Il congresso del PD e il dibattito che deve avviarlo come grande occasione per rilanciare un progetto esistenziale delle persone in coerenza al mondo e al paese in cui vivono. Potrebbe tradursi in quintessenza il concetto chiave sul quale Goffredo Bettini risponde alle domande di Lucia Annunziata nel suo spazio di Rai Tre alle 15,30 di domenica 6 novembre.
Il punto di partenza di Goffredo Bettini è in contrapposizione a quella ispirata da Massimo D’Alema che vede nell’alleanza con il Movimento Cinque Stelle l’unico campo di lavoro possibile. Secondo Goffredo Bettini “la sinistra deve fare la sinistra”. Questo significa riprendere la missione di capovolgere i rapporti di forza tra chi sta sopra e chi sta sotto. E nella sua rapida ricostruzione riparte dalla genealogia di questo concetto: Spartaco!
IL lider maximo avrà sicuramente da obiettare che come modello non è davvero vincente. Bettini risponde a distanza che per ricostruire un concetto di progressismo che sia carico delle contraddizioni attuali su debba ripartire dal PD. “Il PD deve scegliere tra visione apologetica dell’esistente di questo modello, e invece quella critica in cui il capitalismo va riformato nelle fondamenta”.
Non si sa se scherza o se effettivamente sia caduta la linea quando non recepisce la domanda su chi schierarsi nell’attuale dialettica del PD. Recuperata la linea l’eminenza grigia del PD si pronuncia sulla ricostruzione delle identità che vanno dal cattolicesimo democratico al riformismo più rigoroso e lanciato verso i movimenti di protesta nel mondo. Ma quando deve fare i nomi cade l’altare. Si va da Andrea Orlando a Giuseppe Provenzano, fino a Dario Franceschini.
Sulla classe dirigente tende a chiarire di non aspirare ad alcuna carica. Va fiero della sua storia antica che va dal Partito Comunista a cui si iscrisse giovanissimo all’insaputa dei genitori … “Sono contro al nuovismo senza idee”. “Non ci sono idee nuove”. “Non ci sono intellettuali”. “Le categorie povere a cui ci ha abituato il giornalismo di oggi”. E il riferimento che sa di nostalgia va a quando il dibattito era permeato da personalità tipo Pier Paolo Pasolini.
Bettini rifiuta anche l’idea di rieditare Draghi. IL suo doveva essere un ingresso a progetto. Era stato deciso da prima che il suo impegno alla guida del governo doveva essere a tempo determinato. E di nuovo ben altri e diversi sono gli orizzonti a cui guardare per rifondare le categorie del progressismo applicato alle cose da fare nell’attività della cosa pubblica.