David Phoenix all’anagrafe David Pacetta, artista geniale e poliedrico che sa mettere in arte la profondità dell’essere umano, già conosciuto in numerose mostre collettive, per la prima volta si mostra in una rassegna personale dal titolo molto impattante: L’Uman Commedia. Mostra curata dalla Dottoressa Flavia Sagnelli, che si potrà vedere fino al 13 giugno presso la Galleria dei Miracoli, in Via del Corso 528, a due passi da Piazza del Popolo in Roma.
La stessa curatrice commenta «Ho visto quello che ha fatto ed ho visto che c’è un pensiero dietro, perché l’arte astratta è molto difficile da capire. Nel suo caso c’è un riflessione, c’è un lavoro, c’è la creazione e soprattutto è un modo di stare insieme. In questo periodo di chiusura, l’arte è stato un valido motivo per venire fuori, quindi questo binomio fra colore, espressione artistica, psicologia, analisi della mente mi ha colpito tantissimo e per questo motivo che gli ho proposto di fare una personale perché credo che lui sia veramente meritevole.»
David Phoenix, oltre ad essere un artista è uno psicologo clinico con specializzazione in psicologia dello Sport. Attraverso la sua sensibilità e il suo corso di studi è riuscito a coniugare le sue conoscenze scientifiche all’espressione artistica, dando vita ad un connubio perfetto che riesce a scavare nel profondo dell’anima e della psiche umana. L’artista parlando di se stesso dice «Mi ritengo uno studioso della mente che dopo è diventato un lavoro e utilizzo l’arte per far emergere alcune perplessità esistenziali. In ogni singolo aspetto delle mie opere c’è ogni singolo aspetto della mia anima. Io credo che l’arte sia un’evoluzione della consapevolezza di me, quindi ad un certo punto ognuno potrebbe trovare la sua espressione artistica, perché legata alle emozioni».
L’Uman Commedia è un viaggio composto da sei opere dove c’è l’invito a comprendere il senso della condizione umana e delle cose. Ogni singola espressione di un quadro può parlare di chiunque, perché in Uman Commedia l’artista si è interrogato sull’umanità, fino alla comprensione che non siamo simili siamo unici. David ha cercato attraverso le sue competenze di renderlo molto più fruibile per farsi leggere, farsi comprendere, si è aperto, quindi alcune persone riescono a trovare alcune parti di lui chi lo conosce ovviamente di più, chi non lo conosce potrebbe comprenderlo. Ogni opera che compone L’Uman Commedia è accompagnata da un pensiero scritto dal pittore che in pochi versi riesce a far cogliere i propri sentimenti e la massima espressione artistica racchiusa nell’opera. La prima tela esprime l’oblio che non è altro che la rappresentazione della selva oscura (Nell’oscurità che rompe il silenzio, un suono, una luce fioca, penetrano l’oblio come se fosse riva dalla quale volgere lo sguardo dell’essere in avanti verso se stessi). Dall’oblio si passa alla conoscenza (Emerge una spirale e un vortice immenso di vibrazioni che scintillano verso ogni direzione come nella luce di un giorno di sole, momenti, esperienze, te infine). Poi con il caos che è la legge universale dell’universo si stravolge il proprio essere il non controllo fa da padrone (Tante vie, tanti stimoli, pura energia si fonde nella totalità di noi. Un bagliore dirompente acceca e lascia senza fiato. Il caos rompe gli schemi della convenzione e crea opportunità inesplorate). Si raggiunge poi la follia (Un battito, un ritmo incessante. La vita fiorisce senza controllo, indomabile, inarrestabile, folle, follia è il suo nome). Dalla follia alla volontà (Nella spinta in crescita costante, parti di noi danzano in unisono, in una nuova realtà, fatta di colori, di luci, di ombre, di sfumature, vive per la scelta, vive per specchiarsi nel calore di un abbraccio che ispira il coraggio). Si conclude con la rosa della vita (Vorticando su se stessa, la vita fiorisce in una danza che crea una musica, una nota, un suono, una figura. L’Uman consapevolezza si concede di osservarsi, come un fiore osserva la realtà, puntando il suo sguardo alla luce. La sua fragilità all’ombra fior che fiorisce crea la rosa della vita).
Queste opere esprimono fondamentalmente l’evoluzione dall’oblio fino alla rinascita e alla consapevolezza di se, alla piena conoscenza della propria identità. Su questo punto il pittore chiarisce «Si sta spegnendo l’identità. Stiamo diventando tutti molto standard e l’arte non può essere standard perché è fonte di evoluzione è quella parte di noi che esce fuori ed è esplosiva. I grandi dell’arte hanno sempre definito che l’arte è per tutti e di tutti, ma l’arte è mia, ma non di possesso, deve parlare di me. Ogni singolo aspetto è una finestra sulla mia vita, come se fosse una finestra inconscia su di me quindi non può arrivare veloce, è impossibile, la mente umana ha bisogno di respirare se non respira si crea solo un’emulazione della vita. Ho cercato di fondere la professione con l’arte perché vorrei che le persone dipingessero il mondo, ma come sono loro. Io vorrei che l’arte diventasse sociale».
Eleonora Francescucci