Roma, 6 set. – Stop al numero chiuso a Medicina per garantire a tutti il diritto allo studio, ma no a strumentalizzazioni elettorali. In occasione dell’avvio dei test nazionali di ammissione alle facoltà di Medicina e Chirurgia, oggi gli studenti e le studentesse dell’Unione degli Universitari hanno manifestato davanti agli atenei italiani per chiedere l’eliminazione del numero chiuso. Davanti alla Sapienza di Roma, gli attivisti mostrano uno striscione in cui chiedono “un’università aperta”.
“Oggi abbiamo organizzato dei presidi in tutta Italia perché da anni come Unione degli Universitari ci battiamo per l’eliminazione del numero chiuso- spiega alla Dire Camilla Firedda, dell’Udu- siamo contrari però alle dichiarazioni strumentali degli ultimi giorni, secondo le quali il numero chiuso è a costo zero e si può fare dall’oggi al domani. Non è esattamente così- spiega l’attivista- a meno che non si voglia andare completamente a ledere la qualità della didattica. Serve un piano programmatico e strutturale di investimenti in tutto il territorio nazionale che permetta di aumentare aule, musei e laboratori in maniera tale che progressivamente si possa abbattere il numero chiuso con questi investimenti, e facendo in modo che gli studenti possano vivere una vita universitaria congrua rispetto al percorso che hanno scelto”.
Aprire le facoltà senza aumentare gli investimenti, per l’Udu non ha senso. “Altrimenti si rischia di avere quello che è successo a Ferrara, dove sono aumentati i posti, ma senza aule e docenti gli stipendi sono stati costretti a seguire le lezioni in Dad”, continua Firedda. Per l’Udu il tema dell’accesso al numero chiuso è stato “fortemente strumentalizzato”. Anche perché “abbiamo visto come le tematiche del diritto allo studio universitario siano state la grande assenza in questo Paese e nei programmi politici. Non c’è un piano reale sul diritto allo studio in Italia né sui corsi di medicina. Migliaia di studenti e studentesse non possono permettersi di frequentare atenei senza spazi o docenti”.
L’Unione degli Universitari sottolinea poi come il vero problema per il servizio sanitario sia legato al numero di specializzandi. “Mancano le borse di specializzazione. È un tema molto più ampio di come si sta trattando oggi. Noi crediamo sia stato utilizzato perché un tema utile da usare. Speriamo che ci sia un cambiamento e che la politica capisca che investire sull’università vuol dire investire sul futuro del Paese”, conclude Firedda.
Davanti all’ingresso della prima università di Roma, anche gli avvocati di Consulcesi, pronti a raccogliere le osservazioni dei candidati e a vigilare sulla presenza di eventuali irregolarità.
“Da anni siamo al fianco degli aspiranti medici per favorire un test quanto più corretto sia nello svolgimento che nell’esito della prova- commenta alla Dire l’avvocato Martina Tomasellu, consulente legale Consulcesi- Al di là del numero chiuso vogliamo un test più giusto, e un aumento dei posti messi a bando per gli aspiranti medici”.
Contro il numero chiuso anche gli studenti della Rete della Conoscenza, protagonisti ieri notte di un’altra azione di protesta sempre davanti all’ingresso della Sapienza, a piazzale Aldo Moro. “Le condizioni in cui versano i luoghi di formazione nel nostro paese sono imbarazzanti- affermano in una nota gli studenti- il diritto allo studio non è garantito, il tasso di abbandono scolastico è uno dei più alti in Europa, mentre il numero dei laureati tra i più bassi.”
“Il 25 settembre qualsiasi Parlamento andrà a formarsi non rappresenterà gli interessi dei giovani- dichiara Manuel Masucci coordinatore della Rete della Conoscenza- L’emergenza climatica, la precarietà lavorativa ed esistenziale, l’aumento dei problemi legati al benessere psicologico: nessun partito ne sta parlando nei propri programmi e nessuno ha interessi ad affrontarlo”.
Francesca Romana Cristicini