Il 27 luglio è stato ufficialmente avviato il centro di coordinamento congiunto di Istanbul, incaricato di monitorare l’accordo siglato il 22 luglio tra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite. Questo centro, con cinque rappresentanti per ciascuna parte, avrà il compito di supervisionare il passaggio sicuro delle navi cariche di grano attraverso un corridoio libero da mine.
Tuttavia, l’operatività completa attende ancora la partenza delle prime navi. Le autorità ucraine hanno espresso la speranza che i primi carichi possano salpare entro la settimana, mentre la Turchia, pur mantenendo un riserbo prudente, ha confermato che i preparativi sono in corso. Hulusi Akar, ministro della Difesa turco e responsabile dei negoziati per conto del presidente Erdogan, ha dichiarato che i lavori per la partenza delle navi proseguono.
Il negoziato, mediato dalle Nazioni Unite, è stato lungo e complesso. Erdogan, che aveva già tentato senza successo di mediare tra Russia e Ucraina prima dell’invasione, ha continuato a mantenere un ruolo equilibrato tra le parti, evitando di compromettersi apertamente. Anche se il cessate il fuoco sperato non è mai arrivato, Erdogan è riuscito a portare i negoziati per il corridoio del grano a una conclusione positiva.
L’accordo firmato prevede il trasporto sicuro del grano dai porti di Odessa, Chernomorsk e Yuzhni, ma il contesto rimane estremamente delicato. A poche ore dalla firma, infatti, un attacco missilistico russo ha colpito il porto di Odessa, sollevando dubbi sulla reale tenuta dell’intesa. L’inaugurazione del centro di coordinamento è stata preceduta da un incontro tra Erdogan e Putin a Teheran il 19 luglio, durante il quale si ipotizza che sia stato dato il via libera definitivo all’accordo. Un secondo incontro tra i due leader è previsto per il 5 agosto a Sochi, dove si valuterà l’andamento dell’intesa.
Il corridoio del grano è visto come una misura cruciale per evitare una crisi alimentare globale, che potrebbe colpire milioni di persone, in particolare nei Paesi africani. Circa il 50% del grano bloccato nei porti ucraini è destinato a progetti del World Food Programme. L’accordo coinvolge anche la Russia, permettendo l’export di frumento e fertilizzanti, elementi fondamentali per il mercato agricolo mondiale.
Tuttavia, la situazione rimane fragile. L’accordo prevede una durata limitata a 120 giorni, e nonostante le garanzie fornite da Turchia, Russia e Ucraina riguardo alla sicurezza del trasporto, gli attacchi a Odessa mostrano quanto sia instabile la situazione. La mancanza di scorte militari per proteggere le navi, richiesta sia da Kiev che da Mosca, aumenta il rischio di incidenti. Il centro di coordinamento dovrà garantire la gestione delle rotte e ispezionare le navi per evitare che trasportino armi, una condizione imposta dalla Russia.
La trattativa, benché con un fine umanitario, riflette gli interessi di entrambe le parti e rimane esposta a possibili violazioni. In caso di fallimento, le conseguenze sarebbero drammatiche, sia sul piano umanitario che su quello politico, in un contesto già segnato da tensioni e propaganda incrociata.
F.B.