AGI – “È il più forte portiere del mondo. Senza mani, però”. La definizione dell’Avvocato Gianni Agnelli rende bene l’idea di chi sia stato Claudio Garella, scomparso oggi a Torino, all’età di 67 anni, per complicazioni cardiocircolatorie seguite ad un intervento chirurgico al cuore.
Proprio a Torino (stagione 1972-73) Garella esordì in serie A in un match che i granata vinsero 3-0 sul Vicenza ma dopo un inizio non facile alla Lazio (la tifoseria lo contestò per alcune dimenticabili prestazioni) fu negli anni a seguire (tra il 1978 e il 1990) che a Genova (sponda Samp), Verona, Napoli e Udine gli sportivi seppero apprezzare tra i pali il suo stile sgraziato e scoordinato, ma sempre efficacissimo.
Parava con i piedi, con lo stinco, di ginocchio (e anche con le mani ovviamente), rendendo il meglio nelle uscite basse. Garella, che lascia la moglie e due figlie, vinse uno storico scudetto con il Verona, dove offrì il meglio del suo repertorio tanto da guadagnarsi il nomignolo del supereroe ‘Garellik’ per il suo stile unico, inconfondibile, una specie di marchio di fabbrica.
Ogni tanto ci scappava una ‘papera’, e allora si parlava di ‘Garellata‘. Nell’estate del 1985 passò al Napoli di Diego Maradona dove portò a casa uno scudetto e una Coppa Italia (1986-1987). Sotto il Vesuvio rimase tre anni, poi andò in B all’Udinese dove vinse il campionato e difese la porta dei friulani anche l’anno successivo in serie A.
Chiuse la carriera ad Avellino (1990-91) con due sole partite per un brutto infortunio. Alla fine in carriera Garella ha totalizzato complessivamente 245 presenze in A e 218 in B. Lasciati i grandi palcoscenici Garella ha poi lavorato come allenatore, dirigente e osservatore presso alcune società dilettantistiche torinesi. E lunedì 15 agosto, forse sarà un segno del destino, il campionato di serie A si apre proprio con Verona-Napoli, le sue due squadre del cuore.