio del suo ministero, non si contano le occasioni nelle quali Egli ha ricordato quanto sia necessario contrastare la cultura dello scarto, favorire il dialogo tra le generazioni, preservare le radici dei popoli e custodire la memoria. Da alcuni mercoledì, poi, le Udienze Generali sono dedicate al tema della vecchiaia e in esse ci viene offerta una riflessione originale su un’età della vita che ci preoccupa e che – come troviamo scritto nel Messaggio che oggi presentiamo – nessuno ci ha preparato ad affrontare. Il Santo Padre ci invita a prendere coscienza della rilevanza degli anziani nella vita delle società e delle nostre comunità e a farlo in maniera non episodica, ma strutturale. Non si tratta, cioè, di rincorrere un’emergenza, ma di porre le basi per un lavoro pastorale di lungo periodo che ci coinvolgerà per i decenni a venire. Per questo ha voluto istituire una Giornata Mondiale destinata ad essere celebrata ogni anno e a segnare il tempo liturgico da ora in avanti. Per lo stesso motivo, nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, per la prima volta, la cura pastorale degli anziani è indicata come una delle competenze principali – al pari di quella giovanile – di un Dicastero della Curia Romana (cfr. § 128). Volenti o nolenti, il tema degli anziani condizionerà il nostro futuro.
Del resto in alcuni paesi del mondo – specialmente in Europa e America del Nord – essi rappresentano il 20% o più della popolazione. All’interno delle nostre comunità si impone, perciò, un cambiamento di prospettiva, mettendo da parte quei ragionamenti che fanno apparire gli anziani come persone lontane ed estranee di cui occuparci. Guardando ai banchi delle nostre chiese, il più delle volte, essi sono popolati soprattutto da persone in là con gli anni. Parlare, dunque, solo “degli anziani” ha poco senso, se sono principalmente loro, in chiesa, ad ascoltarci. È giunta ormai l’ora per noi, d’imparare a parlare “agli anziani”.
Per questo il Santo Padre insiste sulla necessità che si delinei una pastorale ordinaria di questa stagione della vita e il messaggio che oggi presentiamo è un chiaro esempio di questa preoccupazione. Oltre a ribadire l’importanza di contrastare la cultura dello scarto, il Papa sembra voler offrire dei punti di riferimento a chi vive lo smarrimento di scoprirsi invecchiato. La pandemia ha contribuito ad aumentare i timori di molti e dobbiamo porci il problema di come riportare in chiesa coloro che hanno smesso di frequentarla per paura del contagio. Il mondo cambia ad una velocità alla quale si fa fatica a tenere testa e subentra in molti la sensazione di non essere più utili, finendo per interiorizzare l’idea che non si possano più portare frutti. Proprio per rispondere a queste inquietudini – con cuore di padre e con l’esperienza diretta di chi vive questa età della vita – Papa Francesco indica alcuni tesori propri di questa stagione: dei pilastri sui quali costruire una vera e propria spiritualità della vecchiaia. Il primo è quello della tenerezza. In particolare in questo momento storico, mentre il mondo assiste attonito ad una guerra insensata, il Papa invita a “smilitarizzare i cuori” e affida ai nonni una “grande responsabilità: insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti”. La tenerezza, come ha detto altre volte, è una vera e propria rivoluzione ed essa si addice in maniera particolare ai nonni e agli anziani. In questa battaglia, culturale e spirituale, essi non sono la retrovia, ma la prima linea, quelli chiamati a dare un esempio. “Abbiamo affinato la nostra umanità nel prenderci cura del prossimo – scrive il Papa – e oggi possiamo essere maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli”. La tenerezza non può essere ridotta a una consolazione per i deboli, ma è ciò di cui il mondo ha veramente bisogno oggi: una vera alternativa alla logica della violenza e della guerra. Ci stiamo abituando ad un linguaggio e ad un atteggiamento bellicoso. Impariamo dai nonni la via della tenerezza!
