Carlo Sini, uno dei filosofi più importanti del nostro tempo, è il protagonista del film a lui dedicato “Carlo Sini” diretto da Clemente Tafuri e David Beronio, presentato allo Spazio Incontri Venice Production Bridge in occasione della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica durante la prima edizione del Premio collaterale “Cinema&Arts”, ideato da Alessio Nardin e realizzato con la collaborazione di Kalambur Teatro e Ateatro. Il film, fuori concorso, è l’unico ad essere proiettato integralmente ed è stato scelto quale emblema dell’espressione meta-artistica del linguaggio cinematografico, su cui si innestano le altre arti. “Carlo Sini” fa parte del progetto “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro”, che propone un ciclo di film-documentari dedicati ad alcuni protagonisti dell’arte e della cultura. Quello su Sini è il terzo titolo realizzato dopo quelli su Massimiliano Civica e Paola Bianchi.
I film del progetto sono prodotti da Teatro Akropolis e AkropolisLibri. La compagnia fonda a Genova Teatro Akropolis, un luogo concepito per accogliere e promuovere la ricerca nell’ambito delle arti performative. Fra i principali progetti e attività vi sono “Testimonianze ricerca azioni”, festival internazionale e multidisciplinare giunto nel 2022 alla tredicesima edizione, che ospita ogni anno artisti e studiosi in un ciclo di spettacoli, laboratori, seminari, convegni e pubblicazioni; “AkropolisLibri”, il progetto editoriale di Teatro Akropolis, che pubblica all’interno di specifiche collane volumi dedicati agli artisti e agli studiosi ospitati al festival, libri legati a convegni e seminari e pubblicazioni sulla ricerca teatrale e filosofica. Dopo la visione in anteprima del film abbiamo fatto alcune domande ai registi:
Cosa significa per voi essere qui a Venezia ?
David: “Il fatto di poter proporre e offrire la visione del film in un contesto cosi importante è veramente il segno che si sta aprendo una situazione di interesse nei confronti della ricerca in un percorso artistico che non proviene necessariamente dal cinema ma che al cinema approda.”
Clemente: “E’ una grande occasione con la possibilità di poter aprire un dialogo tra le arti. Tra l’altro il tema per cui siamo stati chiamati riguarda proprio questa sezione del festival, un dialogo tra le arti e quindi noi ci ritroviamo in questa riflessione in maniera molto sentita e potrebbe essere effettivamente un segnale. Un segnale di come le arti tra di loro hanno bisogno di dialogare ad un certo livello senza escludersi, evitando di fare i rispettivi documentari su ognuno di loro, ma cercando di intersecare dei linguaggi per arrivare ad un pò più in profondità.”
Carlo Sini fa parte di un progetto che propone un ciclo di film-documentari dedicati ad alcuni protagonisti dell’arte e della cultura. Perchè avete scelto il filosofo Carlo Sini e come nasce l’idea di raccontarlo ?
David: “La scelta di Carlo Sini è detatta da diversi motivi, anzitutto noi conosciamo e frequentiamo Carlo Sini, i suoi laboratori di filosofia a Milano. Siamo stati invitati da lui e quindi abbiamo già un dialogo aperto e poi il motivo più legato al significato del film quando individua una matrice comune, un fondamento più antico delle specializzazioni che poi hanno portato la filosofia alla scienza per la conoscenza umana. E questo fondamento è proprio l’arte e in particolare il teatro. Quindi l’idea del teatro come una matrice conoscitiva che non sia necessariamente distinta dalle altre discipline ma che sia fatta di madre comune dei vari itinerari del sapere, diventa qualcosa di estremamente stimolante e che vale la pena di raccontare.”
Clemente:” Confrontarsi con il pensiero di Sini significa confrontarsi con la cultura occidentale, insomma una nuova idea di interpretazione del nostro presente e da un punto di vista artistico è essenziale perchè Sini lo racconta magistralmente in questo film mettendo in crisi in una maniera irrevocabile la nostra cultura e il nostra tempo. Quindi come artisti credo sia necessario fare i conti con la complessità che Carlo rilancia nei suoi libri e nel suo magistero e anche in questo film.”
I film del progetto sono prodotti da Teatro Akropolis di Genova. Potete parlarci di più sull’obiettivo del progetto e della compagnia Teatrale ?
David: “Diciamo che il Teatro Akropolis è una realtà molto articolata che io e clemente abbiamo ideato e fondato e che si sviluppa in diverse attività. C’è una sala che è il teatro Akropolis a Genova, ci sono le nostre produzioni teatrali, e poi c’è anche un’attività editoriale Akropolis libri che costituisce un pò la nostra proposta e la nostra soluzione per creare gli spazi dove sia possibile avere un confronto di riflessione sia con gli artisti, sia con i critici e gli studiosi. Escono dei volumi ciclicamente dedicati agli itinerari di coloro che partecipano al nostro festival ma anche dei volumi monografici. Il cinema è un altro linguaggio molto coerente a queste molteplicità di prospettive che noi affrontiamo e questo è il momento di affrontare in maniera più decisa.”
