Cade oggi il cinquantesimo anniversario del ritrovamento delle due magnificenti statue raffiguranti un Giovane guerriero e un Re guerriero, conosciute al mondo come Bronzi di Riace, dal nome della cittadina della Magna Grecia calabrese nelle cui acque furono accidentalmente avvistati.
Realizzati intorno al V secolo AC ad Argo, nel Peloponneso, forse raffigurano due protagonisti della tragedia di Eschilo dei Sette contro Tebe, città in guerra contro Argo. Quello che sappiamo è che dopo la loro creazione ad opera di uno stesso scultore e, forse, appartenenti ad un gruppo di più statue, i due bronzi devono essere stati esposti per molti anni. In epoca romana il bronzo del Re guerriero fu danneggiato al braccio destro e per la ricostruzione di questo venne eseguita una seconda fusione.
Il ritrovamento delle due statue nei pressi di un antico porto nella zona di Riace così come la presenza della ceramica per proteggere l’integrità del Giovane guerriero durante il trasferimento via nave, lascia ipotizzare che le statue fossero in viaggio da o verso Roma o altro luogo dove essere esposte.
Forse furono gettate in mare dall’equipaggio di una nave in difficoltà, forse affondarono con la nave stessa, ipotesi questa avvalorata dal ritrovamento di un pezzo di chiglia appartenuta a una nave romana di età imperiale. Se tale ipotesi fosse vera, ciò significherebbe che i Bronzi sono stati sott’acqua per quasi 2.000 anni, prima di essere avvistati da un sub a pochi metri di profondità, seminascosti nella sabbia, in uno stato di conservazione pressoché perfetto.
Altro aspetto che non lascia dubbi è il dilettantismo con cui fu eseguito il recupero e di cui fu particolarmente vittima il Giovane guerriero, che ricadde sul fondo durante il recupero e il cui grosso pezzo di ceramica di epoca tardo-antica posto dai nostri avi tra l’avambraccio destro e il torace per impedire che il braccio stesso potesse danneggiarsi durante il trasporto, fu “abbandonato” sulla spiaggia di Riace e non più ritrovato. La storia dei Bronzi è ben descritta qui e qui.
La modernità del messaggio dei Bronzi
Ciò che a noi interessa qui evidenziare non è la perfezione estetica dei Bronzi, ma la forza che da essi promana attraversando quasi trenta secoli di civiltà occidentale. Una forza che non nasce dai muscoli ma dall’intelletto, e da cui la forza fisica trae beneficio. Una forza interiore che deriva dall’equilibrio, dalla sapienza, dalla ragionevolezza.
Minerva, la dea greco-latina dell’intelligenza distingue tra phronésis, la maggiore in età, cioè la saggezza, la prudenza, il ragionevole, dal logos epistemonikos, la ragione geometrica, cioè il razionale.
La razionalità tecnico-economica (logos) ispira la creazione di macchine perfette e veloci, e da essa l’uomo trae forza. La tecnica consente di progettare e riprogettare, modificandola e migliorandola, ogni singola parte del tutto.
Ma in questo processo di atomizzazione, la razionalità si spinge fino a rendere la singola parte indipendente dal tutto. L’uomo “razionale” si avvicina alla perfezione tecnica e sente di poter diventare immortale, quasi come Dio. Allo stesso tempo, l’iperspecializzazione porta l’uomo a perdere la visione dell’insieme e il senso del tutto. La disconnessione dell’individuo dal tutto e dalla società porta alla sua alienazione (Georg Hegel, Karl Marx), al disagio del vivere, all’anomia (Emile Durkheim), al sentirsi straniero nella sua patria (Georg Simmel).
Ma la ragionevolezza (phronésis), spirito critico rispetto ai tempi frenetici dell’evoluzione tecnologica, avverte che il valore di un risultato tecnico deriva da quanto questo è in grado di conservare e migliorare la società, l’insieme, il tutto.
Trasponendo il paradigma logos-phronésis in ambito socio-economico, non è detto che la massimizzazione della quantità prodotta al minimo costo, raggiungibile grazie all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, corrisponda alla massimizzazione del benessere sociale. Ciò a causa del differente valore che le diverse persone attribuiscono a beni diversi.
La scelta migliore per la società è invece quella che deriva dal migliore uso di tutte le risorse disponibili, grazie alle quali raggiungere il maggior bene per il maggior numero di persone. In altre parole, diventando razionale, la ragione si è svuotata di ogni sostanza. E’ molto più facile essere razionale come una macchina che essere ragionevole come un uomo saggio. Tale ragionevolezza è la forma più antica di razionalità, quella nata sulle rive del Mediterraneo.
Possono avere successo i tentativi di ritrovare i sentieri che conducono alla “capanna nel bosco” (l’Heimat di Martin Heidegger), al senso dell’appartenenza a un tutto, alla solidarietà, al “sacro”? Certamente no, almeno nella forma in cui la hanno conosciuta i nostri padri. Forse sì, se sapremo conciliare le spinte in avanti del progresso con i valori della tradizione greco-romana. Questo è il messaggio profondo degli antichi giunto a noi attraverso i Bronzi.
Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria
Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC), o Museo nazionale della Magna Grecia, ospita le maggiori collezioni di reperti della Magna Grecia. Insieme al Museo Archeologico di Atene è probabilmente il museo che meglio ripercorre le tappe della grande civiltà greca e descrive come questa si intrecciò in maniera feconda con quella romana.
La sede che ospita il museo, Palazzo Piacentini, merita di per sé una visita. Concepito dall’architetto Marcello Piacentini all’inizio del secolo scorso come primo edificio in Italia adibito a scopi espositivi, il palazzo è incastonato tra la necropoli di età ellenistica dell’antica Rhegion, il lungomare di Reggio Calabria, con vista sullo Stretto, e la centrale Piazza De Nava. Le ampie finestre e il lucernaio con la loro esposizione a Est, Sud e Ovest consentono alla luce solare di penetrare nelle sale interne e illuminarle naturalmente durante tutta la giornata dando al visitatore la sensazione di trovarsi in un ambiente in continuità con il materiale esposto.
Il miglio più bello d’Italia
E’ così che Gabriele D’annunzio definì il lungomare di Reggio Calabria, attorniato da terme romane, magnolie secolari e la vista dell’Etna. I Bronzi, il museo archeologico ed il lungomare non appagano solo l’interesse degli appassionati. La sazietà dello spirito ripaga cento volte il costo del viaggio a Reggio Calabria anche dei profani.
Gaetano Massara