Il secondo elemento fondante di una spiritualità della vecchiaia è la custodia. È una missione che il Papa affida in maniera particolare agli anziani e che, pur riguardando in primo luogo l’ambito familiare, non si esaurisce in esso. “Uno dei frutti che siamo chiamati a portare è quello di custodire il mondo. «Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio»; ma oggi è il tempo di tenere sulle nostre ginocchia – con l’aiuto concreto o anche solo con la preghiera –, insieme ai nostri, quei tanti nipoti impauriti che non abbiamo ancora conosciuto e che magari fuggono dalla guerra o soffrono per essa. Custodiamo nel nostro cuore – come faceva San Giuseppe, padre tenero e premuroso – i piccoli dell’Ucraina, dell’Afghanistan, del Sud Sudan…”. In queste parole c’è il sogno che il legame tra nonno e nipote possa divenire il paradigma dei rapporti tra le persone e c’è l’idea che questa generazione abbia un compito preciso: quello di custodire e proteggere.
Il terzo pilastro della spiritualità della vecchiaia di cui parla il Papa è la preghiera. Nel messaggio essa viene definita come lo strumento “più appropriato alla nostra età” ed è l’unico di cui non può essere privato nemmeno chi vive una fragilità estrema. Ma pregare – specialmente per la generazione che oggi vive il tempo della vecchiaia e che è cresciuta in anni segnati dalla secolarizzazione – è un’arte che bisogna apprendere e che non può più essere data per scontata. È necessario nutrirla con la Parola di Dio e la partecipazione alla vita della Chiesa. Il messaggio del Papa per la prossima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è l’alternativa alla cultura dello scarto: aiuta tutti noi, e gli anziani stessi, a comprendere che – lungi dall’essere materiale da gettar via – hanno una precisa vocazione all’interno delle nostre comunità. In questo tempo che brama la pace, la Chiesa ha un grande bisogno di anziani, che abbiano il “dono” della tenerezza, che siano capaci di custodire e d’intercedere.”
Intervento del Dott. Vittorio Scelzo:
“Oggi, oltre al messaggio del Santo Padre, vi presentiamo anche il logo della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. La necessità di creare un logo nasce dall’esperienza della prima edizione della Giornata che – a fianco della celebrazione romana – è stata vissuta, in maniera per noi inaspettata, in moltissime realtà diocesane, parrocchiali ed associative. Dopo di me, Maria Francis da Bangalore, racconterà quello che è stato fatto in India. È ciò che vorremmo accadesse anche quest’anno. Un’esperienza così multiforme aveva bisogno di un elemento unificatore – di un simbolo – che aiutasse a ricondurre la molteplicità dei gesti compiuti ad un’unica visione condivisa.
Papa Francesco, nell’Angelus in cui ha annunciato l’indizione della Giornata, l’ha descritta come una “festa dell’incontro” e, per questo motivo, abbiamo scelto come logo dell’evento un abbraccio. In esso si può leggere in filigrana il legame, sul quale il Santo Padre insiste così tanto, tra i nonni e i loro nipoti, ma ad abbracciarsi potrebbero anche essere due sposi invecchiati negli anni, ma cresciuti nell’amore reciproco; oppure due anziane che, visto il declinare delle forze e le risorse limitate, scelgono di vivere insieme per supportarsi reciprocamente; o anche un giovane che va incontro ad un anziano solo per festeggiare la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Il logo cela anche la nostalgia di quando ci si poteva abbracciare con libertà e manifesta il desiderio che si possa riprendere presto a farlo anche nei luoghi nei quali ciò è ancora inspiegabilmente interdetto.
La vecchiaia è la stagione della vita in cui è più evidente il valore dei legami e nella quale si comprende come la solitudine sia sempre un male – “Non è bene che l’uomo sia solo” dice la Scrittura – e, spesso, come abbiamo visto durante la pandemia, uccida. Per questo l’abbraccio della Chiesa, anche attraverso la celebrazione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani vuole essere più forte di ogni solitudine e l’auspicio che formuliamo è che ogni comunità trovi il modo di raggiungere tutti. “Vi invito – dice il Papa – ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono dall’avvenire, e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita agli anziani soli è un’opera di misericordia del nostro tempo!”
