Roma 15 maggio – “A interessarsi di Pasolini si fa la stessa fine”. Tagliente come la lama di un coltello, deciso come la voce perentoria che l’ha pronunciato, minaccioso come tutte le intimidazioni anonime, “l’avvertimento” in stile mafioso è arrivato alle 18:20 del 14 maggio via telefono, diretto al giornalista e criminologo Michel Maritato, reo di aver voluto scavare nei casi più oscuri del nostro passato.
“Le nostre battaglie sociali e politiche, hanno un forte fondamento basato su solide convinzioni che non piovono dal cielo. E i fatti, a lungo andare, ci danno sempre ragione”. Ha dichiarato a caldo Maritato, supportato dalla solidarietà di ampi strati della società e delle professioni: dal mondo giornalistico, con l’Ordine in prima fila, alle grandi aggregazioni di volontariato, di cui Maritato è luminoso esempio, passando per il mondo politico, culturale e dei media.
Conduttore di trasmissioni di successo, in cui molte verità acquisite sui casi più inquietanti della nostra storia vengono messe in dubbio, il giornalista ha chiarito: “Le nostre convinzioni sugli eventi che hanno scosso la società nei decenni passati le esprimiamo senza alcun tentennamento, senza timori di alcunché, senza riguardo per coloro che stanno dietro a propositi non rivelabili. Non ci lasciamo intimorire perché, dalla nostra parte, abbiamo i settori più sani della società che sono la nostra forza. Non si spegne una voce libera con subdoli mezzi, pensando di farla franca. Al suo posto si faranno avanti altre 100, 1000, 10mila voci senza alcuna remora. L’espressione della verità non può essere tacitata in alcun modo. Andremo avanti sulla nostra strada senza tentennamenti”, ha concluso.