AGI – Dall’elezione diretta del Capo dello Stato al divieto del secondo mandato, passando per l’introduzione del Cancellierato, l’abrogazione dei senatori a vita fino al vincolo di mandato. Sono numerose le proposte presentate alla Camera e al Senato nel corso della diciottesima legislatura che mirano a modificare la Costituzione.
Tra queste anche l’ormai tramontato ‘pacchetto’ elaborato dagli ex giallorossi durante il governo Conte II (tra le riforme proposte la modifica della base elettiva del Senato da regionale a circoscrizionale). Legge elettorale a parte, nel corso degli ultimi anni sono diversi i parlamentari che si sono cimentati con il tema delle riforme.
È riuscita ad approdare in Aula alla Camera la riforma costituzionale targata FdI sul presidenzialismo alla francese, ma è stata subito bloccata lo scorso maggio dai voti contrari di M5s, Azione, Pd e altre forze del centrosinistra, mentre Italia viva si è astenuta.
Uniche due riforme costituzionali ad essere riuscite a vedere la luce nella legislatura appena conclusa sono quella a firma M5s che ha ridotto da 945 a 600 i parlamentari e la riforma che abbassato da 25 a 18 gli anni necessari per eleggere il Senato.
Alla Camera negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte di legge di revisione costituzionale. Tra le ultime in ordine di tempo figura quella a prima firma FdI (presentata il 2 febbraio del 2022) in materia di non rieleggibilità del Presidente della Repubblica e di esercizio del potere di scioglimento delle Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato.
Cosa prevede il presidenzialismo alla francese
Reca la data dello scorso febbraio anche il testo a prima firma Francesco Forciniti di Alternativa, sempre in materia di non rieleggibilità del Presidente della Repubblica. Ma la proposta più ‘discussà è quella a prima firma Giorgia Meloni sul presidenzialismo alla francese.
Cavallo di battaglia di FdI, inserito tra i punti del programma elettorale, prevede una serie di modifiche alla parte II della Costituzione introducendo l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e ridefinendo il ruolo del Capo dello Stato, cui viene attribuita la direzione della politica generale del Governo, di cui è responsabile.
La proposta di legge introduce inoltre l’istituto della sfiducia costruttiva, prevedendo che la mozione di sfiducia debba indicare la persona alla quale il Presidente della Repubblica deve conferire l’incarico di Primo ministro. Il testo, dunque, aggiunge alcune nuove funzioni al Presidente della Repubblica, tra cui garantire l’indipendenza della Nazione e vigilare sul rispetto della Costituzione, assicurare il rispetto dei Trattati e degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia a organizzazioni internazionali e sovranazionali; rappresentare l’Italia in sede internazionale ed europea.
Il testo, inoltre, porta da 50 a 40 anni l’età minima per poter essere eletto al Colle. Il mandato presidenziale è ridotto da 7 a 5 anni, la stessa durata della legislatura, e viene espressamente prevista la possibilità di rielezione per una sola volta. è previsto un sistema di elezione a doppio turno.
Nel testo di FdI il ruolo del Presidente della Repubblica viene in parte modificato e distinto in più disposizioni. Si stabilisce che il Capo dello Stato presiede il Consiglio supremo per la politica estera e la difesa e ha il comando delle Forze armate. Il Consiglio supremo di difesa, dunque, viene sostituito da un nuovo organo con funzioni anche nel campo della politica estera. Viene mantenuto in capo al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere entrambe le Camere o anche una sola di esse.
Ma, rispetto alla norma vigente, il Presidente della Repubblica deve prima acquisire il parere non solo dei presidenti delle Camere, ma anche del Primo ministro, figura che sostituisce il Presidente del Consiglio. Quanto al cosiddetto “semestre bianco”, si prevede che se la scadenza delle Camere cade nell’ultimo semestre del mandato presidenziale, non si procede allo scioglimento e la loro durata è prorogata.
Si procede dunque prima all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, mentre le elezioni delle nuove Camere si svolgono entro due mesi. Inoltre, il Presidente non può sciogliere le Camere nel primo anno della legislatura. Viene ridefinito il ruolo del Presidente della Repubblica nell’ambito del Governo, attribuendogli in particolare la funzione di presidenza del Consiglio dei ministri, di direzione della politica generale del Governo e di revoca dei ministri.
La riforma targata FdI prvede la possibilità per il Presidente della Repubblica, su proposta del Primo ministro, di revocare i ministri. Il Governo non si presenta piu’ alle Camere per ottenerne la fiducia. La presentazione alle Camere per ottenere la fiducia viene infatti riferita solo al “Governo formato dopo l’approvazione della mozione di sfiducia”. Si introduce quindi nella Carta costituzionale la disciplina della “sfiducia costruttiva”.
Con le modifiche disposte si affida inoltre al Presidente della Repubblica – anzichè al Presidente del Consiglio dei ministri – la direzione della politica generale del Governo, il quale ne è responsabile. Risale invece al settembre del 2021 il testo a prima firma della deputata di Forza Italia Marta Fascina (che è anche la fidanzata di Silvio Berlusconi) che mira a modificare l’articolo 67 della Costituzione introducendo il vincolo di mandato parlamentare.
Sempre alla Camera il Pd (il testo è a prima firma Stefano Ceccanti) ha presentato lo scorso luglio una proposta di riforma dell’articolo 74 della Costituzione, concentrandosi sul potere di rinvio delle leggi alle Camere da parte del Presidente della Repubblica. Un altro testo, a firma Lega (il primo proponente è Giancarlo Giorgetti), presentato nel gennaio del 2020 mira ad inserire nella Costituzione il principio che la legge elettorale deve essere approvata a maggioranza assoluta in entrambe le Camere e con votazione palese.
Particolarmente ‘prolifici’ i senatori, che negli ultimi due anni hanno prodotto una lunga serie di testi di riforma costituzionale. Tra gli ultimi testi presentati – ma il cui iter non è mai iniziato – quello a firma Pd (Zanda, Parrini e Bressa) per introdurre nella Carta il divieto del secondo mandato per il presidente della Repubblica.
Il ddl mira a modificare gli articoli 85 e 88 della Costituzione in materia di non rieleggibilità del Presidente della Repubblica e di esercizio del potere di scioglimento delle Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato. Viene eliminato il cosiddetto ‘semestre bianco’.
Anche la Lega si è cimentata con il presidenzialismo: è a prima firma Roberto Calderoli il ddl costituzionale presentato ad ottobre 2019 sull’elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Repubblica e abolizione dell’istituto dei senatori a vita.
C’è poi il testo a prima firma Gaetano Quagliariello del marzo 2021 che propone l’introduzione del sistema del Cancellierato mediante gli istituti della fiducia a Camere riunite e della sfiducia costruttiva e la revisione della disciplina per la nomina e la revoca dei ministri.