La visita – accanto alla celebrazione di una messa dedicata agli anziani il 24 luglio – è il cuore della celebrazione della Giornata. Essa è un segno evidente della Chiesa in uscita e del desiderio di fare festa con tutti. Accogliendo il suggerimento del Santo Padre, proponiamo che in ogni parrocchia si compia lo sforzo di andare a visitare tutti gli anziani del territorio, in particolare quelli più soli. L’abbraccio è anche l’alternativa alla cultura dello scarto. C’è, poi, una dimensione sociale dell’abbraccio a cui ha già fatto cenno Sua Eminenza, il Card. Farrell: è quella che il Papa chiama la rivoluzione della tenerezza. Si tratta di un cambiamento profondo delle nostre società che il Santo Padre auspica da tempo e che, in questo frangente segnato dalla guerra in Ucraina, acquista ulteriore valore. Di fronte ad un mondo nel quale le parole si fanno sempre più dure ed i muri tra le persone continuano ad alzarsi, emerge la proposta della mitezza come modo di essere. Nel messaggio si parla della necessità di “smilitarizzare i cuori” quasi a purificare un’aria inquinata dalla retorica del nemico e da atteggiamenti contrapposti. A questo proposito, nel messaggio è contenuto un pressante invito agli anziani a pregare per la pace che si accompagna alla richiesta fatta dopo l’Angelus di domenica scorsa di recitare ogni giorno di maggio il Rosario per la riconciliazione in Ucraina.
La fragilità degli anziani – ed anche il loro arrendersi alla necessità che qualcuno si prenda cura di loro – mostra che l’autosufficienza è sempre un’illusione pericolosa. L’abbraccio, in questo caso, può essere quello di chi sostiene il loro incedere incerto e impedisce loro di cadere. “Non ci si salva da soli, – scrive il Santo Padre – la felicità è un pane che si mangia insieme. Testimoniamolo a coloro che si illudono di trovare realizzazione personale e successo nella contrapposizione. Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire – spesso da persone che provengono da altri Paesi – è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario”. E ciò che è vero per i singoli, lo è anche per le nazioni. La Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, in questo 2022 segnato dalla contrapposizione, vuole essere un momento per vivere la Chiesa in uscita e per indicare sommessamente una strada: quella di divenire – anziani e no – “artefici della rivoluzione della tenerezza, per liberare insieme il mondo dall’ombra della solitudine e dal demone della guerra”.
Intervento della Sig.ra Maria Francis:
“Il mio nome è Maria Francis. Vengo dall’India. Di professione sono un ingegnere in telecomunicazioni, ma sono anche una missionaria che lavora con i giovani e un membro del team di Communio, che è un progetto della Chiesa indiana che aiuta la Chiesa nelle zone rurali. Ho avuto il privilegio alcuni anni fa di vivere con e di accompagnare mio nonno che aveva 93 anni in una fase molto buia della sua vita. Sua moglie (mia nonna) era appena morta, e lui si stava abituando alla vita senza colei che era stata la sua compagna per 60 anni. Ci sono state alcune sfide per me, come reimpostare il mio orologio biologico per adattarlo ai suoi orari e ai suoi pasti, essere sempre all’erta per assicurarmi che non cadesse, essere presente per i suoi bisogni, e bilanciare il mio lavoro di ingegnere lavorando in remoto da casa. Eravamo solo io e lui in casa tutto il giorno. L’Imitazione di Cristo dice: “Lo Spirito Santo è capace di insegnare molto senza il rumore di molte parole” e questa è stata l’esperienza che ho fatto in quei