Federica Marin, attraverso i suoi studi artistici, ha sviluppato una pluralità di esperienze in diversi ambiti passando dall’architettura, al design, alla moda, alla grafica, alla fotografia. Quest’ultima, in particolare, ha assunto in lei un respiro particolare con cui ha creato un dialogo permanente tra il suo sentire interiore e la realtà visibile. Nella sua produzione sia artistica sia architettonica le discipline si fondono, dando ampio spazio alla poetica, alla continua ricerca e messa in opera delle sue percezioni che superano la dimensione individuale per pendere a sentimenti “cosmici”.
Molti storici, critici e giornalisti hanno scritto della sua arte, in particolare, il critico d’arte, Vittorio Sgarbi, della Marin dice «E’ il viraggio, l’alterazione delle cromie originali per ottenere delle altre di particolare effetto espressivo, che una volta veniva perseguito attraverso appositi bagni chimici, oggi mediante lo strumento digitale, il procedimento tecnico e mentale alla base dell’elaborazione fotografica di Federica Marin, alla ricerca di sensazioni sempre nuove in stretto rapporto con la natura che diventa suggestivamente straniante quanto più viene emancipato dai binari più codificati della percezione»
Abbiamo incontrato l’artista che ci parla della sua arte, facendoci scoprire un lato di sé e del suo lavoro, andando in profondità nella conoscenza di alcune sue opere.
Architetto, ricercatrice universitaria, fotografa, com’è stato il primo incontro con l’arte? L’arte fa parte della mia vita da sempre… Sono cresciuta in un ambiente familiare ricco di cultura, di bellezza e di stimoli. Fin da piccola ho manifestato grande interesse per l’arte in tutte le sue forme e, pur abbracciando e approfondendo nel tempo diverse tecniche come il disegno a mano libera, il disegno geometrico, la pittura ad olio, l’acquerello, la stampa, le incisioni, e altro, ho valorizzato l’arte fotografica a partire dai dodici tredici anni. Anche il percorso di studi scelto è stato conseguente, prima gli studi artistici alle superiori, poi la laurea in Architettura al Politecnico di Milano ed il successivo Phd in Ingegneria civile ed ambientale, mi hanno permesso di sviluppare sempre di più la ricerca artistica e potenziare la contaminazione tra le pluralità di esperienze – arte, architettura, design, fotografia, grafica, ingegneria – nelle quali mi sono formata a livello professionale.
Quanto hanno influito su di lei i vari maestri con cui ha avuto il piacere di studiare? Diverse sono state le influenze stilistiche nel lungo percorso formativo a partire dai grandi Maestri della scuola locale, Italo Zannier, Franco Fontana, Tina Modotti. Successivamente, durante i numerosi viaggi all’estero ed i corsi di specializzazione accademica in fotografia al Politecnico di Milano con docenti di settore come Piero Pozzi, Roberta Valtorta e Paolo Rosselli, ho potuto approfondire gli studi sulla percezione visiva e sulla composizione fotografica attraverso la scuola italiana, Luigi Ghirri, Giovanni Chiaromonte, Mimmo Jodice e Fabrizio Ferri; la scuola americana con Ansel Adams, la FSA , Dorothea Lance, Walken Evans, Minor White e l’innovazione compositiva e comunicativa di alcuni protagonisti della modernità come Robert Frank e Marina Ballo Charmet.
I soggetti delle sue fotografie sono pensati oppure nascono per caso? Nulla “nasce” per caso…ma è il risultato di un processo continuo di ricerca mentale, cognitiva e visiva che trova le sue radici in quei principi in cui l’armonia del bello esalta l’umanità e l’equilibrio universale. Le opere riflettono il mio “respiro” interiore, l’invisibile che è in noi, la mia voce profonda. Diversi sono i soggetti approfonditi negli anni: nella “Natura” cerco di far emergere l’energia della materia, analizzando il micro-macrocosmo della nostra Madre Terra; nelle “Architetture” elaboro graficamente le linee compositive-costruttive di forza del soggetto in rapporto al contesto nel quale si colloca, nel rispetto del suo continuo dialogo con il tessuto urbano; nei “Ritratti astratti” affronto, attraverso metafore, i temi legati al contesto sociale e culturale della quotidianità. I differenti temi affrontati, dal paesaggio, alla natura, dalla città all’architettura, all’uomo, rappresentano dei passaggi emotivi di ricerca del significato dell’immagine ripresa, della sua trasfigurazione e dei processi e dei sentimenti richiamati. I soggetti in tal modo prendono nuova vita e attraversano il tempo.
Fra tutte le sue opere, qual è quella con cui ha più affinità e che in qualche modo la continua a far emozionare? Tutte le mie opere nascono da forti emozioni…In particolare, le opere “Luce” e “Identità contemporanee” hanno segnato un passaggio importante nella mia ricerca progettuale in ambito artistico. Sono entrambe caratterizzate da prospettive ardite, contrasti cromatici spinti, suggestioni pittoriche che sembrano fondersi insieme per ricreare l’incanto del momento, il cosmo e l’infinito, superando le barriere spazio-temporali e pragmatiche della materia rappresentata. Queste opere hanno segnato l’inizio di un nuovo percorso, un nuovo pentagramma per una nuova comunicazione.
Parlando a livello tecnico, cosa usa per arrivare a creare i capolavori che ormai tutti conosciamo? La mia formazione tecnica è un continuo dialogo tra la tradizione, la fotografia analogica in b/n, la camera oscura e le prove di stampa, e l’innovazione del digitale con tutte le sue possibili rielaborazioni e trasformazioni grafiche. La conoscenza dei linguaggi del passato e della contemporaneità, insieme ad un’ampia e diversificata formazione artistica, nel tempo, mi hanno permesso di elaborare un linguaggio nuovo, superando gli schemi statici tipici della fotografia tradizionale, che unisce le arti.
Lei ha esposto in tutto il mondo ed è una donna che ha avuto molto successo nel suo lavoro. Com’è riuscita ad arrivare fin qui, quali sono le caratteristiche che una persona deve avere per raggiungere gli obiettivi che ha raggiunto lei? Nella vita ho sempre affrontato le varie situazioni con tanta curiosità, positività e molta passione… questi sono gli “ingredienti” che mi hanno sempre accompagnato nella crescita interiore e professionale, insieme alla continua volontà di apprendere, alla capacità di osservare l’intorno a noi e alla magia dei sogni…non bisogna mai smettere di sognare!
Per concludere, quali sono i suoi progetti futuri? I progetti futuri sono proseguire la ricerca e cercare di trasmettere il mio linguaggio ad un pubblico sempre più ampio e sensibile all’arte contemporanea. L’Arte può “parlare” al mondo di valori universali senza alzare la voce…
Agostino Fraccascia