Il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, chiede al governo Berlusconi di sostenere quanto proposto da Francia e Spagna. Introdurre una tassa dell’0,05% del valore di ogni transazione, cominciando con le operazioni più speculative. Risorse da utilizzare per lo sviluppo del Sud del mondo.
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Per rilanciare le politiche di cooperazione sviluppo e per poter raggiungere nel 2015 gli Obiettivi del Millennio – frenando nel contempo le speculazioni – è necessario introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Perciò l’Italia dovrebbe sostenere la proposta fatta di recente dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal premier spagnolo Luis Zapatero.
Lo chiede Ugo Biggeri, presidente di Banca Popolare Etica, al governo italiano. Biggeri sottolinea che «la cifra messa in campo da tutti i governi per salvare la finanza in un solo anno da settembre 2008 a settembre 2009 è stata pari a 13mila 600 miliardi di dollari (stima Fondo Monetario Internazionale) ed è una cifra da 20 a 30 volte superiore di quello che gli stati Onu si erano impegnati a spendere per gli otto obbiettivi del millennio (povertà, istruzione, salute, diritti delle donne, acqua, ambiente). Soldi che non sono stati trovati».
Secondo Biggeri, «una micro tassa sulle transazioni finanziarie, pari per esempio allo 0,05% del valore di ogni transazione, potrebbe generare su scala mondiale un gettito di 655 miliardi di dollari l’anno: una somma importante per rilanciare le politiche sociali degli stati duramente colpiti dalla crisi economica e per rivitalizzare le politiche di sviluppo del Sud del mondo e il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio».
«Su questo tema, rileva il presidente di Banca Etica, il governo italiano ha una posizione attendista. Per bocca del ministro dell’economia Tremonti e dello stesso Berlusconi, ha ribadito più volte che una tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe una sorta di utopia eticamente valida, ma irrealizzabile se non su scala mondiale. Invece diversi studi autorevoli (es. WIFO, 2008) hanno dimostrato che, anche se applicata solo nell’area euro, una tale tassa sarebbe già in grado di produrre un gettito significativo e di svolgere una funzione di regolamentazione dei mercati finanziari franando gli eccessi speculativi senza scoraggiare gli investimenti di medio-lungo periodo».
E conclude: Chi afferma che una tassa sulle transazioni finanziarie applicata inizialmente in un’area ristretta del globo finirebbe con il dirottare i capitali verso altri mercati, non tiene in considerazione che la Gran Bretagna già applica una forma simile di tassazione, senza che la City di Londra abbia perso la sua capacità di attrarre investitori. La tassa in una prima fase potrebbe essere applicata alle sole operazioni più altamente speculative, come quelle degli hedge funds o quelle su titoli derivati che sono state all’origine della crisi finanziaria del 2008-2009 di cui tutti stiamo ancora pagando le conseguenze al Nord e ancora di più al Sud del mondo».
Silvia Buffo