giorni. L’immagine quotidiana che vedevo di lui che recitava il rosario e che pazientemente si rassegnava alla volontà di Dio senza lamentarsi mi riempiva il cuore di tanta luce. Da lui ho imparato ad adattarmi ai cambiamenti e a non lamentarmi o incolpare Dio per le cose che accadono al di fuori del mio controllo. Mio nonno non parlava molto, ma il Signore ha fatto emergere in me un bisogno che non sapevo esistesse e l’ha riempito con il suo amore attraverso questa persona anziana. Un’esperienza che ho fatto è stata anche quella di vivere nella paura pensando che mio nonno sarebbe morto da un giorno all’altro come oggi o domani o quando ero via per viaggi di lavoro. Un giorno, mentre pregavo il rosario, ho avuto un’improvvisa percezione: “Mio nonno è un figlio di Maria, morirà solo in una festa di Maria”. Poi ho smesso di preoccuparmi e mio nonno è morto proprio in una festa mariana pochi mesi dopo. Il giorno della sua morte, Dio ha fatto nascere in me un nuovo desiderio di servire la Chiesa in modo più concreto e quindi sono diventata missionaria. Mio nonno, che aveva finito di vivere la sua vita attiva, ha cambiato il corso del mio destino e mi ha dato il dono più prezioso: trasmettere la fede e vivere la mia vocazione di missionaria in India.
Questo è stato il fondamento su cui abbiamo costruito la nostra campagna per il mese degli anziani per Communio. Il nostro team di social media ha realizzato una serie di video educativi basati sul messaggio del Santo Padre per la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Sono stata felice di sapere che nel messaggio di quest’anno, il Papa dice che: “Visitare gli anziani è un’opera di misericordia del nostro tempo” e che propone una rivoluzione della tenerezza. Abbiamo aggiunto una serie di attività che i giovani dovevano svolgere quando guardavano i video. Lo scopo di questo esercizio era quello di scoprire nei giovani “il bisogno nascosto” che hanno della presenza di una persona anziana. Alcuni di noi hanno i nonni morti e così abbiamo incluso un’attività per pregare per loro e per visitare invece un prete/insegnante/vicino di casa anziano. Sono state organizzate attività divertenti come scattare un selfie e postarlo sui social media con l’hashtag #grandcelebration, ma abbiamo anche fatto del nostro meglio per continuare questi incontri in modi concreti come fare 5 visite ai propri nonni (non ci siamo fermati a una sola visita), adottare un vicino anziano, comprare generi alimentari per qualcuno che vive da solo, visitare un anziano malato terminale, offrire aiuto in una casa di cura, o una semplice azione come fare una telefonata ogni settimana a una persona anziana. Abbiamo anche incluso sacerdoti e religiosi anziani che vivono nelle nostre zone e li abbiamo visitati. Una delle diocesi in India ha fatto in modo che i giovani portassero e prendessero le persone anziane ai centri di vaccinazione per portare loro il vaccino per il Covid, poiché gli anziani non avevano mezzi di trasporto per arrivarci. Avevano anche difficoltà a prenotare il posto per il vaccino perché tutti gli appuntamenti per il vaccino si riempivano e gli anziani non sapevano usare velocemente il sito web o l’app. I giovani prenotavano un appuntamento, andavano a prendere l’anziano, lo facevano vaccinare e lo riportavano a casa. Il risultato della campagna è stato ben accolto dai giovani e molti di loro si sono sentiti molto felici e soddisfatti. Quest’anno abbiamo in programma di fare lo stesso nel mese di luglio, ma ad un livello più ampio, dato che le restrizioni Covid sono minori.”
