AGI – Tutti si aspettavano toni duri verso chi ha provocato la crisi, ma se dal volto traspariva tutta la tensione del momento, Sergio Mattarella non ha voluto menare fendenti.
Il Paese è già di fatto in campagna elettorale, dopo che lo stesso Presidente ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere e l’arbitro non vuole scendere in un campo di gioco già accidentato.
Ecco dunque che, dopo aver ricevuto i presidenti delle Camere, come prescrive l’articolo 88 della Costituzione, quando il sole comincia ad allentare la morsa della calura, Sergio Mattarella si presenta agli italiani. E spiega.
Spiega un passaggio che lui ha cercato di scongiurare fino all’ultimo, ma che era ormai “inevitabile”.
Raccontano che dopo aver cercato di evitare che l’Italia si trovasse nella terza crisi della legislatura, con un esecutivo con poteri limitati, quando ha sentito l’intervento in aula del capogruppo della Lega, il Presidente ieri ha capito che la tela non si poteva più ricucire.
La richiesta a Draghi di sospendere le dimissioni, la parlamentarizzazione della crisi, i cinque giorni di riflessioni, persino le telefonate ricevute e fatte con alcuni protagonisti della piece di questi giorni, non erano servite a salvare la legislatura.
Da quel momento la scelta di sciogliere le Camere è apparsa, come ha spiegato oggi, “inevitabile”.
La quarta maggioranza, non si sa con chi visti i veti incrociati, per il quarto governo, con chissà quale premier, per poi votare comunque tra sei mesi a scadenza naturale, sarebbe stata un’acrobazia non solo inutile ma proprio impossibile.
E dunque seppure, come ha spiegato oggi, “lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere” per un Presidente, “la situazione politica” ha portato a questa scelta.
Il Capo dello Stato ha spiegato quali sono stati gli elementi critici: “la discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato”.
Non solo la mancanza di sostegno, ma la volontà di escludersi a vicenda delle principali forze di maggioranza, hanno reso chiaro che il governo non aveva più “il sostegno parlamentare” ma anche che non era possibile “dar vita a una nuova maggioranza”.
Mattarella ha quindi ringraziato Mario Draghi e i suoi ministri “per l’impegno profuso in questi diciotto mesi”, non i partiti, ma Draghi; a conferma di un rapporto di stima che non si è incrinato i questi giorni come alcuni boatos continuano invece a ripetere.
Tanto che in alcuni passaggi cruciali, raccontano fonti parlamentari, il premier ha cercato il presidente e alcuni snodi del discorso di ieri, come la sottolineatura del sostegno venutogli da tanta parte della società civile, sono stati frutto di un confronto.
Ora però il governo si è dimesso e resta in carica per gli affari correnti, quali di preciso lo deciderà la direttiva di palazzo Chigi.
Ma intanto Mattarella ha chiarito che pur se “incontra limitazioni” esso “dispone comunque di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo Governo che sarà determinato dal voto degli elettori”.
Intanto il Capo dello Stato ha richiamato le Camere a proseguire nel loro impegno sulle riforme richieste dal Pnrr “nell’interesse del nostro Paese”.
Poi ha indicato quattro ambiti di intervento in cui non sono consentite “pause negli interventi indispensabili”.
Una parola, “indispensabili” ripetuta quattro volte a rimarcare quale siano le priorità e quali le responsabilità della politica tutta.
Innanzitutto bisogna “contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese” con ricadute sociali per i cittadini “più deboli”.
Poi è indispensabile “contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Inoltre è indispensabile una “sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale”.
“A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva – quella della attuazione nei tempi concordati del Pnrr, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno” ha proseguito il Presidente.
Che come ultimo punto del ‘programma’ dei prossimi mesi ha indicato “il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa”.
Infine, ma forse tra le cose più sentita di una dichiarazione secca e tesa, Mattarella ha lanciato un appello ai partiti, quei partiti che lo hanno seguito quando ha chiesto responsabilità nel sostegno a Draghi quindici mesi fa, ma che non l’hanno seguito quando ha chiesto un ultimo sforzo di responsabilità per concludere in modo ordinato la legislatura.
“Mi auguro – ha detto il Presidente – che pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia”.
Al di là delle scaramucce di un confronto elettorale inedito, sotto la canicola di agosto, il Presidente si augura dunque che prevalga l’atteggiamento dei primi mesi del governo Draghi e non quello di queste ultime settimane.
Una piena e leale collaborazione con il governo dimissionario nei prossimi due mesi, con la speranza che i provvedimenti necessari al paese non diventino clave in una guerra corpo a corpo.