Dal 1976, ogni anno al Cairo nel mese di novembre, viene organizzato il “Cairo International Film Festival” (CIFF), ed è il primo festival del cinema internazionale organizzato in un paese arabo. Questo Festival è uno dei quindici festival riconosciuti come di categoria “A”, accreditato dalla “Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici”.
La presenza del cinema europeo in questa edizione è alquanto significativa e l’Italia stessa non è da meno. Il 17 novembre sarà tra gli ospiti della kermesse anche il compositore Marco Werba, al secolo Marc Adam Werblowsky, poiché autore della colonna sonora del film in concorso “L’Ile du Pardon” (titolo italiano “L’isola del Perdono”), diretto dal regista Ridha Behi (Tunisia/Libano/USA), che vede tra gli interpreti Claudia Cardinale, Paola Lavini e Katia Greco. La parte musicale firmata da Marco Werba è stata registrata a Londra, con la straordinaria performance della “English Session Orchestra”. La canzone del film è cantata da Ellen Williams, che ha anche scritto il testo in inglese. Con le musiche di questo film, il compositore, ha già vinto il premio “Colosseo d’Oro”.
Incontriamo il maestro Marco Werba, che ci racconta del film in concorso e di questa esperienza in un concorso internazionale in stile arabo.
Marco Werba, autore della colonna sonora de “L’Ile du Pardon”, cosa si prova ad aver già vinto il premio “Colosseo d’Oro” ed ora partecipare ad un Festival così prestigioso con un film di cui firmi le musiche? Vincere un premio è sempre emozionante. Per la mia prima colonna sonora (“Zoo” di Cristina Comencini) vinsi il Premio “Colonna Sonora” dell’Ente dello Spettacolo, per “Giallo” di Dario Argento tre premi e poi per “Native” di John Real vinsi il “Globo d’Oro della Stampa Estera in Italia”. Per “L’Ile du Pardon” ho invece vinto il “Colosseo d’Oro” (alcuni anni fa avevo già vinto il Colosseo d’Oro alla carriera). Il presidente artistico del premio e produttore Gennaro Ruggiero è rimasto molto colpito dalla musica e dalla canzone e mi ha segnalato alla giuria. (La stessa cosa successe ai tempi del premio “Colonna Sonora”, il critico Ermanno Comuzio, autore del libro “Colonna Sonora” e collaboratore del giornale di Bergamo e del Cineforum, mi segnalò alla giuria perché era rimasto molto colpito dalle musiche del film).
La partecipazione ad un festival prestigioso è fondamentale per il futuro di un film. Può favorire la distribuzione e le vendite all’estero, soprattutto se il film viene premiato in una delle categorie previste. Il filo conduttore di questo film è portare alla luce la questione della convivenza fra comunità differenti nella Tunisia degli anni ’50. Un tema che fondamentalmente ancora oggi un po’ ci tocca, in ambito musicale è stato difficile affrontare questo argomento? Bella domanda. Il confronto tra oriente ed occidente è ancora un argomento delicato. Pensiamo ad alcuni paesi mussulmani che non tollerano un matrimonio misto, a meno che il partner occidentale non diventi mussulmano o alle famiglie che uccidono le figlie perché hanno deciso di vivere all’occidentale, rinnegando un matrimonio combinato. Non parliamo poi dei fondamentalisti islamici pronti ad uccidere gli “infedeli” solo perché appartengono ad un’altra religione. Bisognerebbe cercare di progredire e abbandonare certe mentalità e usanze “tribali”. L’oriente ha una cultura affascinante ed è un peccato che ci siano atteggiamenti di intolleranza nei confronti degli altri. Detto questo mi sento affascinato dalla musica mediorientale che usa scale musicali diverse. Per questo film “L’ile du Pardon” avrei volentieri fatto una ricerca approfondita sulla musica araba, tunisina, del Marocco, dell’Egitto, ma il regista Ridha Behi non voleva che usassi dei “cliché”. C’è solo un brano in cui sono riuscito a dare un tocco mediorientale alla musica, mi riferisco alla musica per la scena della sepoltura.
Per registrare la colonna sonora è dovuto volare a Londra, come si è trovato nella capitale britannica? Il modo di lavorare in campo musicale è molto diverso dall’Italia? Direi di si, erano 34 anni che sognavo di andare a Londra. La qualità dei musicisti inglesi è notevolmente superiore a quella dei musicisti italiani e di quelli dei Paesi dell’Est. Ho avuto quasi sempre esperienze negative con i turnisti. Li a Londra ho quasi raggiunto la perfezione, nonostante abbia avuto a disposizione solo un turno di tre ore. Il problema è sempre relativo al budget. Per i film italiani e per i film indipendenti stranieri i budget per le musiche sono ridicoli. Non vedo l’ora di avere un film con un budget dignitoso e di tornare a Londra con un’orchestra più grande. Comunque, ultimamente ho inciso le musiche a Roma per il film “Goffredo” di Angelo Antonucci, dedicato all’eroe italiano Goffredo Mameli e l’orchestra di Roma che ha eseguito la colonna sonora se l’è cavata bene. Li ho avuto il piacere di avere una grande pianista classica, Cristiana Pegoraro, che ha eseguito gli assoli di pianoforte. Per L’Ile du Pardon”, invece ho avuto l’onore di lavorare con la celebre cantante Ellen Williams.
Negli stessi studios dove avete registrato la colonna sonora del film, furono incise anche quelle di film famosi come “Il Re Leone” di Hans Zimmer ed Elton John (che valse l’Oscar come miglior score e canzone originale), molte delle partiture di 007, dei musical “Les Misérables”, “Moulin Rouge”, “Orgoglio e Pregiudizio” e della serie “Downton Abbey” di John Lunn. Che effetto fa ritrovarsi e lavorare in luoghi che sono stati create musiche di successo? Fa un certo effetto. In realtà io avrei voluto incidere agli “Air studios” o nella sala uno degli “Abbey Road” ma in budget non ce lo consentiva. Gli “Angel studios” sono comunque molto professionali e ci siamo trovati bene.
Come nasce una colonna sonora, da cosa si parte? Quando il film non è stato ancora girato si parte dalla lettura della sceneggiatura. In questa fase si possono scrivere dei temi musicali ma sarà solo dopo che ci sarà un primo montaggio del film che ci sarà la conferma che quei temi musicali funzionano con il film. Ad esempio, il tema di “Goffredo giovane” del film su Goffredo Mameli l’avevo scritto prima che iniziassero le riprese del film. Durante il montaggio ho visto che funzionava in due scene. Poi ho scritto gli altri temi. Diciamo che si va per tentativi.
Concludendo, la colonna sonora de “L’Ile du Pardon”, ha già dato molte soddisfazioni, in programma ha già in “cantiere” qualche altro progetto? Si, il thriller fantascientifico inglese “Dimension Slip”, di Barbara Toschi e il film indonesiano/inglese molto violento dal titolo “Dig Me No Grave”, di Ranjeet Marwa. Per questo film ho già scritto una canzone “country western” interpretata da Lanfranco Carnacina, incisa a Londra lo stesso giorno in cui ho inciso le musiche del film tunisino.
Eleonora Francescucci