Intervento della Sig.ra Giancarla Panizza:
“Innanzitutto, vorrei ringraziare per l’opportunità di essere qui oggi per condividere la mia esperienza. Leggere il messaggio del Santo Padre è stato un grande conforto perché mi sono sentita sostenuta nei valori nei quali, personalmente e con Auser Sartirana Solidale, l’associazione di cui sono presidente, ho sempre creduto: fratellanza, accoglienza, pace, giustizia sociale e inclusione. L’idea di base da cui nasce Auser è che gli anziani siano una risorsa per la società. Nella piccola realtà che rappresento, in un territorio caratterizzato da un indice di invecchiamento pari al 420%, i volontari e le volontarie anziani con più energia sono al servizio dei “grandi anziani”, delle famiglie fragili, delle persone con disabilità e accompagnano a scuola i bambini che abitano lontano dal paese, nelle cascine. Il nostro impegno è orientato a far sì le persone possano permanere il più a lungo possibile nel proprio contesto di vita, cercando di garantire l’accesso alle cure e allo stare insieme sereno. Valorizziamo i saperi di tutti. Abbiamo costruito una mostra fotografica sulle “Mani sapienti” che ha cercato di comunicare questo: una carrellata di mani anziane che seminano, ricamano, dipingono, tengono l’amministrazione della nostra associazione, in continuità con mani più giovani. Abbiamo portato a Papa Francesco la foto delle mani di un anziano che semina, in sintonia con il passo evangelico “daranno ancora frutti”.
Ora stiamo definendo un progetto in cui le persone anziane parleranno della storia dell’acqua – la nostra è terra d’acqua e di risaie- e insegneranno ai bambini e ai ragazzi come l’acqua sia preziosa per la vita, e come lo spreco sia un insulto alla vita. La mia esperienza in Auser è iniziata un po’ per caso, ormai molti anni fa. Fino a allora mi ero sempre occupata di minori e pensavo di non essere portata verso gli interventi per la terza e la quarta età. Ora invece ricevo da questi anziani o dalle persone con disabilità molto più di quanto io do a loro Mi è piaciuta molto la definizione di Papa Francesco di “progetti di esistenza” più che di assistenza. Ecco, questo cercheremo di fare, progetti di esistenza e, se il Papa ce lo consente, prenderemo in prestito questo come titolo per il progetto per nonni e bambini.
E di una bambina oggi parliamo, la piccola Airis, la nipotina di Caterina, profuga prima di nascere e nata prematura in Italia, simbolo di rinascita, di superamento della morte portata dalla guerra, della vita che vince. Il nome che i suoi genitori hanno scelto per lei vuol dire Arcobaleno in ucraino. L’arco di luce e colore che viene dopo il diluvio, il diluvio delle bombe che vorremmo finisse subito. La mamma di Airis, Anna, è arrivata a Sartirana ospite della famiglia in cui la propria madre aveva assistito in passato una persona non autosufficiente. Caterina è molto ben voluta in paese per la sua disponibilità e i miei concittadini si sono mobilitati per accogliere e aiutare i suoi parenti che arrivavano dalla martoriata Ucraina. Tra loro la nonna paterna di Airis, una pittrice che in poco tempo ha ritratto ogni angolo del nostro borgo.
Per la piccola sono stati raccolti culla, lettino, vestitini, alimenti. Ma Caterina è una persona con una grande dignità. Spesso rimanda a Auser gli aiuti affinché li faccia arrivare in Ucraina, dove ce n’è più bisogno. I volontari hanno accompagnato Anna alle visite prenatali e ora accompagnano la nonna a visitare la piccola che è in incubatrice al Policlinico di Pavia. Poi un giorno Caterina si è presentata in Auser e ha detto di voler diventare socia, la nostra prima socia ucraina. Il vicepresidente di Auser, che ha 88 anni, si è candidato a diventare il “nonno italiano” di Airis. Vorremmo che Airis e tutti i bambini e i ragazzi che fuggono da tutte le guerre potessero avere gli stessi diritti dei bambini italiani, ma oggi purtroppo non è ancora così. Anche per questo, per tutte le persone che soffrono o che sono sole, senza distinzione di etnia, vogliamo concorrere alla rivoluzione della tenerezza, la rivoluzione disarmata di cui parla Papa Francesco.”
a cura di Marcello Strano