di Angelo Nardi – ilNardi.it
Siamo attanagliati dalle solite trite critichelle da bar. Tutti contro la cosiddetta “classe politica”. La sloganistica corrente è impegnata a sottolineare l’incoerenza di ciascuno. Il PD che si allea con l’uno e col suo contrario. Il centrismo renzi-calendiano che propone una fusione a freddo precedentemente improponibile. Le tensioni europeiste di Forzaitalia messe assieme una Lega ritenuta putiniana e i meloniani etichettati come autonomisti … Sebbene menzionata in breve la lista potrebbe durare.
Mi viene con ‘motu proprio’ difendere l’indifendibile: la politica, come fosse espressione di una verginità o di una incontaminata manifestazione dell’essere.
Il PD ha governato questo paese cercando di contare ai piani alti di Bruxelles.
Il Movimento 5 Stelle ha dato quella scossa di cui c’era bisogno per superare quella sensazione della solita minestra riscaldata.
La destra della Lega e FdI hanno dato l’idea che un sentimento di superamento da percorsi segnati in dinamiche più grandi di noi fosse vincente e fosse proprio questa costante a metterci nella fattuale impossibilità di cambiare o decidere autonomamente.
Forza Italia ha dato l’illusione a questi di poter governare, un giorno. Onde poi trovare un governo molto congeniale con l’esistente fondato sulle grandi nomenclature …
Renzi e Calenda, finora separatamente ora insieme, hanno voluto dimostrare che fosse possibile applicare la logica europeista del PD nei comportamenti dirompenti tipici della destra.
In mezzo ci sono certamente incoerenze tra il dire e il fare… Fanno parte della vita di ciascuno di noi. Ci processiamo con altrettanto sarcasmo?
Giustamente si vorrebbe che i rappresentanti che noi eleggiamo fossero migliori di noi e, in qualche modo, rappresentassero la parte più nobile di noi e invece molto spesso si fermano a raffigurare la visceralità che tanto conosciamo nelle nostre persone e con altrettanta disinvoltura vorremmo relegare nelle retrovie. Ma questo non avviene e non lo si mette in contro come costo vivo della democrazia.
Vorremmo fosse l’idea di moralità e santità laica a calcare gli scranni del nostro meglio e invece chi occupa quei posti ci somiglia troppo per riuscire a sopportare che guadagnino meglio di noi.
Ed allora si tocca il fondo del problema che consiste proprio nella messa in discussione del nostro stilema di vita, tanto vorremmo almeno eleggere personale in grado di garantirci donne e uomini in grado di garantircelo. Ma nel clima di incertezze ciò non può assicurarlo nessuno in nessuna condizione.
Ci si trova, quindi, ad assistere a delle querelle come facessero parte di una rappresentazione teatrale messa in piedi per alleggerirci ma che niente ha a che fare con la nostra personale vita. Ed è qui che subentra l’astrattezza creata innanzitutto dall’elettore. L’esigenza consiste nel trovare un momento consolatorio, una divagazione che ci aiuti a rassicurarci sul fatto che niente cambierà. Ed è qui che muore la politica, ancor prima della democrazia.