«Quelli che sognano ad occhi aperti, sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato », così scriveva il poeta e saggista statunitense Edgar Allan Poe in uno dei suoi noti aforismi.
La mostra – evento “The dream”, in concomitanza con la 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, on air a Venezia sino al 10.09.2022 allo Spazio San Vidal SV (Scoletta di San Zaccaria) – Campo San Zaccaria, Castello 4683, affronta temi di estrema attualità quali: la tematica ambientale ed esplora il ruolo dell’arte come esortazione alla presa di responsabilità verso l’emergenza climatica.
“THE DREAM” Mostra collettiva con la curatela di :Alexandra Mas, Diana Hohenthal, Peter Hopkins, è un progetto artistico che rientra nelle attività dei movimenti ARTIVISM e SHIM ECO e rappresenta la seconda fase di un percorso nato lo scorso mese di giugno presso la Fortezza Orsini di Sorano in Toscana, nell’ambito del Saturnia Film Festival grazie alla collaborazione con la Mas Tassini Studio di Parigi, che ne ha curato la sezione Art Short. ARTIVISM, attivismo artistico, si è sviluppato come un movimento aperto al dialogo che abbraccia diverse discipline, basato sul credo che l’arte possa fare la differenza, ispirare senso critico e coltivare la consapevolezza per un cambiamento sociale”. L’artista francese Alexandra Mas da tempo sostiene attivamente il movimento e quando nel 2019 ad Art Miami presentò la sua performance NO sull’inquinamento da plastica degli oceani ebbe l’occasione di confrontarsi con Peter Hopkins del network artistico SHIM Art. Assieme diedero vita a SHIM ECO, una piattaforma open source che collega artisti, creativi di diverse discipline, scienziati, filosofi, a livello mondiale, per condividere informazioni e opere incentrate sui cambiamenti climatici, l’ambiente e la giustizia sociale al fine di sensibilizzare e ispirare un cambiamento. Il primo evento di Shim Eco svoltosi a New York, ha raccolto un centinaio di artisti con cinque curatori ed è stato pubblicato nel 2021 su Artsy, la più grande piattaforma d’arte di e-commerce al mondo. Diana Hohental, della galleria Hohental und Bergen di Berlino, l’altra curatrice, ha dichiarato: «Sostenibilità, crisi climatica…sono termini ora molto diffusi, ma non descrivono nulla che non sapessimo già, e in gran parte trascuriamo. Solo l’arrivo di disastri sconvolgenti come la pandemia o la guerra in Europa riesce a metterci in allarme e ci mostra quanto siamo impreparati… Ma ora, grazie in parte all’entusiasmo ribelle dei giovani e degli artisti a mettere in imbarazzo l’ordine costituito, anche i politici mondiali, con alcuni notevoli eccezioni, valutano le minacce ambientali con lo stesso grado di serietà dei grandi temi sociali come la fame, la povertà, l’immigrazione».
THE DREAM nasce da numerose riflessioni sulla crisi climatica e da principi condivisi quali: la passione per l’arte e la ricerca dell’eccellenza, la consapevolezza della propria responsabilità verso il pianeta, la sfida per il risveglio delle coscienze, l’apertura al dialogo e la disponibilità ad apprendere cose nuove in ogni situazione. Questa mostra intende diffondere il messaggio di denuncia attraverso le arti visive ma non mediante lo shock, bensì attraverso un viaggio onirico, un sogno ad occhi aperti, per svegliare dal sonno dell’indifferenza e che possa suscitare riflessioni e reazioni concrete.
Molti gli artisti partecipanti provenienti da diversi Paesi:
Argentina – Australia – Austria – Canada – Danimarca- Repubblica Dominicana – Finlandia – Francia – Germania – Gran Bretagna -Italia – Israele – Olanda- Polonia – Romania – Russia – Spagna – Stati Uniti – Russia- Svezia – Svizzera e Ucraina , e per menzionarne solo alcuni: Roz DELACOUR -Francia, Winnie DENKER – Danimarca, Nana DIX – Germania, Grigori DOR – Russia, Bernard Garo – Svizzera, Peter Hopkins – Usa, Iris Hoppe – Germania, Anton LAIKO – Germania, Sebastien LAYRAL – Francia, Ola LEWIN – terrestre, Maria MARSHALL UK/Svizzera, Alexandra MAS Romania/Francia, Trevor Lloyd MORGAN – Australia, Sarah OLSON – USA, Haralampi G. OROSCHAKOFF – Austria, Dodi REIFENBERG – Germany, Stéfanie RENOMA – France,Catrin ROTHE – Germany, Wolf SON , Russia.
Tra gli ospiti d’onore in mostra: la fotografa Winnie Denker, che con la sua “Infinite Island” pone il visitatore dinnanzi alla distesa sterminata di un’isola sospesa e silente, in assenza di forma antropica ed estremamente armonica nella sua essenzialità; Peter Hopkins, con “Psychedelic Flag” e l’utilizzo dei mixed media ci ipnotizza in una fase del sonno che diventa senz’altro onirica; Sergio Boldrin pittore veneziano che dipinge con la clessidra per ricordarci che il tempo sta finendo; Sebastian Layral con la sua boccia che sembra di profumo, ma con all’interno il lobo del suo orecchio, impressiona con una riflessione sulla divinizzazione degli oggetti dell’uomo contemporaneo e l’incapacità di sentire, di ascoltare il grido di aiuto che ci giunge da ogni parte della Terra.
Da segnalare anche : “The secret Garden”, di Nana Dix, nipote del pittore Otto Dix, che ispirata alla poesia “Il corvo” di Edgar Allan Poe, riproduce scenari incalzanti in ambientazioni sfuocate e dove il focus si concentra su terra, acqua, animali selvatici e l’urlo finale di disperazione dell’essere umano, ed anche il film sperimentale in 16mm di Pierre Jerome Jehel girato e sviluppato in una grotta per ricreare un “un viaggio immaginario dei luoghi visitati dai fratelli Lumiere, con riprese subacquee e fotogrammi di immagini di paesaggi di mare, apparentemente calmi e silenti”.
Maria Marshall invece, fa un parallelismo fra la potenza di un carro armato e quella di una donna con un neonato in un bosco. Sorge quindi spontanea la domanda: “Quale arma la più forte, la vita o la morte?” ; Stefanie Renoma con “The banquet – An Opera” porta con un’ironia dissacrante i vizi dell’uomo moderno, messi in scena in un’ultima cena glam, dove allo scoccare del tempo si balla anche se è la fine del mondo. Roz Delacour presenta invece un’analisi lucida e razionale sui possibili scenari della fine del mondo, della inevitabile complicità umana, della sua drammatica dipendenza che l’uomo con superbia arroganza ha da sempre negato verso la natura, sovrapponendo immagini di atomo e pianeta Terra, cervello umano e morfologia terrestre. Questi sono solo alcuni spunti di una mostra attuale e da non perdere, che fa riflettere sui problemi climatici del nostro pianeta in chiave sia realistica, che ironica , che provocatoria e sul ruolo dell’arte in questo contesto.
di Daniela Paties Montagner
Nota informativa: La mostra è visitabile dal martedì alla domenica col seguente orario: 10.30 > 12.30 / 16.00 > 19.00