Clemente: “Un progetto che affronta più aspetti del sapere e dell’arte, dall’editoria alla saggistica, dalla danza contemporanea al teatro e ovviamente il cinema che in questi ultimi anni abbiamo affrontato con uno sforzo produttivo maggiore che quindi va a comporre questo mosaico complesso che è il Teatrio Akropolis, dove le arti in qualche modo vengono rappresentate attraverso le varie attività che come curatori portiamo avanti. Tra queste la principale il Festival Testimonianze ricerca azioni che viene organizzato a novembre e appunto opta diverse forme d’arte e adesso anche il cinema in maniera più sostanzioso e rilevante.”
Il film inizia con Carlo Sini che parla sulla natura del filosofo. Perchè avete scelto di iniziare con questa scena ?
David: “La figura del filosofo è il punto d’inizio perchè immediatamente si capisce perchè lui lo dice in maniera molto limpida che questa definizione non è possibile focalizzare ma è una sorta di processo in divenire legato alla vita agli eventi che la vita riguarda. Il film stesso diventa un po’ un’immagine di questo percorso che non è fatto per cristallizzare o fissare delle verità, ma lasciando scorrere in qualche modo si può trapelare delle possibili verità.”
Clemente: “Nella prima parte del film Carlo ci fa capire quando la figura del filosofo sia una figura problematica per un mondo che purtroppo oggi è sempre meno in ascolto. Carlo dice che il senso comune sfugge la complessità del filosofo, in qualche modo mette in discussione tutto ciò che anima e attraversa il nostro presente. E questo è un presupposto fondamentale che riguarda la nostra epoca, che sarebbe il grande tema del film: il rapporto tra la filosofia reale e il teatro. Quindi questa figura critica problematica che è il filoso ci accompagna a riflettere sull’origine della nostra cultura e su come può essere possibile ancora oggi dopo duemilacinquecento anni di teatro continuare a parlare di teatro.”
Quale scena o parte del film preferite ?
David: “Sicuramente da un punto di vista della potenza espressiva di Carlo Sini è il momento quando parla del foglio mondo, una delle parti più originali dove lui si anima e riesce a trasmettere un’idea complessa con un linguaggio semplice e con delle immagini prodotte dalla sua fisicità.”
Clemente: “Il film è un distillato di un grande affresco che Carlo ci ha regalo durante le riprese del film. Quindi mi sentirei di fare un torto a Carlo in qulache modo a strappare una scena. La parte quando ci spiega chi è un filosofo mi ha commosso. Una grande lezione non solo per chi vuole avvicinarsi alla filosofia o al pensiero dei grandi filosofi, ma è anche un avvertimento ad ognuno di noi, nel momento in cui ci relazioniamo ad un cammino di conoscenza o della vita.”
Come è stato lavorare con Carlo Sini nella realizzazione del film e cosa vi ha colpito di più?
David: “E’ stata una situazione quelle delle riprese e del film molto difficile, in particolare perchè le riprese sono state realizzate in pieno Covid e quindi era necessario anche per la fragilità di Carlo e per la sua età preservare al massimo la sua salute. Quindi, non è stato facile riuscire a coniugare tutte le esigenze che ci sono per la realizzazione di un set cinematografico, portando in casa di Carlo lo staff e la troupe che dovevano cercare di essere meno invasivi possibile. Ma lui con la sua umaintà e per l’entusiasmo con cui ci ha accolti è stato straordinario.”
Clemente: “Lavorare con Carlo o comunque seguirlo nel suo cammino e percorso di studi rinnova sempre questa necessità di fondo di come la cultura possa essere un’esperienza innanzitutto umana di relazioni tra persone che si trovano a discutere intorno a dei temi. Questo è l’insegnamento di Carlo: la cultura non è qualcosa come un libretto accademico, ma la cultura, la filosofia e l’arte possono vivere e crescere laddove c’è l’incontro tra persone libere che non hanno preconcetti, che riescono a creare una vera comunità filosofica.”
Perchè avete scelto le musiche di Schumanm e Grieg ?
David: “Le scelte delle musiche sono nate durante le riprese perchè si stava un clima di un certo tipo che è il clima che abbiamo cercato di raccontarlo nel film e Carlo che è laureato al conservatorio, eseguiva per noi delle pause con della musica. Quindi insieme abbiamo individuato la musica più adatto. La scelta è stata molto condivisa con Carlo, nata dal nostro dialogo.”
Clemente: “Carlo durante le pause mentre giravamo il film si è messo al pianoforte e suonava queste musiche meravigliose. Così gli abbiamo chiesto ma perchè non utilizziamo questo tuo talento per comporre il tuo ritratto. E su questo si è molto divertito.”
Ci sono nuovoi progetti in cantiere e se potete anticiparci qualcosa ?
David: “Il film su Carlo Sini fa parte di un ciclo di film che si chiama “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro”, si propone di raccontare degli incontri con figure che in qualche modo hanno individuato dei punti critici di ciò che accade sulla scena e quindi su tematiche che sono riconducibili all’arte più in generale. Il prossimo film che sarà presentato al Festival Testimonianze ricerca azioni di Genova, sarà realizzato al light designer di Gianni Staropoli. Un film che avrà come protagonista un’artista ma al tempo stesso avrà come protagonista la luce stessa, quindi il nostro cammino sarà proprio quello di intrecciare questi due piani di racconto.”
Clemente: “Questo film verrà presentato a Testimonianza ricerca azioni, un festival che organizziamo ogni anno. Quindi a novembre ci sarà la premiere del film il quale per l’occasione del festival debutta anche un nostro lavoro di scena. Un novembre molto intenso per Akropolis.”
di Marcello Strano