L‘Associazione Ricerca della Felicità fornisce dati 2022 sullo stato di salute della felicità e del benessere dei lavoratori italiani, sia nella dimensione aziendale sia in quella individuale e sociale, fotografando sette obiettivi d’indagine.
Si delinea un’Italia nel complesso più soddisfatta del proprio lavoro, lo dimostra il fatto che nel 2021 solo il 28,7% aveva risposto positivamente alla domanda “quanto sei soddisfatta/o del tuo lavoro?” mentre, nel 2022, gli intervistati che si dichiarano soddisfatti hanno raggiunto il 37,5%.
“Con questa seconda survey, volta a misurare lo stato di salute della felicità e del benessere dei lavoratori, vogliamo continuare un progetto iniziato nel 2021 che porti sempre più a comprendere dove agire per far crescere la felicità e il benessere dei lavoratori del nostro Paese. La felicità è una meta-competenza scientificamente provata che può portare, attraverso l’inclusività e l’accoglienza delle molteplicità dei singoli, unito ad un puntuale ascolto attivo e una presa di consapevolezza dei reali bisogni secondo il ciclo di vita a un nuovo benessere organizzativo, ad un nuovo umanesimo delle organizzazioni” afferma Elisabetta Dallavalle, Presidente dell’Associazione Ricerca Felicità.
Si evidenzia come il fenomeno della Great Resignation, che fa riferimento al significativo aumento delle dimissioni e vede un numero sempre più alto di persone lasciare il proprio posto di lavoro, coinvolga anche le aziende italiane.
Dai dati emersi risulta che il 38,5% di coloro che hanno già un lavoro, ha in mente di cambiarlo nei prossimi 12 mesi, una percentuale omogenea tra tutti i lavoratori, solo inferiore tra professionisti/partite Iva (ventotto per cento).
La ricerca di nuove opportunità è molto presente tra i Millennials – riguarda quasi la metà di loro con il quarantanove per cento – mentre si rivela decisamente meno ‘mobile’ chi è al termine della carriera. Tuttavia, tra i Baby Boomers, il diciotto per cento sarebbe comunque disposto a cambiare posto di lavoro.
“La ricerca ci ha permesso di indagare sul fenomeno della Great Resignation e quello che ci interessa evidenziare sono le molteplici motivazioni di disagio intercettato dietro a questo fenomeno: la mancanza di sviluppo personale, professionale e di carriera, seguono la mancanza di riconoscimento e la paura del Burnout, fattore ampiamente al primo posto tra gli Imprenditori e Manager: con oltre il quarantatré per cento.” afferma Elga Corricelli, co-founder dell’associazione ‘Ricerca Felicità’. “Le aziende dovrebbero comprendere al più presto come limitare questo fenomeno, al fine di rimanere competitive nel mercato. Oggi e nel futuro, si relazioneranno sempre di più con persone che chiedono maggiore flessibilità, benessere e Hybrid Working così da gestire in autonomia i propri orari lavorando per obiettivi condivisi e agendo sulle leve della fiducia, non del controllo. La nuova immagine del lavoro che sembra delinearsi racconta del desiderio di poter contribuire con valore, crescere secondo leve meritocratiche e contare sulla collaborazione autentica di tutti”.
Nella indagine 2022 si analizzano anche i fattori che potrebbero spingere i lavoratori attualmente non interessati a cambiare professione, a cercare un altro posto di lavoro. I fattori che inciderebbero sulla scelta sono oltre a migliori condizioni economiche, anche il cercare un minore livello di stress (ampiamente al primo posto tra gli Imprenditori) e opportunità di crescita personale/professionale.
“È stato interessante analizzare le motivazioni che spingerebbero i lavoratori – che al momento non hanno interesse nel cambiare il loro posto di lavoro – a pensare di intraprendere questa scelta. Si evidenzia una situazione in cui migliori condizioni economiche (47,3%) e minore stress (33,3%) sono molto più desiderate rispetto a maggiori opportunità di carriera (19,7%), una maggiore flessibilità di orario (19,4%) o opzioni per smart working (14%).” afferma Sandro Formica, vicepresidente e direttore scientifico dell’associazione ‘Ricerca Felicità’.
I sette obiettivi indagati, dal secondo barometro della felicità della popolazione italiana attiva, sono: felicità in generale, significato di felicità, benessere, soddisfazione, felicità al lavoro, senso di appartenenza, riconoscimento e discriminazione, elementi per la scelta e desiderio di abbandonare l’attuale lavoro e lavoro e suo significato. La survey ha coinvolto oltre mille persone, suddivise tra lavoratori dipendenti, (67,7%), liberi professionisti, (13,1%), manager, (7,2%), e imprenditori (12%), suddivisi per sesso con una media ponderata di 42.1% di donne e il 57,9% di uomini, appartenenti alle quattro generazioni (Baby Boomers, Generazione X, Millennials, Generazione Z) in rappresentanza della popolazione italiana attiva nel mondo del lavoro.
La seconda edizione del barometro della felicità segna, secondo il professore Sandro Formica, Elga Corricelli ed Elisabetta Dallavalle, un passo avanti per collaborare con istituzioni, organizzazioni profit, non profit, scuole ed enti educativi per studiare assieme gli strumenti migliori per far evolvere il benessere e la felicità della società.
“Se non sai vendere la tua azienda a un candidato– afferma Rimondi- e non sai dirgli perché dovrebbe lavorare con te, devi rivedere le tue priorità di imprenditore“.
“Attivare un piano di marketing interno significa costruire la felicità della tua azienda e bisogna farlo partendo dalla definizione di un budget, pianificazione delle azioni che attirino nuovi talenti e coinvolgano quelli esistenti con un piano di comunicazione ad hoc e si finisce con la raccolta dei risultati, sia in termini economici, (aumento del fatturato), sia in termini di soddisfazione dei collaboratori“. Dalle analisi di Rimondi si possono osservare i case studies che evidenziano l’approccio verso e con le persone, che già diverse aziende hanno deciso di attivare, come Ducati, Eurocompany, Davines, Vanoncini e Zordan, il birrificio Baladin, quest’ultimo per esempio basa la propria felicità sul benessere delle persone e sulla sostenibilità del territorio. “Il benessere dell’individuo passa dalla condivisione di obiettivi, di momenti di vita e di progetti con tutti i collaboratori, a qualsiasi livello di responsabilità, affinché possano essere parte attiva dello sviluppo e della crescita dell’azienda“, si conclude.
(Dire).