Straordinario successo della sacra rappresentazione “Agata, Vergine e Martire” di Pino Pesce, proposta l’11 agosto nel settecentesco Cortile del Palazzo della Cultura (ex Palazzo Platamone) di Catania. Il dramma sacro faceva parte del cartellone estivo del Teatro Massimo Bellini di Catania ed è stato parte integrante dei festeggiamenti agostani del Comitato per la festa di Sant’Agata che l’ha voluto a preludio del programma, ormai tradizionale, il quale celebra il ritorno a Catania delle sacre reliquie della Vergine Agata nel 1126, provenienti da Costantinopoli. Una Corte gremita all’in piedi; fra questa, visibilmente felice, l’arcivescovo metropolita, monsignor Luigi Renna, ma anche il maestro Giovanni Cultrera, sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, e la stilista Mariella Gennarino, attuale presidente Comitato festa cittadino.
“Si è trattato – ci dice il prof. Pesce, regista ed autore – di una reinterpretazione medievale dentro l’attualità che ha incorniciato il tempo della storia del dramma fra due estremi: quello del poeta Mario Rapisardi e quello dell’Inno popolare a Sant’Agata di Licciardello. Stavolta, ho voluto maravigliare di più, così ho pensato a delle innovazioni: dagli aspetti musicali a quelli coreografici e architettonici, i quali hanno esaltato la pièce multimediale con rivisitazioni medievaleggianti.”
Soddisfatto il Sovrintendete del Teatro Massimo Bellini di Catania, maestro Giovanni Cultrera, il quale, di fronte a circa 500 persone, dal palco, ha dichiarato di volere istituzionalizzare questa sacra rappresentazione, così come altri lavori artistico-religiosi, per la festa di agosto alla Patrona e per la festa spettacolare di febbraio che richiama fedeli e turisti di tutto il mondo.
Chiarisce ancora l’autore: “In quest’ultima rappresentazione, anche perché mi trovavo di fronte ad un’Istituzione di rilievo nazionale, qual è il Massimo Bellini, ho pensato di servirmi di una formazione musicale vocale e strumentale più incisiva; sono ricorso così ad un quartetto d’archi, ad un soprano, ad un tenore, ad un mezzo soprano e ad un basso. Il risultato ha superato le aspettative; ho poi voluto rendere più sconvolgente il momento del supplizio con accorgimenti che facessero sembrare naturale il fuoco che naturale lo è stato nell’allegoria del martirio eseguita da un artista di strada (questa peculiarità di teatro medievale è stata la mia prima fonte ispirativa); ed infine, trovandomi nel Palazzo Platamone, sito architettonico settecentesco che conserva antichi fasti, ho pensato di esaltare il loggiato tardo-medievale con balcone, testimonianza della magnificenza della vecchia città etnea.”
Il tutto è stato reso teatralmente elevato dal “pathos” recitativo di Chiara Seminara (Agata), dal tono aggressivo e sprezzante di Mario Sorbello (Quinziano) e dalla voce accattivante di Pasquale Platania (Narratore) che ha esaltato la vita di Agata: l’età infantile, l’adolescenza, la giovinezza, incentrata sulla decisione della giovane di promettersi a Dio e, quindi la persecuzione cristiana a Catania ad opera del proconsole Quinziano, il quale, non potendo possedere la Vergine, la condanna al carcere prima e al martirio dopo.
In scena, bravi attori come il giovane Gianmarco Arcadipane (Mario Rapisardi) e Nino Spitaleri (Vecchio); poi Jonathan Barbagallo (San Michele Arcangelo) e Francesco Zappalà (Lucifero), i quali hanno reso fortemente spettacolare il momento del duello fra il Bene e il Male con scontato trionfo del primo; poi ancora Antonella Barresi (Mamma di Agata), Cora Torriani (Danzatrice), Annalisa Di Lanno (Prima strega), Valentina Signorelli (Allegoria del martirio), Paolo Messina (Diavolo); a ben seguire: Salvo Gambino e Francesco D’Arrigo (Due carnefici), Pierrot Li Mura e Franco Caruso (Soldati imperiali). Ciliegina sulla spettacolarità, la musica sacra eseguita dagli archi: Salvatore Randazzo, Clelia Lavenia, Dario Emanuele C. Militano e Mario Licciardello, e da 4 cantanti lirici: Rosario Cristaldi (Tenore), Martina Scuto (Soprano), Angelo Sapienza (Basso) e Haruna Nagai (Mezzo soprano). Bravi in scena i ballerini della Scuola Professionale Danza Azzurra diretta dal coreografo Alfio Barbagallo. Da ricordare infine la professionalità dei tecnici del Massimo Bellini e il fonico Alfio Cosentino. Un certo risalto alla sacra rappresentazione l’ha dato anche il riadattamento dei costumi per mano di Rosy Bellomia.