Roma. Regina Coeli. Laureando quarantenne del corso Dams di Lettere e Filosofia all’Università di Roma Tre- recluso nel carcere romano di Regina Coeli da cinque anni -è in procinto di discutere la sua tesi ma a poche ore dalla discussione gli viene negato il permesso dal magistrato di sorveglianza.
Dopo venti esami sostenuti con determinazione e impegno il detenuto aveva accuratamente scritto la sua tesi di laurea sull’esame di documenti e opere realizzati dalle vittime dei campi di sterminio nazista e della Shoah. L’evento aveva entusiasmato il detenuto e la sua famiglia- avendo avuto un riscontro positivo anche dalla direzione del carcere e dall’università- si attendeva ormai solo la discussione della tesi che avrebbe dovuto avere luogo durante un regolare permesso orario.
La magistratura di sorveglianza per ben sette giorni tiene in attesa tutti per la conferma del permesso ufficiale che sarà negato solo a poche ore dalla discussione. Fosse avvenuto con rispettoso e doveroso anticipo sarebbe stato meno frustante. E’ un episodio che lancia una riflessione oltre che sui diritti del detenuto anche su un’estenuante tempistica da parte del tribunale di sorveglianza che non consente di fare progetti di nessun tipo ma induce a vivere il proprio progetto- in questo caso di studi- in uno stato di precarietà spietato.
Ciò grava sullo stato psichico del detenuto che deve scontare ancora un intero anno della sua pena ostacolandone il recupero sociale e negando un riscatto culturale che- a parimerito con gli altri studenti- lo possa far sentire almeno nel contesto di studio ( ambito che la pena non dovrebbe intaccare) non penalizzato o discriminato.
Secondo il Garante del detenuto Marroni -che si era offerto di accompagnarlo in sede di laurea -questo è “uno schiaffo all’impegno di tante persone che sul recupero sociale dei detenuti investono molto. Per garantire il lieto fine non sono bastate le relazioni positive di chi con quest’uomo lavora quotidianamente, né i motivi di risocializzazione e di riscatto culturale”.
Davanti a questa brutale negazione il detenuto ha dichiarato di voler rinviare la sua seduta di laurea a quando sarà nuovamente un cittadino libero.
Silvia Buffo