Negli spazi dell’ex Caserma Guido Reni a Roma, il 15 luglio, la stilista Sabrina Persechino ha chiuso la Roma Fashion Week organizzata da Altaroma presentando la sua nuova collezione autunno inverno 2022/2023.
Con la sfilata dal titolo “Ombra”, Sabrina Persechino, ha affrontato il tema dell’ombra come conseguenza della luce. Anche se l’ombra, ha sempre generato un senso negativo, la stilista ribalta questa concezione e la interpreta in chiave ottimistica anche come risposta al periodo appena trascorso che nonostante sembra di esser vissuti in una zona buia, in realtà siamo in piena luce.
Sabrina in questo buio filtra la luce, accende proiettori, inserendo forme e colori che danno vita ad un gioco armonico fra tessuti ed architettura, facendo in modo che manipolando la luce sui colori fa in modo che il magenta muti dal violaceo all’indaco. Proiettando la luce attraverso lame laserate di metalli e giocando con le prospettive si generano ancora una volta delle geometrie.
Non si può non notare il riferimento all’architettura, a quei prospetti che si riempiono di ombre per colmare i vuoti ed evidenziare i pieni. La spettacolarità dell’ombra in architettura consiste nel fatto che l’architettura stessa si trasforma in base alle diverse ore del giorno, delle condizioni, dell’illuminazione artificiale, passando a contorni netti a quelli sbiaditi ed incerti.
Outfit lineari e geometrici, ma nel contempo eleganti e sensuali, una collezione ricca di minimali capispalla, abiti da cocktail e da grande soirée, adatti ad una donna dinamica e glamour ogni ora del giorno.
Durante tutta la sfilata, le modelle sono state accompagnate con musica live d’eccezione, composta da Pietro Nicosia, e supportata da percussioni e contrabbasso. La Roma Fashion Week si è conclusa nel migliore dei modi con una stilista che ha saputo interpretare una donna elegante, ma all’avanguardia, tipologia molto apprezzata dagli spettatori e dalla stampa.
Non possiamo non concludere con un pensiero di Sabrina Persechino “Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio”.
Agostino Fraccascia